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Cronaca

Ex Becagli, dopo tre incendi si muove il Comune: cosa prevede l'ordinanza del sindaco / FOTO

Palazzo Vecchio "predispone" un testo con una serie di richieste alla proprietà

Dopo tre incendi nel giro di poco più di una settimana, si muove Palazzo Vecchio, predisponendo un'ordinanza del sindaco che mira a "tutelare l’incolumità della popolazione" chiedendo alla proprietà "la messa in sicurezza dell’area e lo smaltimento dei rifiuti". Parliamo, ovviamente, dell'ex mobilificio Becagli, di proprietà della società Antilotex, di viale XI Agosto, periferia nord ovest della città. Ieri, dopo quelli del 17 e del 14 luglio, nell'immensa ex fabbrica, 24mila metri tra capannone ed aree esterne, sono scoppiate altre fiamme, con un'altra nube nera sulla città e l'odore acre che fino a notte si sentiva fino all'area di Careggi e non solo.

Nel comunicato dell'amministrazione comunale si legge che l’ordinanza, per il momento a quanto pare di capire in via appunto di 'predisposizione', cioè in preparazione, ordina alla proprietà “l’immediata verifica delle condizioni delle aree e degli edifici in oggetto e un’accurata verifica delle condizioni delle strutture, producendo adeguata relazione con descrizione dello stato dei luoghi e le azioni da intraprendere entro e non oltre 15 giorni dal ricevimento dell’ordinanza stessa".

Inoltre "si ordina altresì alla proprietà di porre in essere, entro e non oltre 15 giorni dal ricevimento della stessa ordinanza, ogni intervento necessario a garantire l’inaccessibilità a terzi dell’area, anche procedendo a demolire tutto o parte del compendio immobiliare al fine di impedire ulteriori intrusioni o occupazioni; si ordina altresì di provvedere alla raccolta e rimozione di tutti i rifiuti (una quantità impressionante, come si può vedere dalle immagini girate all'interno, ndr) presenti nell’area e, di seguito, a provvedere a verificare l’eventuale contaminazione del suolo sottostante, producendo apposite relazioni entro e non oltre 45 giorni dal ricevimento della presente ordinanza; di porre altresì in essere ogni intervento di assicurazione e ripristino richiesti dal caso”.

Inutilmente decorsi i termini assegnati, “l’amministrazione si riserva la facoltà di adottare ulteriori atti applicando i sanzionamenti di legge e procedendo a denuncia all’autorità giudiziaria ai sensi dell’articolo 650 del codice penale”.

Il corpo di polizia municipale "è incaricato del controllo dell’esecuzione del provvedimento e della relativa sorveglianza e in caso di inosservanza procederà in via esecutiva con le modalità e i mezzi più idonei, compresa l’apposizione dei sigilli".

Nel testo si ricorda che l’immobile, di oltre 14mila metri quadrati di superficie coperta, è di proprietà privata e ormai abbandonato da anni, e ha subito varie occupazioni.

Il Comune alla proprietà: interventi "non sufficienti"

"Già nel 2015 il Comune - si legge ancora -, tramite ordinanza del dirigente edilizia dichiarò inagibile l’immobile e ordinò alla proprietà di adottare tutti gli accorgimenti per la pubblica incolumità e di eseguire gli interventi di messa in sicurezza, notificando che la stessa era responsabile di qualunque danno potesse derivare alle persone o alle cose.  La proprietà dopo lo sgombero del 2015, avvenuto a seguito di un provvedimento di sequestro preventivo adottato dall’autorità giudiziaria nel 2014, ha fatto alcuni interventi di chiusura quale muratura di varchi al piano terra e finestre al primo piano, interventi che si sono rivelati non risolutivi. Si sottolinea che la polizia municipale è intervenuta più volte in questi anni per scongiurare situazioni di pericolo o procedere con allontanamenti. Alla fine del 2018 l’immobile fu nuovamente sgomberato dalla Questura. La complessità dell’immobile e gli interventi non sufficienti messi in atto dalla proprietà non hanno scongiurato nuovi ingressi nell’area anche negli anni successivi. Recentemente per impedire l’abbandono dei rifiuti sono state installate da parte dell'amministrazione comunale anche barriere New Jersey per non consentire accessi veicolari. Nel corso degli ultimi anni vi sono state interlocuzioni con la proprietà per verificare le attività che urbanisticamente il Comune avrebbe potuto metter in atto per eliminare alcune criticità che a detta della proprietà ne limitavano la fruibilità e la vendita pur mantenendo comunque all’area una destinazione produttiva. La proprietà ha presentato contributo nella fase di ascolto del Piano operativo ed osservazioni dopo l’adozione". Nei prossimi giorni è previsto un nuovo incontro tra Comune e rappresentanti della proprietà.

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Arpat: "Finestre chiuse"

Di seguito la nota integrale pubblicata da Arpat ieri intorno alle 17:30, circa quattro ore e mezzo dopo la notizia del nuovo incendio:

"Nella zona di via Fanfani, dalle ore 13:00 di oggi 21 luglio sta bruciando nuovamente l'ex magazzino diventato un deposito di rifiuti. In questo caso sono incendiati anche i rifiuti posti all’esterno dell’immobile, circostanza che favorisce un maggior innalzamento dei fumi ed il trasporto di un particolato più grossolano, rispetto alla volta precedente in cui bruciavano solo rifiuti all’interno dell’edificio.

Il vento spira con regime di brezza e direzione abbastanza stabile da Ovest- Sud-Ovest e si prevede che si manterrà tale fino alle 22:00-23:00. Conseguentemente la zona più interessata dalle ricadute è quella compresa nel poligono limitato dalle vie Carlo Lorenzini; Pietro Fanfani; Enrico Bemporad. All'intermo di quest'area si trovano alcune abitazioni e diverse attività produttive che sono collocate a meno di 300 metri dall'origine dei fumi.

All'interno di quest'area e al Sodo occorre limitare l'inalazione dei fumi prodotti da questa miscela eterogenea di rifiuti. In accordo con la ASL si raccomanda alla popolazione residente o comunque presente nelle aree interessate dai fumi dell'incendio, di non soggiornare all'aperto, tenere le finestre degli edifici chiusi, limitare per quanto possibile la permanenza.

L’odore dell’incendio è percebile anche in aree più lontane ad est dell’incendio es. nei pressi di Careggi, ma non rappresenta lo stesso pericolo della esposizione diretta nella zona di prima ricaduta dei fumi.

ARPAT sta seguendo l’evoluzione della situazione e aggiornerà questa valutazione quando necessario".

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