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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Centro Storico / Via dei Georgofili

Messina Denaro condannato (anche) per la strage dei Georgofili. L'arresto 30 anni dopo

Il boss mafioso catturato a Palermo colpì anche a Firenze

Con Matteo Messina Denaro “è stato catturato l’ultimo stragista del 1992-93 e viene saldato un debito con le vittime”. Sono queste le parole del procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, pronunciate nella conferenza stampa sulla cattura del boss della mafia, arrestato dai carabinieri a Palermo dopo 30 anni di latitanza.

Proprio alle vittime della mafia, il procuratore ha voluto dedicare delle parole di stima e vicinanza: “Nessuna delle vittime di mafia – ha detto – dovrà non avere una risposta. Io posso solo dire che tutto lo sforzo che noi facciamo, io personalmente, la mia Procura, polizia e carabinieri che lavorano con noi, è rivolto in questa direzione”.

Ed è proprio ad una delle vittime che i carabinieri del Ros hanno deciso di dedicare l'operazione che ha condotto all'arresto di Messina Denaro. "Tramonto", come la poesia che aveva scritto prima di essere stroncata, a soli 9 anni, dal tritolo della mafia piazzato in via dei Georgofili. La piccola si chiamava Nadia Nencioni ed aveva 9 anni.

Messina Denaro e la condanna per via dei Georgofili

Nato a Castelvetrano il 26 aprile 1962, figlio di Francesco Messina Denaro. Già dai primi anni Ottanta scala i vertici del mandamento di Castelvetrano arrivando a ricoprire il ruolo di capo e alleandosi al clan dei corleonesi di Totò Riina.

Dopo l’arresto del “capo dei capi” di Corleone, sceglie la linea della continuità e si fa promotore della strategia degli attentati dinamitardi a Firenze, Milano e Roma. Ed è proprio dall’estate 1993 che il boss si rende irreperibile dando inizio alla sua lunga latitanza.

Le successive inchieste giudiziarie, avviate anche sulla scorta delle dichiarazioni di diversi pentiti, fanno emergere con chiarezza qual è stato il suo ruolo all’interno della cosca Trapanese.

Ritenuto esecutore e mandante di decine di omicidi, è stato tra l’altro condannato per le stragi di Capaci e via d’Amelio, in cui nel 1992 furono uccisi i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma anche per l'agguato teso a Roma il 14 maggio 1993 al presentatore e giornalista Maurizio Costanzo, che rimase ferito. Poi la strage in via Palestro a Milano il 27 luglio con la morte di cinque persone. Seguirono altri cinque attentati.

Nel mezzo la strage di via dei Georgofili, a Firenze. Il 6 maggio 2022 la Corte di Cassazione commina 15 ergastoli e condanna in via definitiva anche Matteo Messina Denaro, ritenuto responsabile.

Tra gli omicidi più efferati che gli sono stati attribuiti, spicca quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio 12enne di un pentito che venne prima strangolato e poi sciolto nell’acido.

27 maggio 1993: morte e distruzione a Firenze

Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, alle ore 1.04, a Firenze, in un’antica via del centro storico, via dei Georgofili, ai piedi della storica Torre del Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili, deflagra un’autobomba. 

Si tratta di un Fiat Fiorino imbottito di 250 chilogrammi di una miscela esplosiva composta da tritolo, T4, pentrite, nitroglicerina. L’esplosione provoca il crollo della Torre sede dell’Accademia dei Georgofili e la devastazione del tessuto urbano del centro storico per un’estensione di ben 12 ettari, con un impatto che è stato definito “bellico”. Un colpo al cuore di Firenze.

Muoiono Caterina Nencioni di 50 giorni, Nadia Nencioni di 9 anni, Angela Fiume di 36 anni, Fabrizio Nencioni di 39 anni, Dario Capolicchio di 22 anni. Angela, custode dell’Accademia dei Georgofili, risiedeva nella Torre con la sua famiglia. Dario, che proveniva da Sarzana e studiava architettura a Firenze, muore trasformato in una torcia umana nella sua abitazione, posta nell’edificio di fronte alla Torre.

I feriti sono 48, moltissime famiglie rimangono senza tetto. Molti edifici della zona come Palazzo Vecchio, la Chiesa di S. Stefano e Cecilia e il complesso artistico monumentale della Galleria degli Uffizi subirono gravi danni: si perdono per sempre capolavori e preziosi documenti, il 25% delle opere presenti in Galleria subisce danni ma soprattutto si perdono per sempre cinque vite umane.

L’ipotesi di un attentato prende corpo fin dal giorno successivo, quando i vigili individuano il cratere che è di 3 metri di diametro e 2 di profondità. Altrettanto rapidamente si scopre che il Fiat Fiorino è stato rubato a Firenze in via della Scala non molti giorni prima dell’attentato e “imbottito” a Prato. In breve tempo, inoltre, gli inquirenti individuano negli uomini dell’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra” gli esecutori materiali della strage.

Quest'anno ricorrerà il trentennale della strage.

Il commento dell'Associazione vittime

"L’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage di Via dei Georgofili di Firenze, appresa l’ottima notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro – boss mafioso super latitante da 30 anni e responsabile tra l’altro delle stragi eversive dell’ordinamento costituzionale del 1993 tra cui anche quella di Firenze – esprime la propria soddisfazione e il proprio plauso alle Forze dell’Ordine e in particolare al Ros".

"L’Associazione si augura, proprio nell’anno che vedrà il ricordo e la commemorazione del trentennale della Strage di Via dei Georgofili del 27 maggio 1993, che l’Autorità Giudiziaria faccia un ulteriore passo in avanti nell’accertamento penale dei mandanti e dei concorrenti morali delle stragi eversive di quegli anni".

“Sono evidentemente venute meno le coperture di cui godeva ormai da 30 anni il superlatitante mafioso Matteo Messina Denaro, condannato all’ergastolo anche per l’omicidio dei nostri familiari – commenta il Presidente dell’Associazione Luigi Dainelli – e questo ci lascia ben sperare che a questo punto possano emergere nuove informazioni utili per arrivare alla piena Verità e Giustizia sulla Strage di Firenze”.

*ricostruzione storica dell'Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage di Via dei Georgofili

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