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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'allarme

Le mani delle mafie sulla Toscana: un business da oltre 11 miliardi di euro

Le stime dell'ultimo rapporto Irpet denunciano illegalità e criminalità organizzata nella nostra Regione: "Territorio appetibile, qui investono". Forte presenza di quelle albanesi e cinesi. E Firenze spicca per riciclaggio, contraffazione e sfruttamento della prostituzione mentre Livorno per la droga

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Undici miliardi e 300 milioni di euro. Ammonterebbe a tanto il giro economico stimato di illegalità e mafie in Toscana. A renderlo noto, l'ultimo rapporto Irpet “Illegalità e criminalità organizzata nell'economia toscana”. Da Massa Carrara a Grosseto, da Livorno a Firenze, ogni provincia della nostra Regione subisce infiltrazioni della criminalità organizzata che toccano praticamente tutti i settori produttivi. E il modus operandi delle organizzazioni malavitose in Toscana, sia italiane che straniere, è cambiato e oggi agisce in modi che fino a pochi anni fa, non si potevano immaginare.

Più di un decimo dell'economia toscana

L'analisi di Irpet ha diviso i conti tra attività illegale ed economia sommersa. “Le attività illegali – spiega Nicola Sciclone, direttore di Irpet – ovvero l'insieme di beni e servizi la cui produzione, vendita e distribuzione, è proibita dalla legge ammonta a 1,2 miliardi di euro mentre l'economia sommersa, quindi celata alle autorità fiscali, a 10,1 miliardi di euro. Una cifra che messa insieme, oltre ad arrivare a 11,3 miliardi di euro, rappresenta l'11,7 per cento dell'economia toscana”.

Il peso nell'economia sommersa dettato dalla illegalità sarebbe simile a quello nazionale mentre quello legato alla criminalità è leggermente maggiore.

Incidenza sommerso e attività legale

Presenza e controllo del territorio: spiccano Livorno e Grosseto

Nella graduatoria regionale per presenza oggettiva - in cui rientrano associazioni di tipo mafioso, a delinquere, le interdittive antimafia, le operazioni finanziarie attribuite dalla Dia alla criminalità organizzata e le aziende e gli immobili in gestione e destinati – la Toscana è al 16esimo posto. I valori maggiori risultano a Livorno, Siena, Pistoia e Prato con Livorno e Siena che si distinguono per i reati associativi di stampo mafioso mentre Pistoia e Prato per associazione a delinquere. 

Anche sul controllo del territorio – che include danneggiamenti seguiti da incendio, attentati, sequestri di persona, estorsioni, usura e corruzione – la Toscana si colloca sotto alla media, al 13esimo posto. In questo caso, spiccano in negativo Livorno per le estorsioni e Grosseto, con quest'ultima che rientra tra le province italiane con valori superiori alla media, specialmente per attentati e sequestri di persona.Indice presenza mafiosa e controllo del territorio in Toscana (2)

Attività illecite, rifiuti e contraffazione: Firenze e Prato le peggiori

Attività illecite come riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, contraffazione di marchi e prodotti industriali, contrabbando, reati nel ciclo dei rifiuti, chili di sostanze stupefacenti sequestrati e sfruttamento di prostituzione e pedopornografia, vedono la Toscana collocarsi al 9° posto tra le regioni. Firenze, Prato e Livorno rientrano nel gruppo delle province italiane a più elevata incidenza. A Firenze pesano riciclaggio, contraffazione e sfruttamento della prostituzione, a Prato riciclaggio, contraffazione e reati nel ciclo dei rifiuti mentre Livorno si distingue per la quantità di stupefacenti sequestrati, 'tallonata' da Pisa.

