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Renzi da segretario si candida a sindaco: "Chiedo un mandato fino al 2019"

Renzi a Lady Radio: "Chiedo ai fiorentini di completare nel 2019 il mandato che ho iniziato"

Ha stravinto le primarie e da segretario del Pd, il giorno dopo, era già a Roma ad annunciare i nomi della sua segreteria. Poi colloquio serrato con Enrico Letta a Palazzo Chigi. Insieme hanno steso la lista della spesa del 2014, l’agenda di governo. D’accordo Alfano, d’accordo la maggioranza dimagrita di Forza Italia. D’accordo, con il segretario, i gruppi parlamentari del Pd, che a Renzi hanno affidato il compito di risolvere il rebus sulla legge elettorale. Segreteria, patto alla tedesca per i prossimi 12 mesi, la fiducia a Letta, la sfida a Grillo sulle riforme e sui costi della politica.

Il tutto facendo il pendolare. Firenze-Roma andata e ritorno. Vita da Renzi, sindaco e segretario. Trolley in mano, Freccia Rossa, su è giù per il centro Italia. Da segretario. In classe nelle scuole primarie fiorentine, al pranzo degli anziani di Montedomini, nella giunta di Palazzo Vecchio che ha approvato il Capodanno e la nuova corsia preferenziale che dovrebbe portare la Cassa Depositi e Prestiti a ad acquistare il Teatro Comunale (il tutto per 23 milioni di euro). Da sindaco. E da segretario: la nuova mitologia a sinistra passa dall’uomo d’acciaio.

Un segretario sindaco, sganciato dai ‘caminetti’ del Nazareno, che convoca la segreteria alle 7 del mattino e in un’ora e mezzo chiude la discussione. Che fa politica ma che non vuol indulgere nel politichese. O quantomeno mostrandosi fuori da questo schema. L’uomo del fare prima di tutto. Semmai smitizzando la figura papale di chi lo ha storicamente preceduto ma in questo dar carne ad un nuovo mito. Un’idea che, tuttavia, sta insieme solo se nel pacchetto c’è compresa la guida di Firenze. Le beghe amministrative del capoluogo toscano, comprese le buche nelle strade, prima e dopo le faccende del Paese. Perché, in questa nuova antropologia, politica e di partito, tutto sta insieme.

È per questo che il sindaco questa mattina dai microfoni di Lady Radio si è appellato, nuovamente, a chi nel 2009 gli consegnò le chiavi della città e “l’ufficio più bello del mondo”, come ebbe a dire Bersani. “Chiedo ai fiorentini di completare nel 2019 il mandato che ho iniziato”. Ecco la risposta a chi continua a vederlo lontano da Palazzo Vecchio. Per questioni di agenda, intendiamoci. Quella da numero uno del Partito democratico. Che di solito non bazzica solo il Nazareno, Palazzo Chigi, il Quirinale o il Parlamento. Ha un intero territorio da governare. Quella sinistra partito chiesa, pesante o liquido che sia, a cui da domenica deve dare la linea. E la linea si da anche stando tra i suoi. Poi i convegni, le partecipazioni obbligate per questioni di etichetta e perché la sinistra deve essere rappresentata non delegata.

E tuttavia Firenze e ancora Firenze, che rischia di rimanere orfana di un sindaco necessariamente part-time, ma che, d’altra parte, potrà contare e sfruttare il nuovo il peso politico di Renzi. Stavolta reale, plastico. Andare a sbattere i pugni nelle scrivanie ministeriali romane con la indosso ‘solo’ la fascia tricolore è un conto; farlo, sempre con la fascia, ma da segretario del Partito democratico è un altro. In questo caso, per questioni meramente numeriche e quindi di sopravvivenza, l’ipotetico ministro in questione si troverebbe a parlare con l’azionista di riferimento dell’esecutivo. Che va trattato con tutte le reverenze del caso.
Renzi, quindi, questa mattina ha chiesto che sia concessa la prolunga al “mestiere più bello del mondo”. Passando per le primarie? “lo deciderà il Pd, ma non se n’è ancora parlato”. Anche, ha fatto notare, “i fiorentini mi stanno votando da 5 anni” fra amministrative e primarie. Traduzione: c’è bisogno di una ulteriore conferma? Renzi la risposta la sa, ma non la dice. Ma in questo lancia un altro referendum. Le primarie erano un referendum sulla mozione ‘Cambia verso’. L’elezione a sindaco un referendum si o no su questo mandato alle battute finali: “Si sta meglio o peggio di 4 anni fa su cultura, infrastrutture, viabilità?”.

