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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Castello / Via Pietro Fanfani

Dentro l'ex fabbrica bruciata: gli occupanti ci vivono ancora, condizioni allucinanti / LE IMMAGINI

A tre giorni dall'ultimo rogo aria ancora irrespirabile e situazione che non accenna a modificarsi: "Andarcene? Dove?"

Tonnellate e tonnellate di rifiuti, di ogni genere, letteralmente. Indumenti, stracci, scarti industriali, migliaia di bottiglie di plastica, elettrodomestici, carrelli del supermercato, frigoriferi, lavatrici, materassi. Anche vasche da bagno.

C'è di tutto, fuori e dentro l'immensa area dell'ex mobilificio Becagli, circa 24mila metri quadri di estensione tra via XI Agosto (strada dalla quale si accede), via Mario Luzi e via Pietro Fanfani, in linea d'aria a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria di Castello.

Lunedì scorso, per molte ore, un colonna di fumo nero ha impensierito non poco i cittadini della zona e non solo. Era il secondo incendio, ma ben più grande, nel giro di pochi giorni, dopo quello sprigionatosi il 14 luglio scorso. I vigili del fuoco ci hanno messo ore per spegnerlo, con la bonifica dell'area andata avanti anche nella notte, fino a martedì.

"La mia 'casa' è bruciata, sì, io vivevo là in mezzo", dice un uomo, rumeno di etnia rom, presente oggi pomeriggio all'interno della struttura. Lo scenario è agghiacciante: l'area bruciata è di circa 13mila metri quadri. "Qua dentro siamo arrivati a viverci anche in settanta", racconta Asman, mentre con una bicicletta ed una valigia blu si allontana, sotto un sole cocente.

"Ci ho vissuto per otto anni - dice l'uomo, liberiano di 34 anni -. Un tempo avevo il permesso di soggiorno. E' scaduto, ho provato a rinnovarlo ma non c'è stato modo. Dove andrò ora? Non lo so, per ora dormirò in strada".

Accuse incrociate

Ma come è scoppiato questo ennesimo incendio? "Sono stati gli africani", dicono tre persone rientrando dopo aver pericolosamente camminato su via XI Agosto. "Non è vero, è colpa loro", indica invece a sua volta nella loro direzione Asman, prima di sparire per chissà dove. Secondo lui, la volontà era quella di bruciare parte dei rifiuti per ricavare spazio. In questo caso, una situazione poi evidentemente sfuggita di mano.

L'aria, tre giorni dopo, è ancora a tratti irrespirabile. Difficile capire come qualcuno possa viverci. "Non abbiamo altri posti dove andare", dicono del resto altri occupanti, anche loro con ogni evidenza di etnia rom. A terra sono stati messi materassi di fortuna, mentre all'interno si sono salvate almeno una decina di baracche costruite nel tempo. Vere e proprie 'casette' allestite dentro la ex fabbrica.

"Già un anno e mezzo fa avevamo sporto una denuncia querela in Procura, avvisando di tutti i rischi connessi alla situazione di totale illegalità creatasi e chiedendo il sequestro dell'area", spiega Francesco Ceccherini, il legale che assiste la famiglia.

Lo sgombero di cinque anni fa

L'area è in stato di abbandono da oltre 15 anni ed è stata ripetutamente occupata, da decine di persone. Uno sgombero era avvenuto nell'ottobre del 2018, l'area era stata anche recintata. Gli occupanti sono però tornati. Una situazione più volte denunciata dagli abitanti della zona, o da chi si trova a passare spesso su quella strada.

L'avvocato domani, per conto della Antilotex, presenterà una integrazione all'ultima querela, per chiedere di accertare cause e responsabilità del rogo di lunedì. A guardare cosa è rimasto all'interno, pare un miracolo che non ci sia scappato il morto.

Tra l'amministrazione comunale fiorentina e i rappresentanti della società ci sono stati numerosi contatti. La volontà comune che emerge, dopo anni di sostanziale abbandono, è ovviamente quella di riqualificare l'area. In passato la proprietà dell'area aveva anche cercato di affidare la sorveglianza ad una società di vigilanza. "Ma è uno spazio troppo grande. Un compito impossibile, nessuno ha accettato", riferisce ancora Ceccherini.

I risultati dei monitoraggi effettuati da Arpat, l'azienda regionale per la protezione ambientale, che lunedì aveva consigliato ai residenti in zona di tenere chiuse le finestre, dovrebbero essere resi noti domani, venerdì 21 luglio. Nel frattempo gli occupanti rimasti si accingono a passare un'altra notte nella ex fabbrica. Tra gatti che miagolano, un caldo torrido, cumuli di sporcizia e un'aria che ancora sa di bruciato e si appiccica addosso. Solo le cicale, pare, cantano serene.

FOTO - Dentro l'ex fabbrica bruciata, occupanti vivono in condizioni allucinanti

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