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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Sanità: “Asl Toscana Centro, senza assunzioni ci dicano quali servizi chiudere” / VIDEO

La denuncia delle Rsu: “Servono 600 unità nei prossimi tre anni”

Seicento unità da assumere nei prossimi tre anni, tra personale infermieristico e ostetrico, dipartimento tecnico-sanitario e amministrativo. Questa la richiesta della Rsu dell’Asl Toscana Centro che ha presentato il proprio piano dei fabbisogni triennali. “Se non vogliono assumere, almeno ci dicano quali servizi chiudere”, la sintesi, brutale ma efficace, dei sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Cobas e Nursind) che preannunciano anche un presidio per i prossimi giorni davanti all’ospedale di Santa Maria Nuova.  “Stabilizzazioni e rinnovo di tempi determinati - ribadiscono non possono essere considerate nuove assunzioni”.

Il contropiano illustrato oggi prevede ingressi per garantire tutto il turnover, coprire le assenze per congedi parentali, maternità o lunghe malattie e di assicurare il turno Oss h24, non solo quindi in orario diurno. “Se la prevenzione non è completamente svuotata come era prima della pandemia, è grazie al personale in più, Dire però che le assunzioni fatte durante il Covid sono sufficienti e che nei prossimi anni si può non coprire totalmente il turnover è una strisciante ammissione di smantellamento del servizio nazionale” attacca Filippo Schimmenti, portavoce della Rsu aziendale.

La proposta e la protesta

I soldi per rafforzare, o non peggiorare, le attività di prevenzione e i servizi diffusi sul territorio secondo i rappresentanti sindacali ci sarebbero. Il piano, spiegano, si potrebbe finanziare con i soldi spesi per l’attività aggiuntiva, otto milioni nel 2023 (pari a 234 unità) in crescita di 500mila euro rispetto all’anno precedente. Nel 2019 per abbattere le liste di attesa fu speso soltanto un milione e mezzo.    “Ci hanno presentato un piano che non solo non manterrà il turnover previsto per il 2023, ma è stato prospettato anche un abbassamento del numero delle ‘teste’ nei prossimi tre anni. Se il personale diminuisce, ci devono parallelamente consegnare un piano delle chiusure perché con meno unità non si possono garantire gli stessi servizi”, spiega Simone Baldacci della Cgil. “Da tempo stiamo assistendo non solo a un depauperamento del personale, ma anche ad un abbassamento della qualità delle prestazioni”.  

“Con questi numeri - conferma Massimo Cataldo della Cisl - è bene che qualcuno si renda conto che dovrà prendere decisioni impopolari ma seria, per mantenere i Lea perché non si può continuare a scaricare tutto sul personale. Dal 2018 a oggi sono stati incrementati i servizi, ma diminuiscono i  lavoratori. Perciò è necessario che si cominci a pensare a una riorganizzazione del sistema sanitario nazionale che preveda anche la sospensione di alcuni servizi se non ci sono le maestranze per garantirli”. 

Per Domenico Mangiola dei Cobas, “la pandemia riparava a un danno precedente. L’ultimo piano dei fabbisogni presentato dall’azienda deriva da altri che negli anni hanno visto costantemente decurtare personale; con le assunzioni in pandemia si riparava a un danno precedente della Regione e degli esecutori del mandato politico I servizi non sono stati razionalizzati, ma razionati”. 

La fuga dal pubblico

“Sono in aumento non solo le malattie - denuncia Gianni Piccini del Nursind - ma anche l’abbandono di alcune professioni come quelle infermieristiche. Prima del Covid i licenziamenti erano rarissimi, adesso incrementano di anno in anno”. Tuttavia, aggiungono i rappresentanti sindacali, avviene soltanto nel pubblico, mentre il privato non ha assolutamente questi problemi.  “Inoltre - aggiunge - dobbiamo fare i conti con un calo delle iscrizioni alle facoltà universitarie, con una media del 10% annuo”. 

Il problema sicurezza

Lo scorso anno le aggressioni ai sanitari sono state 1.258 (935 verbali e 323 fisiche) contro le 817 del 2021 e anche questa, sottolineano dalla Rsu, è una questione da tenere ben presente, essendo collegata alla carenza di personale. “I lavoratori si trovano di fronte un’utenza sempre più frustrata, noi assistiamo ormai giornalmente ad aggressioni verbali e fisiche. È un aspetto di cui tenere assolutamente conto”, la denuncia di Marco Tipaldi della Uil. Sicurezza che riguarda sull’altro versante pure gli utenti: meno personale, turni massacranti e di conseguenza maggiori possibilità di errore.

Massimo Cataldo Cisl



Simone Baldacci Cgil 

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