ATAF – Si o No. Questo è il problema, questo decideranno i fiorentini. Per altre questioni ‘Matteo’ invece ha già scelto. Trasporti: le quattro giornate di Genova, con il blocco totale degli autisti Atm e quello striscione: “Renzi nemico dei lavoratori”. E lui: “A Firenze abbiamo prevenuto prima che curato”. Qualche giorno in strada, con gli autobus fermi nei depositi, c’erano gli autisti fiorentini. Con un nemico, lo stesso di Genova, molto più nemico che a Genova: quel Renzi che qui ha deciso di privatizzare il Tpl. Storia di una settimana fa. Storia su è voluto ritornare: sciopero politico, si o no? “Sì, politico, convinti di farmi perdere alle primarie un punto percentuale. E invece ho preso più voti di prima. Sono stati tutti zitti per un anno, poi a tre giorni dalle primarie hanno fatto lo sciopero selvaggio. Casualmente è accaduto due giorni prima delle primarie, sono cose che succedono...”. E ancora: “Dobbiamo risolvere i problemi o continuare a fare scioperi ideologici? Io vado a dritto perché le cose si risolvano, non mi fermano nemmeno con le cannonate”. Letta lotterà come un “leone”. Renzi che contro le cannonate. Ecco la nuova creatura politica partorita l’8 dicembre: Enrico Renzi.

TRAMVIA – Firenze e promesse. Anche se quelle sulla tramvia cominciano ad essere un po’ troppe. Lavori annunciati, inaugurati e mai partiti. Era il 2011, è già dicembre 2013. E non è stata mossa una pietra. “Ho chiesto a Lupi i denari, e sono molto convinto che arriveranno: fra cinque anni avremo una città attraversata con un tram-metro in 28 minuti da Bagno a Ripoli a Sesto. La vera scommessa è andare al Polo scientifico di Sesto, andare di sotto nell’area ex Macelli, e andare giù come un micro-metrò per Piazza delle Repubblica e Santa Croce”. Per il sindaco, così facendo “potremmo uscire nell’area di Firenze Sud collegando l’Isis Gobetti-Volta di Bagno a Ripoli con il Polo di Sesto”, e collegando quindi il centro cittadino ai comuni limitrofi a sud e nord. Renzi poi, per quanto riguarda la viabilità fiorentina, ha ribadito la sua intenzione di realizzare il parcheggio sotterraneo in Piazza del Carmine, che sarà pedonalizzata, e per il 25 marzo il senso unico di marcia su tutta la lunghezza dei lungarni. “Ascoltiamo tutti, siamo democratici, ma prima o poi si fa”.

Infine la Seves di Firenze che è andata in crisi, e che ha annunciato  la chiusura il prossimo 9 giugno, al termine della Cig straordinaria per i suoi 97 dipendenti.  Colpa, ha detto il segretario del Pd, per le “scelte sbagliate del management”. Per questo ha annunciato che il futuro di una delle aziende “più straordinarie del fiorentino” sarà “una delle priorità dell’amministrazione comunale”. “Non ci arrendiamo all’idea che tutto sia finito, continueremo gli incontri. Ho visto i ragazzi della Seves una settimana fa all’inaugurazione del fontanello del Sodo, continuiamo a seguire la situazione anche se è difficile l’interlocuzione con l’azienda: questi sono fondi, e i manager non hanno brillato nella gestione. Quando trovi manager che non hanno visione di lungo periodo le aziende vanno in difficoltà”.

FIORENTINA – Infine la Fiorentina, che è sinonimo di fiorentinità e maglioni, e cravatte, viola. E un aneddoto: “L’altro giorno ho sentito Pep Guardiola, che è un caro amico, e che mi ha fatto bocca in lupo per le primarie: mi ha anche detto, ‘dì a Montella che la sua squadra gioca un calcio fra i migliori d'Europa’”. E in questo rivelando, inoltre, che l’attuale tecnico del Bayern Monaco, al suo primo anno al Barcellona, aveva fatto visionare Borja Valero.

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