Diversa la musica per i reati specifici di contraffazione che collocano la Toscana al quarto posto nazionale dopo Lazio, Campania e Liguria per pezzi sequestrati ogni 100mila abitanti. Nello specifico, la Toscana mostra una specializzazione nel settore moda. In 8 anni su 14, più del 50 per cento dei pezzi sequestrati rientrano nei settori di abbigliamento, calzature e relativi accessori. Firenze e Prato, sono coinvolte prevalentemente nella produzione di merci contraffatte, Livorno e Grosseto, invece nelle connesse attività di logistica e successiva distribuzione.Attività illecite e contraffazione regione Toscana

Società “cartiere” e reati ambientali

L’incidenza delle cosiddette società “cartiere” - ovvero che emettono fatture per operazioni inesistenti con l’intento di evadere il fisco e riciclare denaro ma non sono realmente operative, non fanno investimenti, non hanno personale o debiti bancari - è in Toscana pari al 3,6 per cento. Un dato inferiore alla media nazionale del 5. Valori superiori alla media invece per servizi finanziari e assicurativi pari al 6,6 per cento, costruzioni, 5,8 e commercio 5,4. L'incidenza territoriale maggiore di imprese con caratteristiche più assimilabili alla definizione di cartiere si ha a Grosseto col 4,9 per cento, seguita da Massa Carrara al 4,3 e il duo Pistoia-Firenze al 3,9 per cento.  

Per quanto riguarda i reati ambientali legati al ciclo dei rifiuti, la Toscana è in linea con l’andamento nazionale, con l’eccezione degli anni 2017-2019. In questo caso a 'primeggiare' è Siena, seguita da Massa, Livorno, Arezzo, Prato e Firenze. Le denunce per reati associativi con l'aggravante del metodo mafioso sono inferiori a molte altre realtà regionali - 8 tra il 2006 e il 2022 - mentre le condanne con sentenza irrevocabile sono state 14 tra il 2000 e il 2007, in pratica 0,2 per milione di abitanti.

Società cartiere e reati ambientali collegabili al ciclo dei rifiuti in Toscana.-2

Evasione, attività illegali e impatto

Andando nello specifico per quanto riguarda l'evasione Irpef, stando alle stime questa pesa per 2,5 miliardi di euro. Quella contributiva legata al lavoro irregolare invece per 604 milioni, Imu per 319 milioni e quella dell'Irap per 210 milioni.

“Il fatto che la Toscana sia in media con l'Italia non ci può confortare – afferma Vito Barone, direttore della filiale di Firenze della Banca d'Italia – anche perché nell'aspetto del dominio socio economico delle mafie in Italia, la Toscana è ottava. Quindi non è messa benissimo. Se poi mettiamo insieme attività illecite ed evasioni direi che c'è un problema importante di natura civica. Queste mancanze significano minor crescita sul lungo periodo con occupazioni inferiori, distorsione di spesa pubblica e maggior costo del credito per le imprese, specialmente quelle di piccole dimensioni a cui son richieste maggiori garanzie. Questo non vale solo per l'attività bancaria ma anche per quella assicurativa e inficia pure sull'istruzione con tante persone che abbandonano gli studi”. Istruzione che, calcoli alla mano, nel caso in cui rientrassero questi soldi potrebbe beneficiare di 370 milioni in più mentre la sanità ad esempio, di ben 2 miliardi e 184 milioni di euro.

Sommerso e spesa pubblica controfattuale

Una mafia 'specializzata'

L'evasione da lavoro irregolare avrebbe un peso pari al 3,7 per cento del valore aggiunto regionale, ovvero 3,6 miliardi di euro con 168mila lavoratori irregolari stimati nel 2020 e picchi nel settore agricolo dove raggiunge il 17,6 per cento. Gli eccessi di mortalità e le tante ditte di stranieri che hanno chiuso entro i tre anni dalla loro apertura – quasi l'1 per cento di quelle attive nel periodo 2014-2019 - e che non hanno inizialmente accertamenti fiscali, sono oggetto di attenzione da parte delle forze dell'ordine. In quest'ultima categoria, primeggiano abbigliamento, pelletteria e calzature.

“Queste ditte che chiudono, insieme al numero di imprese che utilizzano tanti part-time – spiega Filippo Spiezia, procuratore della Repubblica di Firenze – finiscono sotto la lente perché possono nascondere fenomeni di evasione fiscale e riciclaggio. C'è stata poi una evoluzione nell'internazionalizzazione delle attività criminali che colpiscono il territorio toscano. Solo per una parte nelle droghe, cartiere e riciclaggio seguendo una logica imprenditoriale che segmenta e compartimenta sempre più”.

