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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

WhatsApp, l'esperto: "Più lunga è una chat, più prevalgono rabbia e tristezza"

Il neuroscenziato Gallese: "Emoticon? Correlato emotivo, ma comunicazione è più povera"

"Uno studio ha dimostrato che quanto più lunga è una chat, indipendentemente dall'argomento, più tendono a prevalere nelle persone le emozioni negative su quelle positive, soprattutto rabbia e tristezza. Non ho detto che più siamo sui social e più diventiamo tristi, ho detto semplicemente che, siccome il tempo che trascorriamo con questa modalità di relazionarci agli altri è percentualmente sempre maggiore, non dobbiamo illuderci che quando spegniamo il telefonino si riparte punto a capo come se non fosse successo niente. È come dire che se io passo il pomeriggio a litigare con qualcuno, quando poi esco da quell'ambiente e lascio quella persona quel litigio non ha lasciato strascichi".

Così il neuroscienziato italiano di fama mondiale Vittorio Gallese, professore ordinario di Psicobiologia presso l'Università di Parma, intervistato dalla Dire in occasione dell'inaugurazione del 62esimo Congresso Nazionale della Sno - Scienze Neurologiche Ospedaliere (in programma a Firenze fino a sabato prossimo), dove ha tenuto la lettura magistrale dal titolo 'Visioni digitali. L'esperienza di sé e degli altri nell'era della rivoluzione digitale'.

Interpellato poi in merito all'utilizzo delle emoticon nelle chat, il professor Gallese ha così risposto alla Dire: "L'emoticon cerca in qualche modo di compensare l'impoverimento del linguaggio scritto, che non è una prerogativa di quello digitale: noi quando comunichiamo con gli altri in presenza parliamo e loro ci ascoltano- ha spiegato- ma accompagniamo le parole con una mimica facciale, con un atteggiamento del corpo, cioè con tutta una serie di indici che aiutano l'altro a capire dove vogliamo andare a parare e che cosa stiamo dicendo. Ironizzare con il linguaggio scritto è più complicato, ancora di più se questa parola scritta è liofilizzata come nelle chat. Quindi ci siamo inventati le emoticon per aiutare a dare un correlato emotivo all'asciuttezza delle parole, ma è molto più povero della comunicazione che avviene in presenza - ha concluso il neuroscienziato -, su questo non ci sono dubbi".

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