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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Imprenditoria e chiusure negozi: a Firenze in quattro anni 6.500 lavoratori autonomi in meno 

In difficoltà anche la ristorazione. “Settore saturo, soprattutto nelle città turistiche”

Quasi 4mila società e oltre 2.500 ditte individuali. Nel crollo dei lavoratori autonomi in Toscana, circa 15mila in meno dal 2019 a oggi, Firenze guida la classifica, il 40% dei posti scomparsi riguarda infatti la città metropolitana, con diminuzioni superiori alla media: un calo rispettivamente del 3,8 e del 5% contro -1,8 e -4,2% della Toscana. È quanto emerge disaggregando i dati del report di Confesercenti, che mostra un quadro complicato per tutti i settori. Del resto per facili conferme basta vedere la quantità di bandoni abbassati, a cominciare dal centro storico, dove la scomparsa di negozi e botteghe familiari è ormai una tendenza consolidata e non fa praticamente più notizia. “È un sistema Paese dove è sempre più difficile tentare l’avventura imprenditoriale”, dicono dall’associazione di categoria. O anche solo mantenerla. 

I numeri

Il ‘tonfo’ più pesante è quello del commercio al dettaglio, -1622 unità: la pandemia, con la forte spinta agli acquisti online e il caro-vita (in primis per i prezzi energetici), più complicati da fronteggiare per piccole e micro imprese, hanno impresso un’ulteriore accelerata. In percentuale la diminuzione è stata dell’8,7% per le ditte individuali e dell’8% per le altre; cifre simili per il commercio all’ingrosso, -7,7 e -7,4%. E, nonostante la ripresa del turismo che si avvicina ai livelli pre pandemia, anche le attività dei servizi di alloggio e ristorazione scontano un segno ‘meno’, seppur con risultati migliori rispetto al dato regionale (-3% per le ditte individuali anziché -4,3%, -0,6% invece di -1,2% per le restanti).  “Per il commercio tradizionale siamo di fronte ad una crisi di sistema che dura da tempo e deriva dal doversi confrontare con grandi supermercati, outlet e l’online; per la ristorazione siamo di fronte a un dato nuovo, in controtendenza. La spiegazione è quella della saturazione del mercato negli ultimi quattro-cinque anni, specialmente nelle città turistiche dove le attività commerciali vengono sostituite dal ‘food’ e questo non vale solo per Firenze. Alla fine, turisti e non, mangiamo tutti tre volte al giorno! Un dato particolare, che non si nota subito, è che la flessione è soprattutto nelle strutture dove c’è il ricettivo insieme”, commenta il presidente regionale di Confesercenti Nico Gronchi. 
L’unico incremento percentualmente significativo, mai si partiva da numeri più bassi, è il comparto dei servizi delle agenzie di viaggio e dei tour operator, con le ditte individuali passate da 212 a 220, +3,8%. Le eccezioni positive però sono davvero pochissime in tutta la Toscana e nei settori numericamente più consistenti (il commercio all'ingrosso e al dettaglio), si registrano cali ben oltre il 10% nelle province di Lucca e Pisa.

Le proposte

Per fermare l’emorragia, suggerisce, Gronchi, “servono meno oneri burocratici e più sostegni per questa parte importante del nostro sistema economico, ed è necessario pensare a un alleggerimento degli oneri previdenziali e fiscali per le nuove attività imprenditoriali, per un periodo non inferiore a tre anni dall’avvio”. Ma, aggiunge, ci vorrebbero anche interventi ad hoc per i negozi di vicinato: “Si deve introdurre una fiscalità di vantaggio per quelli con un fatturato inferiore ai 400mila euro l’anno, per contrastare il fenomeno della desertificazione commerciale che sta interessando sempre più grandi e piccoli centri urbani italiani, con un grave impatto non solo sul settore ma anche sull’offerta di servizi ai cittadini”.

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