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Storia di un furto: la Gioconda a Firenze

Un ladro senza macchia, uno dei più famosi dipinti rubato e il suo viaggio in Italia per essere riconsegnato alla sua madre patria. Questa è la storia del furto della Gioconda nel 1911

Nel 1911 avvenne uno dei più grandi furti d’arte: venne rubata la Gioconda. Era la notte tra il 20 e il 21 agosto quando Vincenzo Peruggia, un italiano emigrato in Francia e convinto che il quadro fosse stato rubato all’Italia, decise di derubare il Louvre e restituire il capolavoro alla sua madre patria. Secondo una delle versioni della storia l’uomo era stato un dipendente del museo, per la precisione uno degli addetti al montaggio della teca di vetro per protegge Monna Lisa e quindi sapeva come smontare la copertura in poco tempo.

A quei tempi la sicurezza non era ancora molta e sicuramente non tecnologica come ai giorni nostri e Vincenzo approfittando della disattenzione di una guardia si nascose il dipinto sotto la giacca e uscì indisturbato dal museo. Altro che Arsenio Lupin.

Per ben due anni la tenne nascosta nella sua stanza in attesa di riportarla in Italia. Nel frattempo la Francia in preda al panico, non riuscendo a trovare il ladro e neanche il quadro, iniziò ad interrogare chiunque anche Pablo Picasso, che venne ovviamente scagionato.

Finalmente nel 1913 Peruggia viaggiò verso Firenze per cercare di vendere il dipinto. Arrivato in città contattò l’antiquario Alfredo Geri mandandogli una lettera nella quale affermava di essere in possesso del quadro.L’antiquario incuriosito decise di incontrare l'uomo l’11 dicembre 1913 nella stanza numero 20, al terzo piano dell’allora Hotel Tripoli, poi divenuto Hotel Gioconda, facendosi però accompagnare dal direttore degli Uffizi dell’epoca: Giovanni Poggi.

Quando i due si accorsero che l’opera non era uno dei tanti falsi che circolavano in quegli anni, ma l’originale, decisero di “ingannare” il ladro chiedendogli di consegnare il quadro per verificarne l’originalità. Mentre l’uomo passeggiava per le vie della città venne arrestato, poi giudicato mentalmente minorato e condannato ad un anno e quindici giorni, la sentenza venne poi rivista e ridotta a sette mesi e qualche giorno, la difesa giocò la carta del patriottismo, che effettivamente fu l’unica ragione che spinse Peruggia a rubare il quadro.

Vista la situazione amichevole tra Italia e Francia il quadro prima di essere riconsegnato al Louvre fece il giro d’Italia prima gli Uffizi, poi all'ambasciata di Francia di Palazzo Farnese e alla Galleria Borghese a Roma.

Al suo ritorno in Francia, il 4 gennaio 1914, la Monna Lisa trovò ad attenderla il Presidente della Repubblica francese e tutto il Governo. Un po’ del fascino esercitato dal quadro è merito di questo furto.

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