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Martedì, 30 Aprile 2024
I numeri della strage

Morti sul lavoro, Firenze al primo posto in Italia

Sei vittime tra gennaio e febbraio, in nessuna provincia così tante e l’elenco continua ad allungarsi. Il settore delle costruzioni si conferma quello più a rischio

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Sei morti sul lavoro in appena due mesi, il numero più alto di tutta Italia in termini assoluti. A certificare il triste primato di Firenze sono i dati Inail rielaborati dall’Osservatorio Vega Engineering. A gennaio e febbraio tutte le vittime toscane sono concentrate nella Città metropolitana a partire dalla strage di via Mariti. Da allora però la strage è proseguita con altre morti a Gambassi Terme e Pontassieve. E, allargando lo sguardo al resto della regione, a Barga in provincia di Lucca e, giovedì scorso a Ferretto di Cortona, al confine tra Toscana e Umbria. 

Firenze è nona per in graduatoria in base all’indice di incidenza sugli occupati (infortuni mortali ogni milione di lavoratori) con 13,4 che è quasi quattro volte la media nazionale (3,9) e si trova in fascia rossa, esattamente come lo scorso anno. Allora, sempre in riferimento al primo bimestre, le vittime furono quattro con un indice di incidenza di 8,7 contro il 3,2 nazionale.

Casi di morti sul lavoro per provincia

I dati del capoluogo confermano un rialzo in tutta Italia: 119 i morti, 19 in più rispetto allo stesso periodo del 2023, 91 in occasione di lavoro e 28 in itinere. A livello regionale maglia nera alla Lombardia con 17, seguita da Lazio con otto, Trentino-Alto Adige, Piemonte, Emilia-Romagna e Campania a sette, quindi Toscana (o meglio Firenze e provincia), Sicilia e Puglia con sei.

Edilizia il settore con più vittime

Nessuna sorpresa per quanto riguarda i settori dove si verificano con più frequenza gli incidenti mortali: nei primi due mesi del 2024 è sempre il comparto delle costruzioni a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro, 16 (cinque nel crollo del cantiere Esselunga di via Mariti), seguito da trasporti e magazzinaggio (nove) e da commercio e attività manifatturiere (sette).

Casi di morte sul lavoro per settore

Rischio di morte quasi triplo per i lavoratori stranieri

A livello numerico le vittime di nazionalità straniera sono 21, con un rischio di morte sul lavoro che risulta però essere quasi triplo rispetto agli italiani; gli stranieri registrano 8,8 morti ogni milione di occupati, contro 3,3. Anche in questo caso si tratta di una conferma rispetto alle passate rilevazioni. Straniere erano quattro delle cinque vittime della strage di via Mariti (tre di nazionalità marocchina, uno tunisina), così come l’operaio morto dieci giorni fa a Le Sieci (pakistano).

C’è un problema di formazione non sempre adeguata, di non perfetta conoscenza della lingua e anche di ricattabilità. Nella strage di via Mariti quattro delle cinque vittime erano straniere (tre di nazionalità marocchina e una tunisina), due irregolari. “Va cancellata la Bossi-Fini – aveva detto senza giri di parole il segretario generale della Cgil Maurizio Landini intervenendo alla manifestazione promossa insieme alla Uil davanti al cantiere Esselunga pochi giorni dopo la strage – perché i migranti non possono solo essere sfruttati. Bisogna cancellare quelle leggi che li mettono in condizione, sotto ricatto, di dover lavorare in certe condizioni. Altro che chiudere le frontiere, qui bisogna aprire gli occhi e colpire quelli che sfruttano le persone, perché quando c’è il lavoro nero e lo sfruttamento vuol dire che ci sono imprenditori che sfruttano”.

Morti sul lavoro per genere, nazionalità ed età

Un altro dato preoccupante, a livello nazionale, riguarda l’aspetto anagrafico: l’incidenza di mortalità è molto alto tra gli ultra 65enni, 13,4; in 10 hanno già perso la vita a inizio 2024, mentre la fascia di età con più casi è quella tra i 55 e i 64 anni, con 33 vittime.

I sindacati: ‘Più ispettori e Cantiere trasparente in tutti gli appalti’

La sicurezza sul lavoro è anche uno dei temi al centro del documento ‘Firenze domani’, proposte per le prossime azioni di governo nella Città Metropolitana di Firenze, realizzato da Cgil, Cisl e Uil. “Oltre alla costituzione di un osservatorio permanente sui dati relativi agli infortuni sul territorio, per prima cosa è necessario incrementare il numero degli ispettori - si legge nelle sei pagine - È però necessario focalizzarsi sul tema della sicurezza sui cantieri. La rilevazione telematica delle presenze nei cantieri attraverso la procedura ‘Cantiere trasparente’ deve diventare la regola negli appalti pubblici, come in essi deve essere sterilizzato il ricorso al subappalto a cascata”, con l’obiettivo di esportare le “buone pratiche” anche al settore privato, con un’azione attiva di pressione da parte della politica.  In riferimento ai lavoratori stranieri viene invece sottolineata la necessità di interventi “per il contrasto ed emersione dei fenomeni di sfruttamento lavorativo dei cittadini di Paesi terzi anche con politiche volte alla formazione, collocamento, e alloggio”.

Quella delle ispezioni è una delle tante note dolenti: visitando il cantiere di via Mariti, la ministra del Lavoro Marina Calderone dichiarò che nel 2023 erano emerse irregolarità di vario genere nel 76,48% dei cantieri edili controllati, percentuale che saliva all’85,2% nel caso di aziende impegnate in lavori collegati al superbonus 110%. Ma gli ispettori nonostante le nuove assunzioni (volute dal ministro Orlando con il governo Draghi) restano ancora troppo pochi: un’azienda può passare anche 15 anni senza ricevere nemmeno un controllo. 

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