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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Ricerca: l'olio extravergine di oliva è un'arma contro il morbo di Alzheimer senile

Indicazioni in questo senso vengono da uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Firenze – guidati da Massimo Stefani - ora pubblicato sulla rivista scientifica Plos One. Lo studio è stato condotto sui topi transgenici

C’è un po’ tutto dentro all’olio extravergine di oliva: storia, passione, il ciclo delle stagioni, lavoro duro. Un po’ metafora della vita, condimento presente in tutte le tavole mediterranee, estratto prima verdissimo (quando è ‘nuovo’), poi con i mesi appena più giallognolo, si è preso la scena anche nella cosmetica. Gran cosa un ulivo. Gli antichi lo capirono: così l’ulivo, capace di attraversare con i suoi nodi il tempo, si è fatto biblico, o simbolo della pace. Sarà per questo che non si esaurisce.

Si perché adesso l’olio extravergine è anche un’arma anti invecchiamento utile anche nel trattamento preventivo dei danni neurologici legati all’età e al morbo di Alzheimer senile. Indicazioni in questo senso vengono da uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Firenze – guidati da Massimo Stefani del dipartimento di scienze biomediche sperimentali e cliniche e da Fiorella Casamenti del dipartimento neurofarba - ora pubblicato sulla rivista scientifica Plos One. Lo rende noto lo stesso Ateneo fiorentino. 

Gli studiosi, si spiega, hanno verificato su topi transgenici, portatori delle alterazioni collegate con l’Alzheimer, gli effetti della somministrazione dell’olio extravergine di oliva. “I topi – spiega Stefani – sono stati alimentati per due mesi con oleuropeina aglicone, il principale fenolo presente nell'olio extravergine d'oliva. Al termine del trattamento hanno mostrato assenza del deficit cognitivo e comportamentale manifestato dai topi non trattati e, a livello istopatologico, riduzione dei depositi amiloidi nel parenchima cerebrale e della reazione neuroinfiammatoria, insieme a un marcato aumento della risposta autofagica, considerata protettiva nei confronti del danno cellulare da aggregati amiloidi, che caratterizzata il morbo di Alzheimer”. 

Lo studio, finanziato dalla Regione Toscana, segue e conferma una precedente ricerca – pubblicata sempre su Plos One – condotta da Stefani con Mario Salmona dell'Istituto Mario Negri su animali meno complessi, i vermi C.elegans: manipolati per essere portatori di aggregati di beta amiloide nelle cellule dell'apparato muscolare e alimentati con oleuropeina aglicone, hanno mostrato una marcata riduzione del deficit motorio e un significativo aumento della durata della vita rispetto a quelli alimentati normalmente.

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