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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Giubbe Rosse, ripartenza vicina: senza cimeli, ma con la vocazione culturale

La rinascita dello storico caffè di Piazza della Repubblica

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L’obiettivo era riaprire i battenti per Pasqua, dopo uno stop che dura dall’ottobre 2019, ma con tutta probabilità serviranno un paio di settimane in più. In ogni caso, come anticipato dall’Espresso, la differenza rispetto a prima salterà anche all’occhio meno attento: quando torneranno ad aprirsi alla città, le Giubbe Rosse – lo storico caffè fiorentino che all’inizio del Novecento ha visto la nascita del movimento futurista ed è rimasto per decenni uno dei maggiori circoli culturali italiani - lo faranno infatti con le pareti praticamente spoglie. Tutto ciò che era appeso ai muri, dai quadri alle stampe, è sparito.

Delle decine di opere d’arte che riempivano le sue pareti, testimonianza di un’epoca in cui il locale di piazza della Repubblica era frequentato da personaggi come Tommaso Marinetti, Ardengo Soffici, Eugenio Montale e Ottone Rosai, non c’è più traccia. Si tratta in gran parte di opere che non hanno un enorme
valore economico o artistico in sé, ma la cui importanza è data dal contesto, dalle circostanze o dal loro autore, come nel caso di una tovaglietta incorniciata su cui Montale aveva accennato qualche schizzo. Non è chiaro a quando risalga la scomparsa delle opere delle Giubbe Rosse: dopo diversi cambi di gestione, nel dicembre 2018 il Tribunale di Firenze dichiarò il fallimento della società che gestiva il locale, che interruppe l’attività poco tempo dopo.

Quando la curatela consegnò i locali al nuovo acquirente – la Scudieri International Srl, del gruppo Faro Alto Investment – che l’acquistò per poco più di un milione dopo tre aste andate deserte, le opere erano già sparite. E così, mentre la Soprintendenza emetteva un vincolo sottolineando come il locale "rappresenti una testimonianza tangibile dell'atmosfera e del fervore intellettuali che animavano Firenze nel corso del Novecento”, supervisionando i lavori di restauro durati quasi due anni, tutto ciò che era alle pareti è andato perduto. I nuovi titolari delle Giubbe Rosse non si perdono d’animo, convinti che “qualcuno” abbia fatto sparire le quadri e stampe per “garantirne la conservazione restituirle magari in attesa di una ricompensa”, ma al momento lo storico caffè letterario rischia di ripresentarsi a Firenze con le pareti tristemente spoglie.

Al di là delle pareti, comunque, dopo un anno e mezzo di lavori e interventi per oltre 2 milioni di euro, le Giubbe Rosse tornano a splendere: dal banco bar alle applique, tutto è stato studiato per riportare i locali agli antichi fasti, affidandosi ad artigiani del territorio. Solo per rifare le vetrate artistiche, ad esempio, sono stati necessari due mesi di continui processi di lavorazione del vetro. Invece di imbiancare, inoltre, i nuovi proprietari, in collaborazione con la Soprintendenza, hanno preferito eliminare i nove strati di vernice e stucco precedenti, ripristinando i colori originari anziché aggiungere un nuovo strato. In questo modo, sono stati recuperate le pareti originali. È stato invece tolto un lampadario al neon rosso degli anni Settanta, disarmonico rispetto al contesto. In ogni caso lo storico caffè di piazza della Repubblica risorgerà non soltanto nella forma, bensì anche nella sostanza: la volontà della proprietà – confermata dalla scelta di ingaggiare anche un “cultural manager” – è quella di restituire alle Giubbe Rosse quella funzione di animatrice del dibattito culturale che ha avuto in passato. E così, in una città-mangificio che conta un esercizio destinato alla somministrazione ogni 31 abitanti, l’ambizione della società è ridare vita a un luogo di incontro, confronto e arricchimento.

Secondo la proprietà, “la valenza delle Giubbe Rosse non è soltanto commerciale. Se così fosse, infatti, Firenze non avrebbe certo bisogno di un ulteriore ristorante. Pur senza dimenticare l’importanza di un’offerta di qualità, l’operazione di rinascita del locale ha invece ben altre motivazioni: restituire alla città un elemento di aggregazione culturale che oggi manca, e di cui c’è un enorme bisogno perché ogni scambio di idee è stato delegato al mondo digitale con tutte le sue storture. Creando l’humus culturale che ha generato il futurismo le Giubbe Rosse hanno dimostrato di rivestire quel ruolo, vogliamo che torni ad averlo”. Ecco perché negli ultimi mesi sono stati frequenti i contatti con enti e associazioni culturali fiorentine e toscane.

“Occorre un cambio di mentalità. Come accade già da tempo nel nord Europa e come alcuni illuminati direttori di musei tentano di fare – spiegano ancora dalla proprietà - anche a Firenze occorre trovare il modo di valorizzare l’aspetto commerciale della cultura, canalizzando l’interesse dei privati verso il mondo dell’arte, riuscendo ad essere attrattivi per una fascia di big spender che ancora guarda con attenzione alla città”. Sul futuro delle Giubbe Rosse restano ancora alcune incognite, che vanno dal definitivo nulla osta della Soprintendenza ai beni culturali e di Palazzo Vecchio fino al caso del dehor in piazza della Repubblica, le cui concessioni sarebbero già scadute ma che a causa del Covid sono state prorogate fino alla primavera 2025.

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