Sarebbe quindi cambiato l'approccio dell'attività del crimine organizzato. “Oggi si specializzano in settori specifici della filiera – precisa Spiezia – Posso fare l'esempio del traffico di stupefacenti: c'è chi si occupa della acquisizione, chi della macro o micro distribuzione, chi nel riciclaggio e chi nella corruzione. In questo troviamo il ruolo delle mafie straniere, cinesi e albanesi, molto presenti su territorio”

Eccesso di mortalità, part time e incidenza ditte individuali sulle disattivazioni nella manifattura toscana

Perché la Toscana e le differenze tra mafie

Oltre a essere cambiato l'approccio della malavita in generale, ci sarebbe anche un approccio diverso sul territorio toscano da parte delle mafie, una regione che, come si legge nelle relazioni della Direzioni Investigativa Antimafia è “Particolarmente appetibile per la criminalità organizzata”.

“Se in alcune regioni le mafie controllano il territorio – spiega Alessandro Nencini, presidente della Corte di Appello di Firenze – questo non avviene in Toscana dove invece si reinvestono i capitali. Qua entrano in alcune società apportandovi capitali e spesso non rivestono neanche un ruolo di vertice. Sono semplici soci, né amministratori né altro. Però sono quelli che riciclano soldi e approvvigionano capitali perché collegati con cosche mafiose che operano fuori dal territorio toscano. Qui non si opera, qui si investe. Ed è un motivo di preoccupazione: l'inserimento di capitali è quanto di peggio possa esserci”.

Sarebbe cambiato anche il modo di investire e differirebbe tra mafia 'nostrana' e straniera. “Bisogna distinguere mafie come quella cinese e albanese dalle nostre – sottolinea Nencini – quelle italiane o per così dire tradizionali, rispetto alle altre non investono denaro se non hanno il controllo del soggetto economico che lo gestisce”.

Sotto la lente anche il settore pubblico e amministrativo. E le prossime elezioni. “I finanziamenti delle campagne elettorali oggi sono voci importanti – commenta Nencini – e per il 99 per cento con afflussi leciti. Poi c'è un 1 per cento che lascia per così dire perplessità e sul quale indaghiamo”.

Indicatori di contesto, sul rischio di una potenziale esposizione alla corruzione o legalità

Legge sugli appalti e porto di Livorno

Se si pensava che il Pnrr con tutti i suoi appalti potesse aumentare i problemi – in Toscana sono stimati nuovi lavori per 7,5 miliardi - al momento non è così. Le procedure sembrano caratterizzate da una maggior celerità dell’attività amministrativa, coi tempi rapidi che possono interpretarsi come maggior efficienza. La nuova legge sugli appalti pubblici però preoccupa.

“Gli aspetti più preoccupanti sono per i settori dell'edilizia, quello degli appalti e dei rifiuti – sostiene Enzo Ciconte, professore di storia delle mafie italiane all'Università di Pavia – le novità legislative che ci sono state, depotenziano la possibilità di capire come si muovano le attività mafiose. Appalti senza gara, aprono autostrade per l'infiltrazione mafiosa. Temo che tra qualche anno avremo sorprese negative in merito”.

Le preoccupazioni di Ciconte si spostano anche su Livorno. “Sono molto preoccupato dalla situazione del porto di Livorno – ammette – che ormai è una alternativa a Gioia Tauro e Genova per le attività criminali. Le città di mare e portuali prestano molto il fianco alle attività mafiose: se ci pensiamo, sono nate in città come Palermo e Napoli. Sono posti dove le merci riescono ad arrivare più facilmente e in maggior quantità”.

Mercato degli appalti

La Regione in campo

Per cercare di arginare il fenomeno, la Regione non intende stare a guardare. "Sono dati di assoluta rilevanza - commenta Eugenio Giani, presidente della Regione - e occorre fare gioco di squadra. Ed essere vigili quando i settori entrano in crisi, penso ad esempio al settore della moda in questo periodo. Nei momenti in cui soggetti economici si prestano alla vendita, c'è possibilità di infiltrazioni. La nostra volontà è investire perché questo non accada". 

"Prima dell'attentato dei Georgofili pensavamo che la mafia non ci riguardasse - osserva l'assessore regionale alla legalità, Stefano Ciuoffo - credo di debba servire da insegnamento. Le mafie non sono più quelle dei pizzini ma sono persone con competenze professionali e penetrano nei mercati. Bisogna formare una cultura per combattere la criminalità: la Toscana non starà a guardare".

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