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Il carnevale di Viareggio parla anche fiorentino \ FOTO e VIDEO

Priscilla Borri è una delle costruttrici della manifestazione. Quest'anno presenta un carro allegorico su Alda Merini per cui ha collaborato con la Tinaia di San Salvi

C'è un grosso tocco di Firenze nel carnevale di Viareggio. Sì perché nella manifestazione viareggina, che quest'anno compie 151 anni, una delle 'carriste' è fiorentina. Priscilla Borri infatti è nata e cresciuta a Firenze, qui ha studiato all'Accademia, e da circa 20 anni ormai è uno dei 'maghi della cartapesta' del carnevale viareggino. “Ma Firenze è sempre nel mio cuore” ammette l'artista. 

Il percorso

L'artista ha lavorato prima insieme a un altro costruttore per poi dedicarsi da sola alle sue opere. Nei suoi lavori ha trattato politici come Renzi, Salvini o Di Maio e personaggi come Cannavacciuolo o Vasco Rossi. La manifestazione, una sfilata a concorso suddivisa in 4 categorie con promozioni e retrocessioni – Prima Categoria, Seconda, mascherate di gruppo e maschere isolate – vede Borri gareggiare nella Seconda Categoria ovvero i cosiddetti “carri piccoli”, anche se parliamo pur sempre di più di 11 metri di altezza. Nel 2019 ha vinto il primo premio della categoria con “Freedom”, una costruzione su Emma Bonino. 

Una costruzione su Alda Merini

Quest'anno andrà in gara con un carro allegorico su Alda Merini chiamato “Auguro a tutti un briciolo di follia” ancora in fase di lavorazione e in attesa del debutto sul viale a mare viareggino del 3 febbraio. “Non è un carro celebrativo – sottolinea Borri – ma prende spunto da lei per far capire che c'è una visione creativa della follia. Si sente tanto parlare di riapertura dei manicomi e bisogna ricordarsi cosa sono stati. Bastava un nonnulla per finirci e lei ci ha passato 10 anni. È bene conoscere la storia perché non si ripeta”. 

La collaborazione con la Tinaia di San Salvi

Per realizzare l'opera – la scelta del tema da affrontare è libera – Borri ha collaborato con la Tinaia di San Salvi. Nella costruzione, oltre alla figura della Merini e alcuni suoi scritti, si trovano le stanze del manicomio e i 'fantasmi' che le hanno abitate. “Abbiamo fatto un percorso coi ragazzi della Tinaia – spiega l'artista – in cui hanno elaborato dei teloni lunghi circa 10 metri che andranno a rivestire le parti del carro di questi fantasmi. In una parte, le tele più grigie, pensando alla loro vita hanno espresso coi disegni le cose per loro più negative. Nell'altra le cose positive. Sono venute cose bellissime che non vedo loro di montare sulla costruzione”.

Quanto c'è di Firenze nelle sue opere

Vedendo i suoi lavori, viene da chiedersi quanto ci sia di Firenze nelle sue opere. “Un po' è rimasto – ammette – soprattutto nei colori, tipici dell'arte fiorentina. Un po' più 'guasti'. Io sono cresciuta nei laboratori fiorentini, frequentando artigiani del centro storico e imparando da loro, dalle tecniche alle lavorazioni. A Firenze poi hanno un modo diverso di fare la cartapesta, diverso da quello di Viareggio. Però di Firenze mi porto dietro l'idea che debba essere conservata la tradizione. Per questo faccio i miei lavori come si facevano un tempo qua a Viareggio. E questa idea della tradizione credo mi venga molto dalla mia fiorentinità”.

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