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Cronaca

Accadde oggi: 200 anni fa nasceva Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana

Il 4 agosto 1820 nasceva a Forlimpopoli il celebre autore di “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, il primo manuale culinario di ricette italiane della storia

Non un “ghiottone o gran pappatore”, bensì un amante “del bello e del buono ovunque si trovino”, come lui stesso si definì nella prefazione del suo celebre libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”.

Pellegrino Artusi, nato il 4 agosto 1820 a Forlimpopoli nell’allora Stato Pontificio e oggi nella provincia di Forlì-Cesena, è stato un autentico artista dei fornelli, un cultore assoluto della cucina e del buon cibo, passione che seppe trasformare nel primo bestseller culinario della storia.

Un fiorentino d’adozione

Di famiglia borghese benestante, Artusi studiò a Bertinoro e a Bologna per poi fare ritorno nella casa paterna, dove per alcuni anni affiancò il padre nella professione di droghiere.

Una sera del 1851 un gruppo di briganti guidato dal celebre Stefano PelIoni, detto "il Passatore", fece irruzione a Forlimpopoli terrorizzando l'intera cittadina romagnola. Anche la famiglia Artusi fu vittima della violenza dei briganti, tanto che una sorella dell'Artusi impazzì per il terrore e finì in manicomio.

In seguito a questo episodio nel 1852 la famiglia Artusi decise di abbandonare Forlimpopoli per trasferirsi a Firenze. Si stabilirono nel centro storico della città, dove Pellegrino Artusi avviò una fortunata impresa di commercio di tessuti, diventando il ricco proprietario di un banco di sconto.

In compagnia dei suoi amati gatti e dei fedelissimi cuochi Marietta e Francesco, a Firenze l’Artusi coltiverà le sue più grandi passioni: la letteratura e, soprattutto, l’arte culinaria.

Accanto alla stesura della biografia di Ugo Foscolo, Artusi raccoglie, sperimenta e scrive le ricette più disparate, condividendo con gli amici i piaceri della tavola con “beate e lente digestioni”.

L’Italia unita… a tavola

Dai “principii” (ovvero gli antipasti) fino ai liquori e al gelato, Pellegrino Artusi raccolse 475 ricette (poi divenute 790 nelle successive riedizioni) recuperate dalla tradizione gastronomica italiana, con ampio spazio alla Romagna, sua terra d’origine, e alla Toscana, la patria che lo aveva accolto.

Il suo libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” venne pubblicato per la prima volta nel 1891, con oltre cento riedizioni negli anni successivi: tradotto in numerose lingue e con una tiratura di oltre un milione di copie, il libro dell’Artusi fu il primo bestseller culinario della storia.

Non un semplice manuale di cucina, ma un autentico trattato sui modi, i gusti e il linguaggio di un’epoca: una fotografia letteraria - e culinaria- dell’Italia unita, che ancora oggi testimonia lo spirito risorgimentale di fine Ottocento.

Maccheroni e “cuscussù”

Le ricette dell’Artusi, ancora oggi citatissime, percorrono l’Italia da nord a sud: dal risotto alla milanese ai maccheroni partenopei, passando per le tagliatelle romagnole e la panzanella toscana, raccontate attraverso un linguaggio vivace e ricco di aneddoti.

Non mancano, inoltre, alcuni piatti stranieri: si trovano infatti pietanze della “tedescheria” come Sauer-kraut, ovvero i famosissimi crauti, il ponce alla parigina, e persino l’esotico "cuscussù", presentato come "un piatto di origine araba che i discendenti di Mosè e di Giacobbe hanno, nelle loro peregrinazioni, portato in giro pei mondo".

Pellegrino Artusi morì a Firenze nel 1911, all’età di 90 anni, e venne sepolto nel cimitero di San Miniato a Monte: celibe e senza figli, nel testamento lasciò i diritti d'autore del libro ai suoi due cuochi, e ben 470 mila lire (una cifra oggi corrispondente a oltre un milione di euro) alla sua Forlimpopoli, destinando questo ingente capitale ai poveri del paese.

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