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Renzi ora fa tremare Conte. E attacca Casalino: "Non è il Grande Fratello"

L'ex premier detta le condizioni, governo a rischio: "Non lo facciamo per le poltrone". Al Senato colloquio con Salvini

Da quando ha creato la sua "Italia Viva" ed è tornato al governo, Matteo Renzi sembra aver provato in ogni modo a fare da pungolo al governo Pd-5Stelle. Lui rivendica di essere stato decisivo per la nascita del "Conte bis" e nell'aver "mandato a casa" Salvini. Molto di più, finora, non è però riuscito ad influire: ha spesso mugugnato ma nel governo, alla fine, ci è sempre rimasto. Questa volta forse stiamo però raccontando un'altra storia.

E' sul Recovery Fund che Matteo Renzi lancia il suo aut-aut al Presidente del Consiglio. L'appiglio è la "task-force" da 300 persone annunciata dal premier Conte per decidere la destinazione dei fondi europei: oltre 200 miliardi di euro, con l'Italia principale beneficiario fra i paesi dell'Unione. "Un governo non può essere sostituito da una task force, il Parlamento non può essere sostituito da una diretta Facebook", ha detto intervenendo al Senato in riferimento alla decisione annunciata da Conte durante l'illustrazione del Dpcm di Natale.

Italia Viva (e quindi Renzi) ce l'ha insomma più con il metodo di Conte di scavalcare il Parlamento e le forze di maggioranza, tradotto: perché la destinazione dei fondi dovrebbe essere decisa da tecnici nominati, piuttosto che dallo stesso governo o dai partiti? Se nella manovra "c'è un provvedimento che porta la governance del Next Generation Eu e un provvedimento con la Fondazione dei servizi segreti votiamo no. Lo diciamo prima", ha aggiunto al Senato. "Noi - ha assicurato - siamo pronti a discutere di tutto in un dibattito parlamentare, non siamo disponibili a usare la legge di bilancio come veicolo per introdurre quello che abbiamo letto sui giornali o una Fondazione dei servizi segreti su cui al Copasir tutte le forze politiche dicono no".

Quindi nell'immediato la rivendicazione nella gestione dei fondi del Recovery, nel medio periodo la legge di bilancio, vero documento politico, da sempre, di una maggioranza di governo. E se il primo ostacolo sembra superabile ("Conte farà marcia indietro", prevede Renzi parlando da Vespa), a preoccupare di più sembra la manovra. E se il governo cade? Sono in molti a sostenere che i tempi sarebbero maturi per "larghe intese". E c'è chi legge come un segnale gli applausi del centrodestra a Palazzo Madama dopo il discorso di Renzi, così come il successivo colloquio nell'emiciclo fra lo stesso Renzi e Salvini.

Qualcuno accusa l'ex sindaco di Firenze di muoversi solo per le poltrone, lui prova a non lasciare equivoci da questo punto di vista: "Non scambieremo il nostro sì alla governance per uno strapuntino o un posto al tavola. Non chiediamo che ci sia un ministro di un colore politico più vicino al nostro", ha detto.

E poi la frase più significativa, in "politichese" significa: non stiamo scherzando. "Signor Presidente a chi dei suoi collaboratori continua a chiamare le redazioni dei giornali per dire che noi siamo alla ricerca di qualche poltrona le comunico che se ha bisogno di qualche poltrona le comunico che ce ne sono tre: due da ministro e una da sottosegretario a sua disposizione in più. Se ha desiderio di ragionare concretamente per il bene del Paese spieghi ai suoi collaboratori che questo non è un talk show, non è il Grande fratello".

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