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Cronaca

Ridurre il rischio di infarto? Lo studio dell'università: “Consumate il kamut”

Malattie cardiovascolari, effetti positivi consumando una particolare varietà di grano. Lo studio clinico dell'Università di Firenze pubblicato sull'European Journal of Clinical Nutrition

Una dieta a base di un antica varietà di grano duro, il Khorasan, impropriamente conosciuto come kamut, riduce il rischio di malattie cardiovascolari. Lo rivela una ricerca di un team della Scuola di Medicina e di Agraria, afferente al Centro Interdiparimentale per la ricerca e la valorizzazione degli alimenti (CeRa) dell'Università di Firenze. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista European Journal of Clinical Nutrition (doi:10.1038/ejcn.2012.206) e ha preso in esame diversi fattori di rischio cardiovascolari come il profilo lipidico, la capacità antiossidante e parametri infiammatori.

La ricerca, guidata da Francesco Sofi e Stefano Benedettelli, si è articolata in tre momenti, ognuno della durata di dieci settimane, e ha coinvolto ventidue adulti suddivisi in due gruppi. I componenti del primo si sono alimentati con prodotti a base di Khorasan, i secondi hanno mangiato pasta e pane preparati con grano di un'altra varietà. In seguito entrambi i gruppi hanno ripreso le abitudini alimentari precedenti per un periodo di "lavaggio".

Nell'ultima fase i due gruppi si sono invertiti le diete con le quali avevano cominciato.
Al termine dell'indagine gli studiosi fiorentini hanno registrato sulle persone che si erano alimentate con grano Khorasan per dieci settimane riduzioni significative nel tasso di colesterolo totale nel sangue (-4%) di colesterolo LDL "cattivo" (-8%) e un aumento altrettanto significativo di minerali come il potassio (+5%) e il magnesio (+2%). Tali conseguenze favorevoli per la salute cardiovascolare si sono accompagnate a un rilevante effetto benefico nella riduzione dello stato infiammatorio, attraverso la riduzione statisticamente significativa di citochine infiammatorie quali il TNF-alpha (-35%), e l'interleuchina-6 (-24%) e, del profilo antiossidante attraverso la riduzione dei TBARs e dei carbonili.

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