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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Il prezzo del grano scende e quello della pasta sale: la speculazione è servita

Il prezzo di un chilo di pasta nell’ultimo anno fa segnare incrementi a doppie cifre (Firenze +46%) mentre il grano duro per produrla viene pagato agli agricoltori il 30% in meno. La denuncia di Coldiretti

Salgono i prezzi della pasta, scendono i prezzi del grano. Un paradosso? No: è speculazione alimentare. Il prezzo di un chilo di pasta, infatti, nell'ultimo anno in Toscana ha fatto segnare incrementi a doppie cifre, mentre il grano duro per produrla è stato pagato agli agricoltori il 30% in meno nello stesso periodo.

La denuncia arriva da Coldiretti Toscana, in occasione della diffusione dei dati Istat sull'inflazione a marzo che, in controtendenza rispetto a una decelerazione generale che in regione si attesta all'8,3%, il dato più basso da agosto, non si è ancora trasferita sui prezzi dei beni alimentari ed analcolici i quali registrano un + 13,6%.

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"La pasta - sottolinea Coldiretti Toscana - è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano con l'aggiunta della sola acqua è non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori".

Una distorsione che appare chiara anche dall'andamento dei prezzi medi al consumo i quali, secondo l'Osservatorio dei Prezzi del Ministro del Made in Italy, variano per la pasta da 2,17 euro al chilo per Grosseto (+24% in un anno) a 2,04 euro al chilo di Firenze (+46%), dai 2 euro al chilo di  Livorno (+24%), 1,94 euro di Lucca (+42%) e 1,92 di Arezzo (+36%) fino da 1,83 euro di Siena (+26%) e 1,81 euro di Pistoia (+33%) mentre le quotazioni del grano sono scese a 34-35 centesimi di euro al chilo.

"Un'anomalia di mercato sulla quale - prosegue Coldiretti Toscana - occorre indagare anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle migliaia di aziende regionali che coltivano grano. I ricavi non coprono infatti i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese". Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Consorzio Agrario del Tirreno sono in crescita del 2%, in controtendenza rispetto al resto d'Italia dove si stima invece una flessione.

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Lo scorso anno, in Toscana, i cerealicoltori avevano raccolto poco meno di 1,9 milioni di quintali di frumento duro, quasi 1 milione tra le sole province di Grosseto e Siena. "In Italia siamo di fronte a manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada, dove il grano - precisa ancora Coldiretti Toscana - viene coltivato secondo standard non consentiti in Europa per uso del glifosate nella fase di preraccolta. Occorre invece ridurre la dipendenza dall'estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali, con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali".

Il modello da seguire, secondo l'associazione di agricoltori, è quello dell'accordo siglato nel 2019 tra Filiera Agricola Italiana ed il Pastificio Fabianelli di Castiglione Fiorentino (AR) per la produzione di pasta al 100% toscana che assicura agli agricoltori un prezzo minimo garantito che si trova sempre al di sopra dei costi di produzione. Un accordo che ha rilanciato il settore cerealicolo in provincia di Arezzo.

"Bisogna riattivare da subito la Commissione Unica Nazionale per il grano duro - incalza infine Coldiretti Toscana -, la cui attività in via sperimentale si è sospesa nell'ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e da la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali. Importante anche investire nella ricerca che, come motore dell'innovazione varietale, deve rispondere non solo alle richieste qualitative del mondo industriale, ma anche rispondere alle nuove esigenze produttive e di resilienza verso gli effetti del cambiamento climatico, rispondendo al contempo alle nuove richieste di sostenibilità volute dalla nuova Politica Agricola Comunitaria".

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