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Giorno della Memoria, la testimonianza di Levi: “Noi ci siamo perché qualcuno ci ha salvati” \ VIDEO

“L’antisemitismo di Stato mi fa più paura, ma non mi sento in un Paese antisemita”

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Nasce con la legge del 20 luglio 2000 formalmente il “Giorno della memoria”, al fine di ricordare la Shoah, ma anche le leggi razziali approvate sotto il fascismo, la persecuzione, la deportazione degli ebrei. In tutto il territorio nazionale, anche in Toscana ci sono ancora testimoni che continuano a diffondere nelle scuole la cultura della Memoria per non dimenticare anni bui e vite spezzate per odio razziale. Leda Levi della comunità ebraica di Firenze, è tornata a raccontare la sua storia, quella dei suoi genitori durante la seconda guerra mondiale, agli studenti del liceo Gobetti Volta: “L’impatto con i ragazzi è molto piacevole, trovo sempre interesse in loro. Mi sono sempre trovata in classi in cui gli insegnanti li avevano preparati. Non sono mai spaesati. Per me è molto importante portare questa testimonianza. Si parla di Shoah, anche nel bene. Non solo della deportazione, ma anche dei tanti ebrei salvati grazie alla bontà della popolazione. La solidarietà c’è stata, noi ci siamo perché qualcuno ci ha aiutato. Il bene può essere fatto in tante cose. Ci sono cose piccole, come il fornaio a cui il mio babbo aveva dato questo anellino in cambio di farina e pane. E poi a fine guerra il fornaio ha reso l’anellino al mio babbo”. Leda Levi racconta ai ragazzi una storia scolpita nel tempo, fatta di odio, ma anche di solidarietà di un popolo che ha messo a rischio la propria vita per proteggere uomini e donne perseguitati per il solo fatto di avere origini e fedi differenti. “Il ghetto era segregazione, chiusura – prosegue Leda Levi –. Alle 9 di sera veniva chiuso e gli ebrei non potevano più uscire. È rimasto impresso nella storia del popolo ebraico. Esistono ancora i ghetti, non appartengono solo al passato. Il ritorno dell’antisemitismo? Questi gesti, queste cose sono brutte, ma non mi fanno paura. Gli ebrei nel frattempo sono cambiati, sono più energici. Siamo in grado di reagire. L’antisemitismo di Stato mi fa paura, ma io non mi sento in un Paese antisemita”.


 

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