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Cronaca

Stupro studentesse Usa, motivazioni della condanna in appello al carabiniere Costa: “Palese il dissenso della ragazza”

Uscite le motivazioni della condanna in appello, che ha ridotto la pena a 4 anni

"Non si può parlare, come vorrebbe la difesa (del carabiniere, ndr), di un corteggiamento. Dunque, se la ragazza ha espresso il suo 'no' ripetuto più volte dopo l'iniziale obnubilamento e il comprensivo spiazzamento per una così repentina e spiazzante accelerazione, è evidente che a Costa era palese il dissenso della ragazza. Appare chiaro che dopo il primo momento di approfittamento dello stato di ebbrezza della vittima, l'imputato è andato avanti nonostante il diniego nettamente comprensibile della giovane".

Così si legge nelle motivazioni della sentenza della corte di appello di Firenze - uscite venerdì - con la quale il 5 aprile scorso l'ex carabiniere Pietro Costa è stato condannato a 4 anni di reclusione (pena ridotta rispetto ai 5 anni e 6 mesi di condanna inflitta in primo grado), con l'accusa di aver violentato una studentessa statunitense nella notte tra il 6 e il 7 settembre del 2017, dopo averla riaccompagnata dalla discoteca Flo di piazzale Michelangelo a casa, in centro storico, insieme ad un'amica.

Insieme a Costa quella notte c'era un altro carabiniere, l'ex appuntato Marco Camuffo, già condannato in via definitiva, con il rito abbreviato, a 4 anni e 4 mesi.

Nelle motivazioni della condanna d'appello a Costa, si legge ancora, "appare davvero irreale la descrizione che viene fatta dall'imputato che, capovolgendo i ruoli, si dipinge come 'sedotto' dall'iniziativa della ragazza straniera".

Le due giovani studentesse americane denunciarono che quella notte i due carabinieri le prelevarono dalla discoteca per riaccompagnarle a casa e che poi le violentarono, mentre i militari, ammettendo i rapporti sessuali, hanno sempre basato le proprie difese parlando di rapporti consenzienti.

"La ricostruzione dei cinque-sei minuti incriminati non può che ricondursi alle iniziative parallele dei due militari che in un cortocircuito mentale e presi da istinti normalmente controllabili - scrivono i giudici -, hanno messo a rischio la loro stessa carriera nell'Arma oltre a commettere un reato dallo stesso Costa definito mostruoso. Le conseguenze sul piano personale oltre alla destituzione dall'Arma sono state immaginabili: entrambi i carabinieri sono stati condannati a 5 mesi e 10 giorni di reclusione militare, pena sospesa, dalla Cassazione per il reato militare di violata consegna, per aver lasciato l'auto di servizio incustodita e con all'interno le armi".

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