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Scintille tra Renzi e una maschera del Maggio Musicale precaria

La precaria: "perché devono pagare solo le maschere, perché il riassetto dei conti deve partire dal basso? Ed i vertici, come giustifica i 200 mila euro dati alla Colombo?"

“Avete salvato la Pergola, ma allora perché buttate per strada 37 maschere al Maggio?”. Una domanda dal tono concitato interrompe la conferenza stampa di presentazione della fondazione che gestirà lo storico quanto tribolato teatro. Le parole riecheggiano nella sala Cosimo Primo di Palazzo Vecchio, mentre il sindaco di Firenze Matteo Renzi è intento a definire i termini e le modalità dell’accordo tra il Comune e l’Ente Cassa. Dopo la domanda attimi di silenzio, poi, tra Renzi e Maria Lardara, cronista di un quotidiano locale ma allo stesso tempo una della 37 maschere del Maggio Musicale a cui non verrà rinnovato il contratto a settembre prossimo, iniziano le scintille.

La giornalista - maschera incalza il sindaco, Renzi risponde: “signorina è una domanda o un’affermazione? Se è un’affermazione, la sto ad ascoltare e le do anche il microfono, se è una domanda e vuole sentire la mia risposta la prego di tacere, si cheti”. Un piccolo terremoto, il programma della conferenza stampa da qui in poi subisce una brusca sterzata: dai trionfalismi della Pergola, un teatro che sembrava perduto e che ritrova nuova vita e slancio per il futuro, ai conti rosso scuro del Maggio, ad un bilancio tutto da definire, per molti lacrime e sangue, come scrisse il Poeta da “fa tremar le vene e i polsi”.
Il sindaco prende la parola e rilancia: “La Fondazione del Maggio ha un debito di oltre 27 milioni di euro, stiamo lavorando per riequilibrare i conti e portarli in pareggio”. Poi precisa: “abbiamo deciso di esternalizzare alcuni servizi, nel caso delle maschere di sala questo vuol dire un risparmio di 400 mila euro; per noi è uno dei tanti punti di risanamento”. Ma il confronto non finisce qui, la Lardara, accompagnata da un’altra delle 37 maschere a cui da domani scadrà il contratto, ribatte: “perché devono pagare solo le maschere, perché il riassetto dei conti deve partire dal basso? Ed i vertici, come giustifica i 200 mila euro dati alla Colombo (la soprintendente del Maggio)?” Tra i due la tensione è massima, Renzi alza la voce: “il piano di risanamento va letto tutto, la invito a leggere tutti i punti, vedrà che arriveremo ovunque; e non è vero che la cosa riguarda anche le maschere, anche il lavoro dei laboratori, per esempio sarà esternalizzato, ed anche qui questa scelta ci permetterà di risparmiare 800mila euro; sì perché il costo di una ditta esterna è di circa 700mila euro a fronte dei circa 1,5 milioni se fatto internamente”.

Tutto finito, niente affatto, la maschera di sala, con lo stesso tono usato durante tutto l’aspro confronto, glissa la discussione con una battuta: “la ringrazio per la risposta, abbiamo capito, sappia che non finirà qui, noi le faremo causa, ci saranno molte cause di lavoro”. Il sindaco non si scompone e risponde con una battuta: “per quel che riguarda il Maggio, una causa di lavoro non sarebbe una novità, anzi è una cosa che immagino tranquillamente”. Il confronto si chiude sulle parole del sindaco che sembrerebbero disegnare la filosofia che muoverà l’amministrazione su questioni culturali, di oggi, ma anche future: “non è più possibile immaginare le fondazioni e gli enti culturali come slot machine, questa politica a Firenze è finita; dire di investire sulla cultura non significa fare dei buchi milionari, come è stato fatto in passato. Noi rivendichiamo di rimettere a posto i conti del Maggio, il rischio è che la fondazione salti in aria. Dove potremo risparmiare lo faremo, se non accettate questa cosa mi dispiace, ma i soldi non sono di Matteo Renzi, ma della cosa pubblica”.

MASCHERA -  Le maschere presenti lasciano la sala ma Maria Lardara ha ancora voglia di parlare. Oggi il dissenso è arrivato su altri canali, dai “braccianti” della cultura; diretto, un faccia faccia d’altri tempi. “Faccio la maschera di sala al maggio da circa 2 anni e mezzo – dichiara la Lardara – per cinque euro l’ora. Sono entrata in teatro con l’ultimo concorso, nel settembre del 2008. I nostri stipendi rientrano in una forbice cha va dai 250 – 300 euro al mese per i più giovani, per chi come me è lì da poco, ai 500 – 600 per coloro che sono dentro da anni e che mensilmente accumulano più prestazioni”.
Quello che ha detto al sindaco lo ripete ai microfoni: “molti faranno delle cause di lavoro, questo è certo, tutte a carattere individuale, come abbiamo deciso di muoverci; la legge del 2010 consente a coloro ai quali è stato rinnovato lo stesso contratto per anni ed anni, di fare, in queste situazioni, un esposto per richiedere o l’assunzione a tempo indeterminato o un indennizzo. C’è chi ha deciso di ricorrere a questa possibilità”.  

RENZI - In seguito lo stesso sindaco è tornato sulla vicenda ed ha precisato: “una giornalista di una testata che fa anche la maschera al Maggio ha fatto delle domande del tutto legittime. Ripeto, questa amministrazione si è ritrovata con un regalino di 27 milioni di disavanzo, ed oggi il debito va sistemato per sempre. Per quel che riguarda le maschere il loro contratto a chiamata diretta è scaduto. Abbiamo deciso di cambiare e risparmiare, i soldi dei cittadini non sono quelli del monopoli”. E sulla polemica sugli stipendi dei vertici, dalla soprintendente ai dirigenti della fondazione? “Credo per rispetto a chi sta lavorando in questo settore, vale a dire i sindacati e la dirigenza che stanno lavorando su un progetto di rilancio in 12 punti, non tocchi a me stare a dire quali saranno i provvedimenti. E’ chiaro che per fare risparmio oggi bisogna partire da tutte le voci che portano un incremento di spesa, come una famiglia in difficoltà. Voglio precisare tuttavia che parte del disavanzo è dovuto al Ministero che ha tagliato 6 milioni di euro nel 2010 (15 milioni a fronte dei 21 delle passate stagioni), quindi dobbiamo stringere la cigna, coinvolgere i privati, e salvare il Maggio”.
 

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