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Cronaca Sesto Fiorentino

Aprivano e chiudevano ditte per evadere il fisco: 17 condannati

Uno studio di commercialisti avrebbe permesso a imprenditori, quasi tutti cinesi, di evadere 14 milioni di euro di tasse. Sequestrati in misura cautelare beni per oltre 40 milioni

Diciassette condannati in primo grado con tanto di riconoscimento di associazione a delinquere. È quanto stabilito dal giudice per l'udienza preliminare di Firenze nei riguardi di alcuni imprenditori di origine cinese e di un commercialista e una consulente del lavoro con lo studio a Sesto Fiorentino con quest'ultimi che, tramite il meccanismo “apri e chiudi”, avrebbero permesso alle aziende di eludere il pagamento di imposte per 14 milioni e 264mila euro. A beneficiare dei magheggi dei commercialisti, pelletterie, borsettifici, istituti di bellezza, parrucchieri, bar e ristoranti. 

Quanto è emerso dalle indagini

L'evasione sarebbe stata permessa tramite la sistematica apertura e chiusura nel corso del tempo delle imprese, che cambiavano nome e intestatario oltre a trasferire ricavi, lavoratori e clienti da un'azienda all'altra. Il lavoro delle forze dell'ordine ha consentito di individuare anche la complicità di svariati imprenditori cinesi, titolari formali di oltre ottanta imprese coinvolte, attualmente indagati. Nel corso delle indagini, il 19 luglio 2021, erano state emesse cinque misure cautelari nei confronti dei cinque professionisti ora imputati - destinatari di custodia cautelare in carcere - e altre ventiquattro nei confronti di imprenditori di origine cinese, tutti tratti agli arresti domiciliari, in quanto considerati i titolari "di fatto" delle aziende, nonché la misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nei confronti di un commercialista. 

Sequestrati beni per oltre 40 milioni di euro

Oltre 40 milioni di euro di beni sono stati sequestrati in maniera preventiva a scopo cautelare a seguito delle indagini. Tra queste 19 aziende individuali, 363mila euro in contanti, conti correnti con 1 milione e 900mila euro per un valore pari a circa 8,8 milioni, quote sociali di 4 società di capitali, 26 immobili, un terreno, 22 autoveicoli, 3 motoveicoli. I beni sono suscettibili di confisca e di sequestro conservativo per il soddisfacimento delle pretese dell'erario. Questo è avvenuto anche perché l'Agenzia delle Entrate si è costituita parte civile nel processo.

Condanne e confische

La sentenza non è definitiva. La responsabilità dovrà essere vagliata nei gradi di giudizio successivi così come le condanne potranno essere confermate come ritrattate. Le pene però sono state importanti. Quelle più gravose hanno riguardato un imprenditore, quattro anni e quattro mesi di reclusione, due commercialisti, quattro anni, e un altro professionista alla pena di tre anni e otto mesi. Reati tributari come evasione delle imposte e bancarotta fraudolenta, si sono aggiunti a quelli di associazione a delinquere. In merito alle condanne, il tribunale ha stabilito la confisca agli imputati 4 milioni 876mila 132 euro, che avverrà se la sentenza sarà confermata. Un imprenditore cinese ha patteggiato mentre tutti gli altri imputati sono stati rinviati a giudizio. 

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