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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Soldi pubblici alla Chil: "Renzi e Lotti inchiodati dalle carte"

Donzelli svela i documenti: "Padre di Lotti firmò il mutuo il giorno dopo l'assunzione del figlio a Palazzo Vecchio". Definì azienda in salute, ma di lì a poco fallì

Sulla vicenda dei debiti dell’azienda della famiglia Renzi ripianati con i soldi pubblici (263mila euro) torna all’attacco il capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Giovanni Donzelli con un nuovo elemento: “Luca Lotti, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, fu assunto dall’allora sindaco Matteo Renzi come capo della sua segreteria a Palazzo Vecchio, il giorno prima che suo padre, Marco Lotti, firmasse la concessione del mutuo a Tiziano Renzi”. Marco Lotti lavorava proprio per la Bcc di Pontassieve.

Oggi Donzelli ha tenuto una conferenza stampa cui ha svelato la carta di concessione del mutuo, che riporta, una accanto all’altra, le due firme di Tiziano Renzi e Marco Lotti. "La circostanza permise anche la concessione della garanzia da parte di Fidi Toscana, finanziaria della Regione, per cui i Renzi non hanno mai restituito i debiti, pagati con i soldi dei cittadini”, aggiunge Donzelli. "La garanzia, tra l'altro, fu concessa ad un'impresa femminile e toscana: peccato che la concessione del mutuo riporti già la firma di Tiziano Renzi - sottolinea ancora Donzelli - nessuno ha mai comunicato a Fidi questa variazione che, secondo le regole della finanziaria, avrebbe comportato una riduzione della copertura".

Lotti firmò il mutuo di papà Renzi: le carte svelate da Donzelli

Nel documento in cui Marco Lotti offre il suo parere sui requisiti per il mutuo, scrive che “nel prossimo futuro l’azienda effettivamente avrà in dote una liquidità più che sufficiente alle proprie necessità che gli permetterà, fra l’altro anche di perseguire una politica di sviluppo” e “che prevede l’ampliamento e la modernizzazione dell’attività”, parlando di “bontà del business”. L’azienda di lì a poco fallirà e i magistrati di Genova ipotizzano oggi il reato di bancarotta fraudolenta.

“Siamo di fronte ad una banda di famiglie che utilizza il potere ed i soldi pubblici per tutelare i propri interessi privati - conclude Donzelli - mentre gli imprenditori sono strozzati dalle tasse, i più alti vertici del governo lavorano non per risolvere questi problemi ma per garantire (e pagare) la copertura dei debiti delle aziende della famiglia Renzi".

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