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Empoli, l'ordinanza antikebab mette in crisi i proprietari: “Se dura tre mesi, chiudiamo”/ VIDEO

La sindaca sicura di trovare una soluzione a breve mentre i candidati sindaco si dividono. "Fa bene", "Non risolve il problema"

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Quella che si potrebbe ribattezzare come l'ordinanza antikebab, è argomento di dibattito in questi giorni a Empoli. Per cercare di arginare il problema di sicurezza e microcriminalità nella zona della stazione e non solo, la sindaca Brenda Barnini ha deciso un'ordinanza della durata di 3 mesi dove si fanno chiudere alle 8 di sera kebabbari e minimarket in quelle che sono considerate zone critiche. Un fatto che ha generato non poche polemiche.

Perché la decisione

La decisione della giunta, sarebbe stata presa dopo più di un anno di incontri in prefettura. Nei giorni scorsi c'era stato un incontro con gli esercenti interessati dal provvedimento nel tentativo di trovare una soluzione. “L'ordinanza è un provvedimento a tempo limitato che ci ha dato opportunità di avviare discussione e confronto – spiega la sindaca – sul modulare gli orari di apertura e chiusura, che non siano le 8 di sera ma neanche le 3 di notte, e darsi regole condivise di consumo dell'alcol, soprattutto quello che esce fuori del locale”. 

Non una ordinanza anti panino insomma. “È evidente – prosegue Barnini - che se uno decide anche all'una di notte di mangiarsi un panino e una birra all'interno del locale, fa parte delle cose che devono essere garantite. Se però quello stesso acquisto diventa il presupposto per andare a mettere in discussione la quiete pubblica, quello non è un diritto. Sono sicura che prima della scadenza dei tre mesi arriveremo insieme a definire regole diverse a beneficio di tutti”

“In tre mesi chiudiamo”

Auspicano una soluzione in tempi brevi, i kebabbari nella zona della stazione. “Se dura tre mesi, devo chiudere – sentenzia Jasvir Singh, del bar kebab La Stazione di viale Palestro che gestisce da 13 anni – la sera lavoriamo di più mentre il giorno facciamo poco. Non è colpa nostra questa situazione. E poi tutti vendono alcol, da tutte le parti. Noi ne vendiamo poco, al massimo 25 euro di birre al giorno. Se la sindaca leva l'ordinanza è meglio. Ho due figli piccoli, come faccio a dargli da mangiare se chiudo? Da quasi dieci giorni c'è l'ordinanza, non ci dormo la notte”.

Tanti problemi anche per Mohan Lan, che ha la pizzeria kebab "Da Angelo" a pochi metri da quello di Singh. “Da quando c'è l'ordinanza abbiamo perso il 60 per cento degli incassi – ammette Lan, dal 1998 a Empoli e fino al 2020 pizzaiolo in un altro locale –  Se la sindaca dice che non possiamo vendere bevande alcoliche, allora le leviamo e non le vendiamo. La chiusura alle 8 per noi è una grande perdita. A quell'ora la gente vuol mangiare e noi chiudiamo. Chiudessimo alle 10 o le 11, qualcosa cambierebbe. Così non riusciamo neanche a recuperare le spese”. 

Politica divisa

Divisi tra favorevoli e contrari all'ordinanza, i candidati sindaco. Tra i favorevoli Alessio Mantellassi, presidente del consiglio comunale e candidato per la coalizione capeggiata dal PD. “La appoggio. Per la sicurezza serve cura e decoro degli spazi oltre a delle regole su come si sta in comunità – dichiara Mantellassi – e non è un'ordinanza anti kebab. Riguarda undici attività specifiche su cui ci son stati rilievi da parte delle attività competenti”. 

Critici gli altri due candidati. “Un metodo un po' sovietico – obietta Simone Campinoti, candidato per il centrodestra - Far chiudere loro e vedere accanto gli altri aperti, non va bene. È un provvedimento che non serve a niente. C'è il rischio che provvedimenti sbagliati come questo possano allargare il fenomeno ad altre zone”. 

“Un'ordinanza repressiva che non va a incidere sui motivi per il quale esistono queste situazioni di degrado – osserva Leonardo Masi, candidato per Buongiorno Empoli e 5 Stelle - L'abuso di alcol e droga è un problema per la città ma non è questo il modo per risolverlo, rischiando di fare perdere il lavoro a degli onesti esercenti. Ci sono altre possibilità, come un maggiore controllo e la possibilità di vietare la vendita di alcol fresco da parte dei market. A questo bisogna affiancare le iniziative di sostegno alla tossicodipendenza, questo è l'unico modo per far migliorare le cose in modo duraturo”. 

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