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Forteto: "C'erano gli elementi per scioglierlo". Ma il governo disse "no" al commissariamento

L'ispettore racconta le gravi anomalie: "Cooperativa agricola che accoglie minori ammette che si possano far lavorare"

Nel 2013 l'ispettore del Ministero dello Sviluppo Economico Fabio Fibbi, insieme al collega Lorenzo Agostini, fu incaricato di effettuare una verifica al Forteto. La richiesta del Mise, che ha prerogative sugli aspetti mutualistici della cooperativa, arrivò in seguito all'arresto di Rodolfo Fiesoli e all'inchiesta aperta dalla Procura di Firenze sulla comunità.

Alla fine di quella verifica gli ispettori chiesero, con un verbale datato 10 ottobre di quell'anno, il commissariamento della cooperativa. Poco meno di un mese dopo Fibbi, audito oggi in Commissione d'inchiesta parlamentare sul caso Forteto, ricevette però dal Dipartimento del Mise l'incarico per un supplemento di ispezione perché gli "elementi non erano sufficienti per commissariamento senza passare prima da una diffida", ha spiegato.

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Eppure, a suo dire, ci sarebbero stati persino "gli elementi per sciogliere la cooperativa per il mancato perseguimento dello scopo mutualistico", perché quelle anomalie erano "insanabili".

Tante anomalie, come quella che i soci non percepissero i soldi dello stipendio, o che venissero dati "100 euro per chi fumava". E persino la sottoscrizione di strumenti finanziari all'insaputa dei soci.

Fino a quell'evidenza clamorosa, evidenziata dallo stesso Fibbi in commissione: "Nello statuto della cooperativa c'era una norma strana, cioè che poteva accogliere minori", ha sottolineato. Tutto mentre "il Forteto non è una cooperativa sociale che ha compiti di reinserimento", ma una cooperativa agricola. E quindi, ha messo in evidenza lo stesso ispettore: "Se mi fai entrare un minore ammetti che si possa far lavorare un minore".

In un momento cruciale dello scandalo Forteto, e di fronte alle tante storture, qualcuno al Ministero non fu dunque d'accordo nel mettere in atto le richieste degli ispettori per togliere la cooperativa dalle mani di chi l'aveva condotta a compiere le atrocità dimostrate dalle sentenze. Le motivazioni? "Gli elementi non sarebbero stati sufficienti per il commissariamento senza passare prima da una diffida", ha spiegato Fibbi in commissione.

"Quando siamo tornati, il 23 maggio 2014, la cooperativa aveva ottemperato alle prescrizioni e noi non abbiamo potuto fare nient'altro", ha aggiunto. Fra la prima ispezione di Fibbi ed Agostini ed il dietrofront sul commissariamento ci fu un cambio della guardia a Palazzo Chigi. Il governo presieduto da Enrico Letta fu rimpiazzato da quello di Matteo Renzi. E la rotazione nei ministeri vide l'arrivo, fra gli altri, di Federica Guidi al Mise, dell'ex presidente nazionale di Legacoop Giuliano Poletti al lavoro e di Andrea Orlando alla giustizia.

Fibbi ha anche tirato in ballo le responsabilità di Legacoop e Confcooperative, alle quali il Forteto era associato. L'ispettore ha sottolineato come "la vigilanza ordinaria sia svolta dalle associazioni di categoria" e quindi "chi ha svolto le revisioni ordinarie dovrebbe aver visionato le prescrizioni che erano state fatte dalla cooperativa" dopo le ispezioni.

La decisione di non dare seguito alle richieste degli ispettori ha tardato, di fatto, di cinque anni l'arrivo del commissario, nominato soltanto nel 2018 dal governo Conte primo. Cosa abbia provocato questo ritardo resta ancora un mistero. Per ora.

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