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Cronaca

Quattro ore per un prelievo: due ospedali ancora chiusi, ressa alla Piastra di Careggi

Ad oltre un anno dall'inizio della pandemia restano fuori uso i punti di Santa Maria Nuova e Torregalli. E con la prenotazione il posto si trova dopo un mese

"Urgenze? Medicina nucleare? Prelievo? Ordinario? Allora si deve mettere in fila qui". C'è un ragazzo che si dà un gran da fare. Con linguaggio spicciolo ma efficace fornisce informazioni e smista le persone che arrivano alla Piastra dei servizi di Careggi. Fra prenotati, urgenze e decine di esigenze diverse. Sono le 9 di mattina, lo sportello è aperto già da due ore e gli infermieri infilzano aghi nelle vene come se non ci fosse un domani.

Il giovane lavora per una ditta esterna incaricata di gestire ordinatamente gli ingressi e riesce a contenere anche quelli che credono di avere un motivo migliore di altri per entrare senza fare la coda: "Ma io devo solo prendere una provetta", dice un'anziana. "Deve fare la fila signora, le regole non le decido io". Fatto sta che dopo un'ora e mezza siamo ancora in fila sotto il tendone mobile allestito con l'emergenza coronavirus per garantire un riparo all'esterno ed evitare assembramenti dentro. L'attesa è solo per avere un numero per l'accettazione, poi servirà un altro numero per fare il prelievo.

La fila scorre lenta. "Per chi è arrivato entro le 10 il numero lo garantisco io", rassicura il ragazzo. La prima cosa da portare con sé è la pazienza. Come per tutti gli esami e le visite, non è facile riuscire a farsi un prelievo ai tempi del Covid. "Guardi, cerchi un po' sul sito della Asl e si informi: le regole cambiano spesso in questo periodo", mi dice il medico di famiglia.

A Firenze al momento ci sono due ospedali chiusi per i prelievi ordinari: Santa Maria Nuova e Torregalli. Restano aperti i presidi di quartiere: Santa Rosa, D'Annunzio, Canova, Morgagni, Le Piagge, Dallapiccola, oltre alle Misericordie e le sedi della Croce Rossa convenzionate. Ma se si cerca un luogo che oltre ai prelievi faccia anche le analisi, senza spostare il sangue altrove (con i piccoli rischi che ne conseguono), la Piastra è praticamente l'unica garanzia. Per limitare l'attesa nel giorno del prelievo (ma non eliminarla) è possibile anche prenotare un appuntamento sul portale "Prelievo amico". Ma il primo posto libero si trova non prima di un mese.

Non posso aspettare tutto questo tempo e tento l'odissea senza appuntamento. Riesco ad entrare nella sala d'attesa dopo un'ora e 45 minuti di coda fuori. Temperatura, gel sulle mani e mi danno il numero: guardo il display, ho 40 persone davanti. Posti distanziati e mascherine sono una certezza, ma le persone all'interno sono tante: un centinaio, forse anche di più.

La stanza è grande e le finestre sono tutte chiuse. Passa un'altra ora all'interno, una signora accanto a noi sbotta. Prende il cellulare e chiama qualcuno della struttura (non sappiamo chi): "Ma vi rendete conto come trattate le persone? Sono arrivata alle 8.30, vengo da Milano. Per fortuna io sto bene ma qui ci sono anziani che avete fatto aspettare un'ora e mezza fuori in piedi. Ma non vi vergognate? Fate qualcosa!". 

Sono passate oltre tre ore da quando siamo arrivati e allo sportello tocca finalmente a noi. "Ecco, questo è il suo numero per fare il prelievo. Prima però deve pagare il ticket, sennò non la chiamano". Di macchinette automatiche per pagare ce ne sono diverse, solo poche funzionano. A salvare noi, ma soprattutto tanti anziani in difficoltà dagli intoppi tecnologici (e burocratici) è una giovane diversamente abile che gentilissima ed efficientissima spiega a tutti come fare per pagare. E' una tuttofare incontenibile: gestisce il traffico all'interno della struttura. E' lei che ci indica dove andare e persino dove sedersi nello slalom fra i seggiolini distanziati.

Passo un'altra mezz'ora in una sala d'attesa più piccola, con molte persone e un viavai continuo di pazienti e addetti. C'è chi sembra lavorare sodo e altri molto meno. Quando mi chiamano nella stanza del prelievo, dentro ci sono altri due infermieri a "bucare" altri due pazienti. Finestre, anche qui, tutte chiuse. Gentilissimi e bravissimi, su questo nulla da dire. I risultati arriveranno fra poco meno di un mese: tutto secondo le previsioni, visto che sono analisi particolari. Me ne vado, guardo l'orologio: sono passate quattro ore da quando sono arrivato. E penso che dopo oltre un anno dall'inizio della pandemia si poteva aver organizzato qualcosa di meglio.

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