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Riforma delle Province toscane, arriva la controproposta del Pdl

Il Pdl propone di individuare cinque province più Firenze come città metropolitana. Magnolfi "la proposta di Rossi sta facendo litigare tutta la Toscana, scatenando la guerra dei campanili e dei capoluoghi: è un modo dissennato di gestire la questione"

Toscana e questione province. A fine agosto la mossa del presidente della Regione, Enrico Rossi: tre aree vaste a sostituire le attuali 10 province, di conseguenza tre capoluoghi, Siena, Pisa e Firenze. Rossi l’ha definita una vera e propria riforma istituzionale per quel che riguarda l’assetto regionale ed è intenzionato a sottoporre la proposta al governo. Ma la polemica impazza. E ieri il Pdl toscano, attraverso il coordinatore regionale Massimo Parisi e il capogruppo in Consiglio regionale Alberto Magnolfi, ha presentato una controproposta a quel disegno di Rossi definito “una maldestra ‘strategia della tensione’ che spacca e contrappone i territori e le istituzioni della Toscana”.

Per gli esponenti del Pdl la proposta di Rossi “stravolge la legge nazionale, peggiora il livello dei servizi” e “violenta la storia e il territorio regionale”. “Se l’obiettivo dichiarato è quello di dimezzare il numero delle province - spiegano -, in Toscana questo obiettivo è a portata di mano: fermo restando la Città metropolitana di Firenze, Arezzo ha i numeri per vedere confermata la sua Provincia, mentre accorpamenti assolutamente naturali risultano quelli tra Pisa e Livorno, Lucca e Massa-Carrara, Prato e Pistoia, Siena e Grosseto”. Quindi per il Pdl non tre aree vaste ma quattro accorpamenti più Firenze e Arezzo. Da dieci a sei realtà provinciali. L’unica “modesta deroga” è quella per la dimensione territoriale della provincia di Prato-Pistoia: deroga che potrebbe non essere necessaria se alcuni Comuni destinati a ricadere nella Città metropolitana ritenessero, nella loro autonomia, di unirsi alla nuova 'provincia manifatturiera' della Toscana centrale.

Per il Pdl “il frenetico protagonismo di Rossi e dell’assessore Nencini sul riordino delle province sta esasperando tutti i problemi senza risolverne alcuno”. E, inoltre, la proposta del governatore di fusione tra la Città metropolitana di Firenze con le province di Prato e Pistoia porterebbe “a una ‘Citta' metropolitana Frankenstein’”. “Rossi - ha detto Parisi - è preso da delirio di onnipotenza e la sua proposta è sbagliata nel metodo, perché semplicemente non è sua competenza, e nel merito perché tre aree vaste non sono tre province. Quello di cui stiamo parlando è il dimezzamento delle province mentre queste tre aree sono tre micro regioni”.

"Rossi - ha aggiunto - ha seguito una logica prettamente politica e di interesse di partito: non sfugge a nessuno che a Pisa e a Siena il prossimo anno si vota”. In merito poi al fatto che per il Coordinamento regionale del Pd “è stato inopportuno sollevare la questione dei nuovi capoluoghi”, Parisi ha osservato: “Il Pd mi sembra d’accordo su poche cose”. Per Magnolfi “la proposta di Rossi sta facendo litigare tutta la Toscana, scatenando la guerra dei campanili e dei capoluoghi: è un modo dissennato di gestire la questione”.

MANCIULLI – Pochi minuti dopo la conferenza stampa del Pdl ed arriva la secca presa di posizione di Andreea Manciulli, il segretario regionale del Partito Democratico. “Il Pd – afferma Manciulli – è al fianco del presidente della Regione Enrico Rossi e del suo programma di riforme e di innovazione, a partire dalle istituzioni e dall’idea delle aree vaste e per questo non accettiamo i tentativi di strumentalizzazione del centrodestra”. Manciulli sottolinea che “nell’ambito della riforma delle istituzioni riteniamo, come già detto, che le aree vaste siano quelle che meglio possono rispondere ai criteri di razionalizzazione necessari ad andare incontro ai problemi reali e alle necessità dell'economia”.
“Il Pd - prosegue -, insieme al presidente della Regione e ai territori, come siamo abituati a fare, porterà avanti la discussione sulla riforma. Forse, anche per questo modo di affrontare le questioni, il Pd è un partito di governo. Contrariamente alla destra - osserva Manciulli - non abbiamo paura delle riforme e delle discussioni per arrivarci. Il Pdl, a corto di argomenti, continui pure a cercare le fessure. Ma passare dalle fessure - conclude - non rappresenta un progetto politico e i risultati elettorali lo dimostrano”.
 

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