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Martedì, 30 Aprile 2024
Economia

Toscana terra d’immigrazione: oltre l’11% dei residenti è straniero, Firenze e Prato sopra la media nazionale

Nei primi sei mesi del 2023 aumentato l’arrivo di migranti, ma le cifre sono distanti da quelle pre pandemia

Aumentano i nuovi italiani e calano i residenti stranieri, anche se la percentuale rimane superiore alla media nazionale. A Firenze, dati Istat 2022 ancora provvisori, sono infatti 124.757 contro i 125.022 dell’anno precedente, mentre in Toscana si registra un impercettibile incremento, da 406.508 a 406.742. Dati ‘abbassati’ dall’acquisizione della cittadinanza che ha riguardato 10.609 persone a livello regionale, + 9,7% sul 2021. È quanto emerge dal Dossier statistico immigrazione del Centro studi e ricerche Idos con Confronti e Istituto di Studi politici S.Pio V, presentato oggi a Firenze.

I numeri

La percentuale di stranieri residenti in Toscana è superiore alla media nazionale, 11,1% contro 8,6%, un dato trascinato soprattutto dalla provincia di Prato, 21,1%, seguita dalla Città metropolitana di Firenze, 12,7%. Le altre otto sono tutte al di sotto della media: 10,8% Siena, quindi Arezzo (10,6%), Pistoia (10,4%), Grosseto (10,2%), Pisa (10,1%) quindi Lucca, Livorno (8%) e Massa Carrara (7,2%) le uniche dove la percentuale è inferiore anche al dato nazionale. Per quanto riguarda la provenienza, la comunità più numerosa è quella romena, seguita da Cina e Albania, ma con la guerra è aumentata considerevolmente la comunità ucraina, passati da 11.082 a 19.539 soggiornanti, grazie ai permessi Ue per la protezione temporanea. Il 2023 ha portato a un incremento degli arrivi, i migranti accolti sono saliti a 8.263, +16% rispetto a inizio anno. Aumentati anche quelli presenti nelle strutture di accoglienza, erano 7.125 a fine 2022, +40% sui 12 mesi precedenti; appena uno su quattro (24,5%) è inserito nel sistema Sai (Sistema accoglienza integrazione), il resto nei Cas e in altre strutture.

Mercato del lavoro

Nel 2022 è cresciuto il tasso di occupazione (62,8% rispetto al 59,6% del 2021) mentre è diminuito quello di disoccupazione (12,1% rispetto al 13,8%), si legge nel dossier; tuttavia in entrambi i casi la situazione è peggiore rispetto a quella degli italiani (-6,8% per il tasso di occupazione e +7% per la disoccupazione). La presenza si concentra soprattutto in alcuni settori, a cominciare da quello del lavoro domestico dove è impiegato il 16,9% degli occupati stranieri e appena l’1,4% degli italiani; discorso simile per quello agricolo (4,8% contro 2,3%) e le costruzioni (9,8% e 5,7%). “C’è un dato che emerge, l’alta percentuale del part time involontario, che è una spia dello sfruttamento lavorativo”, dice Gessica Beneforti della segreteria Cgil Toscana. “I lavoratori immigrati svolgono ancora le mansioni più umili e dure. C’è una segregazione occupazionale ed è un tema su cui dobbiamo assolutamente impegnarci perché è attraverso il lavoro che si costruiscono i diritti di cittadinanza”.

Secondo i dati Infocamere/Centro studi Tagliacarne, nel corso del 2022 sono aumentate anche le imprese gestite da immigrati, +1,9%, toccando quota 61.145 (+1.168), pari al 15,1% del totale. Il 47,5% è attivo nel settore dei servizi e il 43,0% nell’industria. A Firenze (28,5%) e soprattutto Prato (69,1%) prevalgono i titolari di origine cinese, i marocchini occupano il primo posto a Massa Carrara (28,2%) e Lucca (25,5%), gli albanesi a Pistoia (31,3%) e Siena (18,0%), i senegalesi a Livorno (17%) e Pisa (16,6%), i romeni a Grosseto (15,9%).

“Falsa emergenza”

“C'è un dato in crescita, ma per adesso siamo ancora molto lontani dai numeri registrati nei quattro-cinque anni precedenti la pandemia. Siamo a metà di quelle cifre”, il commento di Francesco Paletti della Caritas Pisa che ha curato il report per la Toscana. Tra il 2015 e il 2018, ha sottolineato, “abbiamo accolto quasi il doppio delle persone che c’erano nel 2022”.

“Veniamo da una stagione nella quale i temi dell’immigrazione erano affrontati costruendo percorsi di integrazione e accoglienza, oggi in conseguenza di una lettura molto politicizzata siamo di fronte a strumenti radicalmente diversi, con decreti che hanno smantellato quanto fatto in precedenza”, ha aggiunto l’assessore regionale all’Immigrazione Stefano Ciuoffo. “La dichiarazione di emergenza e il susseguirsi di decreti, pur in presenza di dati che non sono nuovi in termini di numeri rispetto alla storia recente del nostro Paese, sottraggono elementi di strutturazione di risposta di medio e lungo periodo. L’accoglienza - ha poi rimarcato - è un principio in sé. Noi non abbiamo bisogno di braccia, stanno arrivando nel nostro paese persone; attenzione a declinare il tema dell’accoglienza in base al teorema ‘prendo quelli di cui ho bisogno’”. Anche perché “tra guerre e cambiamenti climatici è altamente improbabile che in futuro i fenomeni migratori vadano a diminuire”.

No al Cpr

Ciuoffo ha poi ribadito il ‘no’ della Regione all’apertura di un Cpr in Toscana, con la nuova ipotesi di Aulla: “Faremo tutto ciò che è nella nostre forze perché questo non avvenga. La Regione ha pochi strumenti nei confronti dei temi dell'immigrazione: abbiamo fatto il possibile perché ci fosse un rapporto stretto tra prefetture e terzo settore e soprattutto gli enti locali e i sindaci, che sono i primi che devono trovare risposte senza avere gli strumenti per farlo. È ancora una volta la conseguenza della visione politica e si scarica il problema sui territori”.

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