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Martedì, 30 Aprile 2024
Caccia

Piano Faunistico Venatorio, Cia Toscana: “Servono azioni rapide, i selvatici sono troppi e l'agricoltura ne risente”

Il sovrannumero di fauna selvatica e in particolar modo degli ungulati come i cinghiali, sarebbero un problema per il comparto agricolo toscano

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Una emergenza per l'agricoltura toscana. Questo quello che rappresenterebbe il sovrannumero di cinghiali, ungulati e animali selvatici secondo Cia Toscana. Sulla proposta del Piano Faunistico Venatorio, la Confederazione Italiana degli Agricoltori Toscana evidenzia alcune criticità, ricordando che deve essere attuato in maniera tempestiva.

“È assolutamente evidente come gli animali risultino in sovrannumero – sottolinea una nota diffusa dalla Cia Toscana - e l’obiettivo della tutela delle attività agricola può essere raggiunto solo attraverso la messa in atto delle forme di caccia, di selezione, di prelievo, di contenimento e di abbattimento, che abbiano lo scopo di riportare la presenza della fauna selvatica, in particolare degli ungulati a densità massime “effettivamente” sostenibili, pertanto ben al di sotto dei 2,5 capi ogni 100 ettari”. 

Il numero di cacciatori in calo unita al loro aumento dell'età e zone di caccia molto ampie, non consentirebbe un adeguato controllo dei territori specialmente per la caccia al cinghiale, animale da tenere maggiormente sotto controllo per la Cia. “Crediamo che l’attenzione deve essere rivolta in primo luogo agli ungulati ed in particolar modo ai cinghiali – si legge nella nota - e successivamente alla piccola fauna”.

Anche sulla valorizzazione della fauna e la filiera carni ci sarebbero cose da migliorare.“Evidenziamo la necessità di rafforzare ed uniformare nei territori il sistema dei centri di sosta e di lavorazione – sottolineano dalla Confederazione - in modo che possa essere garantito non solo il monitoraggio e la tracciabilità dei capi cacciati, ma anche il rafforzamento degli elementi di controllo rispetto alla trasmissione di patologie che possono avere ripercussioni importanti, in primo luogo, verso il sistema allevatoriale”.

Sul tema risarcimenti, Cia osserva che sia necessario lavorare “affinché per il danno subito venga riconosciuto il giusto risarcimento, attraverso procedure semplificate e tempistiche adeguate” e che, sulle aree protette, serva “Un’azione sul piano politico istituzionale, per scardinare l’attuale meccanismo di riconoscimento di tali danni che prevede l’applicazione del regime “de minimis”, che oltre al danno all’agricoltore, aggiunge la beffa”.

Sulle zone di ripopolamento e cattura, emergerebbe "già dalla lettura del piano, la scarsa efficacia delle stesse rispetto agli obiettivi previsti" per il fatto che vi si concentrerebbero spesso numerosi ungulati e che l’attivazione dell’articolo 37 è difficoltosa.

Infine, in merito ai cambiamenti climatici, la Cia ritiene che sia necessario prendere evidenza di come influiscano sulle abitudini degli animali e sullo svolgimento dell’attività venatoria. "È utile un approfondimento del calendario di caccia - sostengono dalla Cia - in modo da favorire i necessari accorgimenti, che possano essere utili all’ottimizzare e l’efficacia stessa dell’azione, favorendo una convivenza sostenibile, in primis, con il comparto agricolo. Serve un monitoraggio continuo, anche per la situazione dei predatori".

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