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Sabato, 27 Aprile 2024
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Rapporto Censis: l’immigrazione non più vista come una risorsa

Stamani la presentazione del rapporto Censis sul quadro della Toscana: reggono le aziende ma la percezione del sommerso aumenta. Diminuisce la fiducia nell'immigrazione come risorsa

Presentato stamani a Firenze il rapporto del Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, che suona come un bollettino di guerra. La Toscana non esce proprio con le ossa rotta ma non sembra godere di ottima salute. Oltre la metà della popolazione il 54,7% pensa che nella regione vi sia un benessere diffuso, sebbene si soffra di un certo immobilismo.

Fa ben sperare anche la fiducia nelle imprese e la capacità di reinventarsi in nuovi settori, oltre al calo minore dell’occupazione in Regione, lo 0,5% rispetto all’1,6% nazionale. Male il dato per giovani e donne che subiscono maggiormente la mannaia della crisi anche se quattro aziende su dieci, 4,1%, non licenziano e soprattutto non chiudono.

 Il Censis ha interrogato i toscani anche sul grado di soddisfazione per le propria città (70,4%), della propria abitazione (90%). Dati che fanno dire all'istituto "che quella della Toscana è una società soddisfatta di sé stessa, quindi stabile: solo il 7,9% ha cambiato lavoro negli ultimi tre anni e il 2,6% ha cambiato casa" ma risulta un pò  immobile".
L’assessore Simoncini si è detto quindi convinto che la Regione stia lavorando "nella direzione giusta" anche con il Prs, per rilanciare la competitività dell'industria sui mercati nazionali e internazionali, con strumenti "giusti". E se Roma dice chiaramente che alla Toscana "serve un colpo d'ali" per ripartire, l'assessore ricorda che le debolezze "sono state individuate da tempo" tanto che la Toscana "ha investito in formazione, tecnologia, innovazione dove devono essere presenti tutti i soggetti interessati".

IMMIGRAZIONE - Quindi tutto ok? No, perché dal rapporto emergono  dati importanti su come i cittadini vivono la crisi. In primis l’opinione sull’immigrazione. Oltre sei cittadini su dieci la vivono come un disagio, solo il 37,4% la ritiene una risorsa. Il dato è preoccupante facendo un raffronto con il 2007 quando l’ integrazione era considerato un fenomeno positivo dal 43,9% e nel lontano 2000 addirittura dal 45,3%. Un declino delle aspettative che deve far riflettere. Ci sono dei baratri come a Pistoia e Prato, dal 49,3% al 25,8% e dal già risicato 23,5% al 11,9%, provincie seguite da Grosseto dove gli immigrati sono una risorsa solo per il 33,5% rispetto al 49,3% del 2007. In controtendenza  Lucca e Arezzo. Proprio nelle provincie suddette la crisi in particolar modo nel settore dell’edilizia stanno affossando il sistema, ad eccezione di Prato dove comincia la ripresa.

NERO - Ultimo dato del rapporto presentato dal direttore Giuseppe Roma riguarda il sommerso. Infatti se l’ex Granducato sembra riprendersi lentamente, di passo più svelto cresce il mondo del “nero”.  La percezione diffusa tra la popolazione,  è che il livello complessivo dell'evasione fiscale sia aumentato. La pensa così il 53,5% dei toscani; solo per il 6% è diminuita e per il 40,4% è rimasta stabile. Il 17,8% ha ammesso di aver cercato nell'ultimo anno di contenere le proprie uscite "ricorrendo a non rigorose forme di pagamento", anche in nero. E al nero, oltre alle famiglie con livelli socio-economici più elevati (19%), sembrano ricorrere soprattutto i più giovani, tra 30 e 44 anni (21,9) seguiti dai pensionati (18,1%).
 Tra le categorie che evaderebbero di più ci sono medici e dentisti (51,1%); liberi professionisti (47,2%); idraulici, giardinieri e piccoli artigiani (32,7%) seguiti dai commercianti (26,8%). All'ultimo posto della classifica i tassisti (3,1%). Il lavoro sommerso, secondo i toscani, nel 2010 è aumentato per il 47,5%, mentre è stabile per il 32,2% e diminuito per il 20,3%.

 

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