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Festa della Liberazione 2023: le celebrazioni a Firenze / VIDEO

Nardella: “Resistenza è identità nazionale, non possiamo dirci italiani se non ci diciamo antifascisti”

Si sono tenute oggi le celebrazioni per il 78esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Dopo la deposizione di una corona floreale in Piazza dell'Unità italiana, il corteo si è snodato fino all'arengario di Palazzo Vecchio. Presenti le autorità istituzionali, consoli oltre a il presidente della Regione e deputati di ambo gli schieramenti politici. 
 
Il discorso del sindaco Dario Nardella: “La Resistenza è la nostra identità nazionale. Se ci diciamo italiani ci diciamo anche antifascisti, non possiamo dirci italiani se non siamo antifascisti ed è su questi valori che dobbiamo fondare una memoria comune”.  

“Qui in Piazza Signoria a fine del corteo partito da Piazza Unità, dove abbiamo omaggiato, insieme alle istituzioni cittadine, i caduti di tutte le guerre, ricordiamo il sacrificio di vite umane che ha permesso la Liberazione dal regime autoritario nazifascista, la fine della guerra e la nascita di un nuovo Stato democratico. - ha esordito il sindaco nel suo discorso - E lo facciamo da Firenze, medaglia d’oro al valor militare, onorificenza riconosciutale già nel 1945 perché 'Resistendo impavida al prolungato, rabbioso bombardamento germanico, mutilata nelle persone e nelle insigni opere d’arte… donava il sangue dei suoi figli copiosamente perché un libero popolo potesse nuovamente esprimere sé stesso in una libera nazione'.  Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 circa 800 mila militari italiani vennero catturati e deportati nei lager tedeschi. Di questi, quasi 200 mila riuscirono a fuggire, andando a formare il grosso delle bande partigiane, mentre oltre 600 mila furono internati nei campi e lager tedeschi e si trovarono a dover decidere, sulla propria pelle se tornare a casa (a condizione di aderire alla Repubblica di Salò) o rimanere nei lager. A ragione si è parlato di 'Resistenza senz’armi', di fronte alla scelta eroica di questi uomini che, a costo della vita, rifiutarono in massa di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e di unirsi ai nazisti”.

“Proprio così. A volte ce ne dimentichiamo, ma parlare della Resistenza significa in realtà parlare di Resistenze al plurale. - ha evidenziato il sindaco - Perché gli atteggiamenti resistenti degli italiani, nei due lunghi inverni di occupazione nazista del nostro Paese, sono stati molteplici. Alla Resistenza armata, cioè alle formazioni partigiane che combatterono nelle montagne e ai gruppi di azione patriottica presenti nelle città - a cui si deve una pagina fondamentale del riscatto del nostro Paese - si affiancò una Resistenza senz’armi che coinvolse i 650 mila soldati italiani catturati dai tedeschi dopo l’Armistizio che, internati nei lager, decisero in massa di non aderire alla RSI. Non solo, ci fu una Resistenza civile fatta da chi sostenne i partigiani, da chi aiutò gli ebrei, da chi protesse i prigionieri di guerra scappati dai campi di prigionia. E poi una Resistenza di sacerdoti che rimasero a morire con le loro comunità, e di persone che fornirono informazioni, fra queste, molte donne, che diedero prova di eroismo, svolgendo ruoli vitali, come quello del collegamento, ovvero la raccolta di informazioni, il trasporto di ordini, materiali, armamenti, la segnazione degli spostamenti e delle manovre delle forze nemiche. C’è dunque un ampio ventaglio di Resistenze, al plurale, che meritano di essere ricordate”.

Il sindaco ha proseguito sottolineando “il carattere trasversale e interclassista della Resistenza che rappresentò uno spaccato della gioventù italiana”. “I partigiani venivano da tutte le regioni e rappresentavano tutte le classi sociali. - ha aggiunto - Vi erano studenti universitari e giovani che avevano la terza elementare, c’erano gli immigrati dal Sud, gli operai del Nord, e la classe dirigente. La Resistenza si è così tramutata in identità nazionale. Un esempio di questo è 'Bella ciao', la canzone che ci accompagnerà anche quest’anno a fine della nostra cerimonia. Bella ciao non è una canzone comunista, ma è la canzone di tutti i resistenti, racconta di un partigiano che non ha etichette, racconta della richiesta di un partigiano di portarti via dalla dittatura, verso una libertà che allora non c’era. Oggi Bella ciao è una canzone che identifica la libertà e la libertà è un valora fondante della democrazia”.
 
“È bene ribadirlo perché esiste una parte del nostro Paese che è rimasta estranea e quasi ostile verso la Resistenza. - ha continuato Nardella - Ed è veramente incredibile che, ancora oggi, a 78 anni da quel 25 aprile, il dibattito pubblico in Italia debba ancora specificare la realtà storica di ciò che avvenne in quegli anni, la natura autoritaria e violenta del regime nazifascista, della totale soppressione delle libertà personali, dei diritti civili. Vogliamo vivere in un paese in cui tutte le cariche dello Stato, a partire dalle più alte, usino lo stesso linguaggio, condividano gli stessi valori e dimostrino che l’Italia ha una memoria comune. L’antifascismo è un valore di tutti, e le alte cariche dello Stato hanno la responsabilità di fare in modo che sia così. Come aveva avuto modo di dichiarare il Presidente Mattarella il 25 aprile 2021 'ora più che mai è necessario rimanere uniti in uno sforzo congiunto che ci permetta di rendere sempre più forti e riaffermare i valori e gli ideali che sono alla base del nostro vivere civile, quel filo conduttore che, dal Risorgimento alla Resistenza, ha portato alla rinascita dell’Italia'. Negli anni Trenta, infatti, le ideologie antidemocratiche e totalitarie avevano sedotto molti, facendo pensare che l’uomo forte al comando fosse la soluzione a tutti i problemi. La Resistenza ha, invece, fatto vedere al mondo che nel nostro Paese c’erano tanti giovani che erano usciti dal fascismo, che non ci credevano più, che volevano un’Italia libera e democratica, e che per questo erano disposti a rischiare la vita. È grazie a loro se l’Italia è uscita dalla Seconda guerra mondiale, sì tra i Paesi sconfitti, ma in una posizione preferenziale rispetto alla Germania e al Giappone, e non ha conosciuto una sua Norimberga”. 

