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Stop affitti brevi in centro: primo 'sì' da Palazzo Vecchio, Italia Viva e destra votano contro

Il provvedimento è stato fortemente voluto dal sindaco Dario Nardella, il fronte destra-renziani annuncia battaglia. Giorgio: "No di Italia Viva? Incomprensibile"

È arrivato con l'adozione di ieri pomeriggio, ampiamente attesa, il primo 'sì' del consiglio comunale alla delibera che stoppa il proliferare di Airbnb e affitti brevi in centro storico. In attesa dei trenta giorni di osservazioni e del secondo voto nel Salone dei Duecento, per l'approvazione definitiva, Dario Nardella, che ha fortissimamente voluto il provvedimento, può brindare.

Maggioranza 'larga'...

"Il consenso è andato oltre le aspettative, con una maggioranza più larga rispetto a quella politica", dice il sindaco dopo il voto, raggiante. Oltre a Pd e Lista Nardella, infatti, hanno votato a favore anche i due consiglieri di Sinistra progetto comune Palagi e Bundu, pur con critiche non da poco nei confronti dell'amministrazione, il capogruppo pentastellato Roberto De Blasi (non voto invece per l'altro 5 Stelle, Lorenzo Masi) e Andrea Asciuti, consigliere ex Lega, ex Italexit e ora al lavoro per costruire una forza che gli consenta di rientrare in consiglio comunale. "Sono felice. Oggi abbiamo fatto qualcosa di importante, pensando ai fiorentini, a chi viene a lavorare qui e non trova case in affitto, alle giovani coppie, agli universitari", esulta il primo cittadino.

... ma senza Italia Viva

Il 'sì', per un provvedimento che consente di continuare a fare affitti brevi a chi è già iscritto sull'apposito registro ma vieta l'apertura di nuovi ('solo' in centro storico), era atteso. Nello stesso tempo viene sancita ancora una volta una spaccatura profonda nella maggioranza, quella tra Pd e Italia Viva, a soli nove mesi dalle elezioni amministrative.

"Una misura che creerà una bolla immobiliare, fuori dall'aerea Unesco stanno già brindando", attacca Mimma Dardano, ex Lista Nardella e ora capogruppo dei renziani. "Questa norma è incomprensibile, soprattutto dopo due anni di pandemia. È un provvedimento che interviene con l'accetta, peraltro non è vero che in centro fanno tutti business, molti affittano per incrementare il reddito", le fa eco Barbara Felleca. La norma per i renziani presenta profili di incostituzionalità, oltre a "consolidare posizioni di rendita già presenti" (dal momento che in centro non potranno 'aprire' nuovi affitti brevi) e spostare il fenomeno anche fuori dalla cerchia dei viali.

Renziani assieme alla destra

Un 'no' che compatta i renziani, dopo altri 'distinguo' (meglio sarebbe chiamarle bordate nei confronti del primo cittadino, come quelle su stadio e case popolari), con la destra di Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Centro, fortemente contrari.

“La proprietà privata è sacra, non decide Nardella se affittare a breve o lungo termine”, attacca il capogruppo del Carroccio Federico Bussolin. “Si vuole pianificare l’economia, invece di rispettare il diritto alla proprietà e le leggi del libero mercato”, rincara l'ex collega di partito, ora Centro, Emanuele Cocollini, quasi a evocare lo spettro di un imprinting sovietico nella nuova norma.

Dal canto suo, Nardella snocciola i numeri dell'esplosione del numero di Airbnb negli ultimi sette anni. Periodo nel quale, peraltro, è sempre stato sindaco. "Nel 2016 avevamo meno di 6mila appartamenti su Airbnb, oggi ne abbiamo oltre 14mila. In questo lasso di tempo il costo medio dei canoni mensili per locazioni ordinarie è aumentato del 42 per cento, passando dai 13,4 euro al metro quadro del 2016 ai 19 dello scorso agosto. Solo nell’ultimo anno, l’aumento è stato del 15,1 per cento", dice il sindaco, che ha tuttora la delega all'ubanistica, dopo la cacciata di Del Re, esponendo la delibera al consiglio.

"Nell’area Unesco (di fatto tutto il centro storico, ndr), che rappresenta appena il 5 per cento del territorio comunale, si concentra quasi il 75 per cento degli appartamenti destinati a locazione breve", prosegue il sindaco, rimarcando come l'esplosione degli affitti brevi abbia contribuito a far lievitare il costo degli affitti e le difficoltà a trovar casa (o singole stanze, è il caso degli studenti) per chi cerca. "Possiamo davvero - chiede -, accettare che studiare, lavorare e vivere a Firenze sia diventato per i nostri stessi concittadini un lusso, un privilegio?".

Il primo cittadino non vuole acuire le polemiche con Italia Viva. "Sapevamo - risponde alle domande -, di questa posizione, la cosa importante è aver portato in fondo il provvedimento". L'assessore all'ambiente, lo schleiniano Andrea Giorgio, che come minimo in una prossima giunta di centrosinistra potrebbe essere vicesindaco, è invece meno diplomatico: "Il no di Italia Viva? Incomprensibile". Dito nella piaga del rapporto con i renziani, infastiditi peraltro dalle aperture dello stesso primo cittadino a Carlo Calenda, invitato domenica sera alla Festa dell'Unità al circolo di San Bartolo a Cintoia ("con Carlo sono più le cose che ci uniscono che quelle che si dividono"). Il tutto, nello strenuo tentativo - sempre in ottica amministrative - di iniziare a drenare voti da Iv ad Azione nella patria del renzismo.

Anche Sara Funaro, assessora al welfare e delfina del sindaco nella corsa alla successione, tiene a dire la sua. “È un provvedimento - ribadisce -, che mette uno stop all’espansione degli affitti brevi in centro e rappresenta uno strumento importante nella direzione di una città attenta alle esigenze dei residenti”.

Prossime tappe

"Votiamo sì, ma gli errori di questi  nove anni vanno superati. Il sindaco scopre all'improvviso, dopo nove anni, l'impatto del turismo in città. Da anni sinistra e associazioni lo denunciano, ma il Pd ha sempre risposto con sufficienza e arroganza", attaccano Palagi e Bundu, consapevoli che i tribunali potrebbero comunque far saltare tutto. Forza Italia, del resto, annuncia già ricorsi, forse insieme alla stessa Italia Viva.

I rappresentanti degli host, coloro che 'ospitano', dormono sonni in realtà abbastanza tranquilli, convinti che a spazzar via la 'norma Nardella' sarà il governo nazionale. Ora trenta giorni di osservazioni, poi il voto per l'approvazione definitiva. Nel frattempo, è indubbio, qualche lampo su Palazzo Vecchio ci sarà.

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