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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Chiusura Stefan, l'odissea non finisce per le lavoratrici: ennesima beffa

Negli ultimi due anni hanno chiuso i centri di Empoli, Sesto e Scarperia. Per il periodo estivo è stata data la possibilità ad alcune lavoratrici di rientrare ma il pagamento dovrebbe arrivare solo dopo l'estate

Sembra non finire mai l’odissea dei circa trecento lavoratori della Stefan, quasi tutte donne. La Spa, che gestisce punti vendita in Toscana, Liguria ed Emilia Romagna vendendo ogni sorta di prodotti, dall’abbigliamento agli articoli per la casa, nell’ultimo anno e mezzo ha chiuso un negozio dopo l’altro, lasciando a casa molte lavoratrici senza aver pagato loro numerosi stipendi e senza alcun ammortizzatore sociale.

“In Toscana due anni fa eravamo 500 dipendenti, ora siamo poco più di 300 – spiega Veronella Sernissi, della rsa di Empoli -. Molte di noi non vedono un soldo da 12 o perfino 14 mesi”. La rabbia è montata ulteriormente nei giorni scorsi, dopo che il Tribunale di Prato ha concesso alla proprietà l’amministrazione straordinaria.

“Così il Tribunale legittima il comportamento dell’amministratore unico, Giuseppe Videtta, che cerca di vendere i punti vendita più appetibili ad una nuova società di cui risulta egli stesso azionista di maggioranza, mentre abbandona a loro stessi i negozi più piccoli e i lavoratori”, continua Sernissi. Negli ultimi due anni hanno chiuso, tra gli altri, i centri Stefan di Empoli, Sesto Fiorentino, Viareggio, Sarzana, Scarperia. Molti dipendenti, rimasti senza lavoro da un giorno all’altro, attendevano diversi mesi di stipendio. “Arretrati a tutt’oggi non pagati. A ciò si aggiunge che ancora non si è visto un euro della cassa integrazione che avrebbe dovuto partire dal primo novembre 2012: otto mesi di cassa di cui non abbiamo preso niente”.

Alcune lavoratrici che hanno mantenuto il posto nei negozi rimasti aperti, per esempio al centro commerciale di via Baracca, stanno ora per andare in ferie. E dall’azienda, che per sostituirle ha richiamato alcune lavoratrici rimaste a casa, arriva l’ennesima beffa. “Per tornare al lavoro – spiega la Sernissi -, le ragazze hanno solo chiesto che le venga pagata almeno una delle tante mensilità arretrate”. Soldi che farebbero comodo: c’è chi ha famiglia e figli da mantenere, chi ha debiti e mutui da pagare, bollette, affitti. “La proprietà non solo ha rifiutato – rende però noto la sindacalista -. Ci ha comunicato che lo stipendio di chi sostituirà il personale in ferie non sarà pagato a fine mese, ma dopo l’estate”.

E, visti i precedenti, il rischio è quello di andare a lavorare gratis, aggiungendo alla lista un altro stipendio non pagato. Tra i lavoratori, dopo la rabbia e lo scoramento, subentra oggi anche il senso di abbandono. “Non sappiamo più cosa fare, siamo stati lasciati soli. Possibile che sindacati e istituzioni, al corrente della situazione, permettano tali comportamenti? – si chiede amara Sernissi”. ‘Stefan, l’amico di famiglia’, è il ritornello che parte in automatico cliccando sul sito dell’azienda. A sentire i lavoratori, non si direbbe.

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