Il sindaco ha ricordato quindi “tutti i giovani partigiani e le giovani partigiane che hanno permesso la liberazione di Firenze: dal comandante Aligi Barducci, il famoso Potente, ai miei amici Silvano Sarti e Giorgio Pacini e tutte le donne partigiane che ANPI sta ricordando proprio in questi giorni in tutti i luoghi cittadini a loro dedicati”
 
A proposito dei giovani, poi, ha salutato i ragazzi delle scuole medie superiori fiorentine che partecipano al progetto “Percorsi resistenti” dell’Istituto Storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea in collaborazione con la Città metropolitana, un progetto che ha consentito un percorso di approfondimento e formazione sulle esperienze resistenziali nei territori dell’area metropolitana, ovvero le scuole IIS Leonardo da Vinci, ISIS F. Enriques di Castelfiorentino, Liceo Classico Galileo, Liceo Castelnuovo, ISS Saffi, Liceo Pascoli, IIS Sassetti-Peruzzi, IIS Buontalenti e Liceo Michelangiolo. Sono intervenuti alcuni degli studenti, presenti con gli insegnanti e l’Istituto Storico della Resistenza e la consigliera Patrizia Bonanni che ha curato il progetto per la Città metropolitana.
 
“Come disse il grande giurista Piero Calamandrei agli studenti milanesi nel 1955: 'Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione'. - ha successivamente proseguito il sindaco nel suo intervento - La più grande conquista della lotta di liberazione è stata proprio la nostra Costituzione, che è stata scritta da tutte le forze sociali che avevano combattuto la dittatura fascista e si erano battute per porre fine all’occupazione nazista. Quelle donne e uomini, persone comuni come noi, si erano trovate davanti ad una grande scelta, quella di anteporre il senso del bene comune agli interessi personali, per molte di loro questo purtroppo era coinciso anche con la morte, ma lo avevano messo in conto, pur di riuscire a dare alle generazioni future, una prospettiva di libertà fino all’ora negata dalla dittatura fascista. Grazie a quella lotta nel 1948 si tennero le prime elezioni politiche in cui ogni cittadino, indipendentemente dal genere e dal censo, poteva esprimere liberamente il proprio pensiero. Alle ultime elezioni politiche 4 italiani su 10 hanno deciso per indifferenza, per superficialità, perché presi dal proprio vivere quotidiano di rinunciare a questo diritto, acquisito con le sofferenze e il sangue di coloro che ci hanno preceduto, nel mondo per molti popoli potere esprimere liberamente la propria idea è ancora un’utopia. Non lasciamoci sopraffare dall’indifferenza, per consentire alle nuove generazioni di poter continuare ad esprimere liberamente le proprie idee, i diritti se non si esercitano si logorano, si deteriorano, con il rischio di ridursi fino a scomparire. Non andando a votare si rinuncia a scegliere l’idea di società e di futuro che abbiamo, ma non è che quelle scelte non verranno effettuate, perché saranno gli altri a scegliere per noi. Andare a votare significa anche questo, oltre a rendere omaggio al sacrificio di coloro che ci hanno preceduto, mettere per un momento da una parte l’indifferenza e i personalismi, per sceglie quale prospettiva dare al futuro delle nuove generazioni”. 

“Repubblica, Resistenza, Costituzione, Democrazia: sono questi i quattro elementi, legati insieme, della nuova storia del nostro Paese iniziata dopo il 25 aprile del 1945, il giorno in cui ufficialmente si è capito che in Italia saremmo stati una democrazia e non una dittatura. - ha concluso - La Resistenza ha consentito di scrivere la Costituzione, che è nata come una promessa alle generazioni future. E questa è la risposta più importante da dare a chi oggi mette in discussione questa celebrazione. La libertà, assieme all’uguaglianza, costituisce il fondamento stesso della democrazia, valori gemelli, ma tra loro sempre in tensione. Ed è su di essi che bisogna continuare a lavorare adesso e per sempre. Parliamo al mondo e usiamo una sola parola: Libertà. Viva Firenze, viva la Costituzione italiana, repubblicana e antifascista”.  

Alla cerimonia ufficiale dall’arengario, oltre al sindaco Dario Nardella, sono intervenuti i giornalisti Aldo Cazzullo e Sandra Bonsanti e la presidente Anpi provinciale di Firenze e membro della segreteria nazionale Vania Bagni. 

Alle 10 in piazza dell’Unità d’Italia, si è svolta la cerimonia dell’alzabandiera solenne e la deposizione di una corona di alloro al monumento ai caduti di tutte le guerre alla presenza del sindaco Dario Nardella, del prefetto Francesca Ferrandino, del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, di un rappresentante dell’Anpi e di una delegazione delle forze armate, a cui ha fatto seguito il corteo fino a Palazzo Vecchio. 

Alle 8 al cimitero di Trespiano si è svolta l’iniziativa “Diamo un futuro alla memoria”, organizzata dalla Rete democratica fiorentina, alla presenza del Gonfalone della città di Firenze e dell’assessore alla Cultura della memoria Maria Federica Giuliani.

Festa della Liberazione 2023

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