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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Presidio e corteo sul luogo della strage: "Un supermercato costruito sul sangue dei morti non lo vogliamo" / LE IMMAGINI

Presidio al cantiere Esselunga della strage e corteo nel quartiere: "Quel supermercato non si deve fare, vogliamo un parco e servizi pubblici"

C'è dolore, ma soprattutto rabbia, di fronte ai cancelli del mastodontico cantiere di via Mariti, dove venerdì mattina sono morti, nel peggiore dei modi, cinque lavoratori. "Uccisi", sottolineano i partecipanti al presidio di ieri sera, lanciato e diffuso sulle chat dei telefonini e sui social network, partito a quanto pare dal gruppo di 'Corsica 81' e al quale si sono uniti ambienti dei centri sociali ma anche tantissimi residenti del quartiere.

Le vittime ufficiali, in realtà, secondo la burocrazia che tiene il conto, al momento sono 'solo' quattro. Il quinto operaio rimasto sotto tonnellate di cemento e calcestruzzo, il marocchino Bouzekri Rachimi, 56 anni, risulta ancora 'disperso', mentre soccorrittori e vigili del fuoco lavorano senza sosta alla ricerca del corpo, con cani, droni e tutti mezzi possibili. Tutti sanno, inutile dirlo, che la speranza di trovarlo vivo non esiste.

No a scaffali che grondano sangue

"Un supermercato costruito su cinque morti non lo vogliamo. Non vogliamo fare la spesa su scaffali che grondano il sangue", dice uno dei tanti manifestanti che si sono alternati al megafono. L'area è presidiata in massa anche dalle forze dell'ordine.

Chissà se Marina Caprotti, presidente del gruppo Esselunga, non decida in futuro di fermare la costruzione di questo ennesimo maxi supermercato, in un quartiere che probabilmente di tutto aveva bisogno tranne che di un altro centro commerciale. È quello che ripetono tanti cittadini, da anni a dire il vero, finora mai ascoltati.

"Ci sono voluti i morti per fare sì che ci ritrovassimo qui a parlare del futuro della zona. Cosa sarebbe questo, il quindicesimo supermercato dell'area?", chiede un ragazzo. Nel giro di pochi chilometri quadrati, se ne contano sicuramente oltre dieci. Allo stesso tempo, ennesima contraddizione di un sistema andato in tilt, dalle istituzioni peraltro ogni giorno sentiamo la litania del "aiutiamo i piccoli negozi a resistere".

"Fateci un parco"

Lungo il perimetro del cantiere, con la rete strappata in più punti per consentire ai tanti che lo vogliono di gettare uno sguardo sull'immensa struttura in costruzione, è spuntato un grande cartello: 'Fateci un parco, ci abbiamo sempre voluto un parco', vi si legge. "Pensare - ricorda Stefano Cecchi, per una vita dipendente di Palazzo Vecchio e sindacalista Usb - che il Panificio Militare era del demanio, quindi proprietà pubblica. Tutto svenduto agli interessi commerciali".

Guardando l'area dello scavo, c'è chi pensa a cosa avrebbe potuto diventare questa porzione di città se al posto di un grande supermercato (con una minima parte, è vero, di giardino pubblico, e con le strade limitrofe 'riqualificate' dal privato come 'compensazione', anche se ora con cinque morti compensare sarà un po' più difficile): case popolari, magari, accanto ad un giardino pubblico, in un'epoca in cui il bla bla bla sul green riempie con parole vuote il dibattito pubblico, con in mezzo un asilo nido e una biblioteca. Anche un chiosco con licenza assegnata dal Comune, perché no. Per ora, sogni.

"No al supermercato"

"Non dobbiamo fermarci, da oggi l'opposizione a questo supermercato deve essere ancora più dura", scandiscono le persone che si alternano a parlare al picchetto improvvisato. Centinaia i presenti, per una serata che terminerà intorno alle 23 con un corteo intorno al cantiere, aperta dallo striscione 'Basta morti sul lavoro'.

Ieri mattina sul luogo della strage era arrivata anche la ministra del lavoro Marina Elvira Calderone, promettendo, al solito, più impegno e controlli. Eppure i morti, in Italia in media tre al giorno, 20mila vittime negli ultimi venti anni, come una guerra, continuano. In un conteggio che peraltro molto probabilmente è al ribasso, perché tanti morti, secondo le associazioni che se ne occupano, sfuggono ai conteggi ufficiali, magari perché irregolari, magari perché invisibili. Talvolta immigrati senza permesso di soggiorno, pagati pochi spiccioli.

Accuse ai politici

Le "passarelle" politiche non sono piaciute. Nemmeno quelle del presidente della Regione Giani e del sindaco Nardella. "Cosa vengono a fare qui? Sono parte di quel partito, il Pd, che ha contribuito, anche con il Jobs Act, a distruggere i diritti del mondo del lavoro e smantellare lo stato sociale", attaccano lo stesso Cecchi e Sandro Targetti, ex ferroviere, tessera di Rifondazione comunista sempre in tasca, "e questi sono i risultati".

Per tutta la serata c'è anche Dmitrij Palagi, consigliere comunale di Sinistra progetto comune e candidato sindaco della sinistra nelle prossime elezioni di giugno. "La polizia municipale deve essere utilizzata anche per i controlli sui luoghi di lavoro, altro che squadre anti degrado", chiede il consigliere, con un messaggio diretto "a chi ogni giorno strilla, ossessionato dalla sicurezza e criminalizzando l'immigrazione. Qui quegli immigrati sono morti".

Già. Almeno uno, forse due di loro, a quanto pare, sarebbero stati "irregolari", senza permesso di soggiorno. Tanti fiori e tanti messaggi sono stati portati dai cittadini. "Basta vite spezzate sul lavoro, basta", si legge su un foglio di carta accanto ad un mazzo di mimosa.

Le indagini della procura di Firenze, che ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, per omicidio colposo plurimo e crollo colposo, proseguono. C'è da districarsi in un complicato sistema di appalti e sub appalti. Sarebbero decine e decine le ditte coinvolte nella giungla del maxi cantiere di via Mariti. Come, del resto, in tutti i grandi cantieri della città e d'Italia. Dove anche oggi, da qualche parte - la fredda statistica non sarà smentita - qualcuno uscirà di casa e non tornerà più.

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FOTO - "No ad un supermercato Esselunga costruito sul sangue dei morti"

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