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Sabato, 27 Aprile 2024
Il caso / Barberino Val d'Elsa

Stragi nazifasciste, la rabbia del sindaco di Barberino-Tavarnelle: “Perché lo Stato non si schiera dalla parte della verità e della giustizia?”

I parenti delle vittime: “Non si può calpestare la memoria di chi non c’è più e il dolore di chi è rimasto”

Sono oltre 20 i Comuni della Toscana, da nord a sud, entrati a far parte del coordinamento istituzionale convocato all’alba del 2024 dal Comune di Barberino Tavarnelle, in rappresentanza delle centinaia di vittime coinvolte nelle stragi nazifasciste consumate in Toscana. Voci unite e compatte contro la posizione dell’Avvocatura dello Stato che ha fatto ricorso contro l’esito delle prime sentenze italiane emesse dal Tribunale di Firenze a favore dei ristori dei danni e delle sofferenze subite dai familiari delle vittime.

Ad oggi sono entrati a far parte della rete i Comuni di Barberino Tavarnelle, Stazzema, Buti, Civitella Val di Chiana, San Gimignano, Ponte Buggianese, Massa Marittima, Firenze, Bagnone, Sesto Fiorentino, Cerreto Guidi, Figline Valdarno, Marliana, Radicondoli, Greve in Chianti, San Casciano, Bagno a Ripoli, Fucecchio, Larciano, Cavriglia, Montelupo Fiorentino.

Il sindaco di Barberino Tavarnelle: “Il governo prima dà e poi toglie”

“Continuiamo a contrastare ad una voce sola l'Avvocatura dello Stato per denunciarne l'atteggiamento ostile e incomprensibile, – dichiara il sindaco di Barberino Tavarnelle David Baroncelli, in rappresentanza del coordinamento dei comuni toscani colpiti dalle stragi nazifasciste - non accettiamo e non ci fermiamo allo stop voluto dall'Avvocatura dello Stato, organo che rappresenta lo Stato nelle controversie legali, rispetto alle sentenze emesse dalla giudice Susanna Zanda che alcune settimane fa aveva stabilito l'assunzione di responsabilità da parte della Germania sui crimini di guerra compiuti nel nostro comune e il risarcimento a favore dei superstiti e dei familiari attraverso il fondo di garanzia italiano istituito nel 2022 dal governo Draghi. Prima il governo ci dà, poi ci toglie. Che senso ha? Vogliamo risposte e capire perché lo Stato non si sia schierato dall'unica parte possibile, quella della memoria, della verità, della giustizia”. 

I familiari delle vittime: “Atteggiamento incomprensibile, come morire un’altra volta”

Nel caso di Barberino Tavarnelle, le sentenze impugnate sono due. La prima interessa l’eccidio di Pratale a causa del quale furono trucidati dalle truppe nazifasciste dodici contadini all’imbrunire del 23 luglio 1944. L’ultima testimone diretta di quella pagina è Mirella Lotti che nella strage perse il padre Giuliano e il nonno Carlo, rispettivamente di 30 e 60 anni. All’epoca Mirella era una bambina di 8 anni e a distanza di 80 anni il ricordo della sofferenza patita non si è mai affievolito. 

“Non comprendo questo atteggiamento, non è giusto ignorare, anzi calpestare, la memoria di chi non c’è più e il dolore di chi è rimasto – dichiara Mirella – aver appreso di un simile rifiuto rispetto a quanto è dovuto, al sacrificio dei martiri, alle vittime del secondo conflitto mondiale, per me è come morire due volte. Ma la fame di giustizia – rincara - è più forte e mi tiene in vita perché ciò che accadde è storia, e come tale deve essere riconosciuta dalla Germania e dallo Stato italiano”.

L’altra vicenda è legata alla morte di Egidio Gimignani, il partigiano di San Donato in Poggio, che nel giugno del ’44 si fece torturare per non rivelare i nomi dei compagni e tradire la sua comunità. Sono i nipoti Katia e Sergio Poneti ad aver fatto istanza per accedere al fondo di garanzia nel ricordo del nonno che fu sepolto vivo: “L’Avvocatura ha chiesto di escludere la Germania come controparte nel processo, ma è solo accertando quella responsabilità, come ha fatto la giudice Zanda, che si può fare giustizia”.

Stragi nazifasciste, ricorso dell’Avvocatura di Stato contro i risarcimenti

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