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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Via Vecchia di Pozzolatico

8 Marzo: una piazzetta per Natalia Ginzburg

L’intitolazione oggi con il sindaco Nardella, gli assessori Albanese e Martini e la presidente del Quartiere 3 Perini

Si amplia il numero dei luoghi della città dedicati a donne. Stamani, in occasione dell’8 marzo, si è svolta la cerimonia di intitolazione di una piazzetta lungo via Vecchia di Pozzolatico a Natalia Ginzburg, scrittrice di primo piano della letteratura italiana del Novecento.

Alla cerimonia hanno presenti tra gli altri il sindaco Dario Nardella, gli assessori alle pari opportunità Benedetta Albanese e alla Toponomastica e Cultura della Memoria Alessandro Martini, la presidente del Quartiere 3 Serena Perini, il presidente della commissione toponomastica Mirko Rufilli.

Una strada dedicata a David Sassoli: la proposta di Nardella

“Abbiamo scelto di intitolare questa piazzetta in uno dei luoghi più belli della città proprio oggi, nel giorno della Festa della donna che quest’anno purtroppo celebriamo con il lutto nel cuore a causa della guerra in corso – ha esordito il sindaco – .È comunque l’occasione per fare una riflessione sul ruolo delle donne nella vita quotidiana, nella società civile in Italia e nel mondo. Nelle emergenze degli ultimi anni sono state le donne pagare il prezzo più alto. E per questo l’8 marzo deve essere anche un giorno di gratitudine e di impegno reale per trasformare la società civile”.

Sulla figura di Natalia Ginzburg il sindaco Nardella ha aggiunto: “Questa intitolazione ci riporta con la memoria al periodo del fascismo e del nazifascismo, ci ricorda le difficoltà che ha vissuto per la sua origine ebraica e per la sua religione in un periodo difficilissimo per l’Italia. E ci permette di riflettere sul ruolo delle donne durante la Seconda Guerra Mondiale e l’oppressione fascista. Un ruolo straordinario, spesso non valorizzato abbastanza, Questo luogo vuole quindi ricordare una grande intellettuale e scrittrice ma anche una donna che ha attraversato e vissuto in prima persona la storia italiana del secolo scorso” ha concluso il sindaco Nardella.

Chi è Natalia Ginzburg

Biografia

Natalia Ginzburg (nata con il nome Natalia Levi) nasce a Palermo il 14 luglio 1916. Il padre è il celebre scienziato ebreo Giuseppe Levi e la madre è la milanese Lidia Tanzi. Il padre, oltre a essere un grande scienziato (tra i suoi allievi illustri ricordiamo Rita Levi-Montalcini), è anche un professore universitario che condivide gli ideali antifascisti. Per la loro opposizione al regime fascista, Giuseppe Levi e i suoi tre figli maschi vengono arrestati e processati.

La gioventù

Natalia trascorre la sua infanzia in un'epoca difficile, caratterizzata dall'affermazione del regime fascista al potere e dall'emarginazione della popolazione ebraica. La giovane cresce in un ambiente culturale e intellettuale antifascista e si abitua presto ai continui controlli che la polizia fascista effettua nella sua abitazione. In tenera età assiste all'arresto del padre e dei suoi fratelli. Nell'infanzia viene istruita a casa, ricevendo un'educazione elementare attraverso lezioni private. In età adolescenziale Natalia frequenta il liceo classico e, dopo aver finito gli studi, segue dei corsi di letteratura universitaria, che presto però abbandona. All'età di diciotto anni, non avendo portato a termine gli studi accademici, inizia a dedicarsi alla sua attività letteraria, scrivendo il racconto "I bambini", che viene pubblicato nel 1933 nella rivista Solaria. Quattro anni dopo traduce anche l'opera francese di Marcel Proust, "Alla ricerca del tempo perduto".

Il matrimonio

Nel 1938 si unisce in matrimonio con l'intellettuale Leone Ginzburg. Dal loro matrimonio nascono tre figli: Andrea, Alessandra e Carlo. In questi anni stringe buoni rapporti d'amicizia con molti esponenti dell'antifascismo torinese e ha forti legami con la casa editrice piemontese Einaudi, di cui il marito è il cofondatore. Questi, con Einaudi, pubblica numerose sue opere di letteratura russa, materia che insegna in qualità di docente universitario. Due anni dopo, il marito viene condannato all'esilio per motivi politici e razziali. Natalia Ginzburg e i figli lo seguono a Pizzoli, in Abruzzo. In questo periodo la scrittrice realizza un nuovo romanzo con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte intitolato "La strada che va in città". Il loro trasferimento forzato finisce nel 1943. L'anno dopo Leone Ginzburg viene nuovamente arrestato per editoria clandestina, attività portata avanti insieme alla moglie, e imprigionato nel carcere romano di Regina Coeli.

La morte di Leone Ginzburg

Dopo aver subito continue e atroci torture, Leone muore nello stesso anno. Questo evento drammatico è molto doloroso per Natalia che deve farsi forza e crescere da sola i suoi tre bambini. Dopo aver lasciato Roma Natalia Ginzburg torna in Piemonte, a Torino, dove inizia a lavorare per Einaudi. Nello stesso anno la casa editrice piemontese pubblica anche il suo romanzo. In Piemonte la raggiungono anche i suoi genitori e i suoi figli che, nel periodo dell'occupazione nazista hanno trovato riparo in Toscana. Nel 1947 scrive un nuovo romanzo, "E' stato così", in cui racconta i momenti difficili che ha dovuto affrontare sotto il regime di Mussolini. Questo testo letterario riceve anche l'importante premio Tempo.

Il secondo matrimonio

Tre anni dopo sposa Gabriele Baldini, docente universitario di letteratura inglese e direttore dell'Istituto Italiano di Cultura avente sede a Londra. Dalla loro unione nascono due bambini, Susanna e Antonio, che purtroppo ben presto presentano problemi di salute. Con il marito e i figli si trasferisce a Roma dove continua a dedicarsi all'attività letteraria, approfondendo in modo particolare il tema della memoria, legata alla sua terribile esperienza sotto il regime fascista, e quello della famiglia.

Gli anni '50 e '60

Tra il 1952 e il 1957 la produzione letteraria di Natalia Ginzburg è intensa. Tra i suoi testi si ricordano: "Tutti i nostri ieri", "Valentino", con cui vince anche l'importante premio Viareggio, e "Sagittario". Negli anni Sessanta pubblica anche altri romanzi come "Le voci della sera", "Cinque romanzi brevi", "Le piccole virtù" e il celebre "Lessico famigliare".

Lessico famigliare

In questo libro la scrittrice descrive episodi di vita quotidiana della sua famiglia natale. Il padre Giuseppe è il personaggio principale del romanzo. Natalia, con una sottile ironia e provando affetto per la propria famiglia, descrive con attenzione tutte le vicende che fanno da contorno al suo contesto familiare. All'interno del romanzo, oltre alla figura del padre, menziona anche la madre e i suoi tre fratelli, ricordati più volte a causa del loro arresto e della loro prigionia. Il romanzo racconta anche la drammatica morte del suo primo marito Leone Ginzburg nel carcere di Regina Coeli, l'ingiusta persecuzione degli ebrei italiani, e il suicidio da parte dell'amico scrittore Cesare Pavese. Con quest'opera, nel 1963, Natalia Ginzburg ottiene anche il premio Strega.

Gli anni '70 e '80

Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta traduce un'altra opera di Marcel Proust, "La strada di Swann". Scrive inoltre numerosi romanzi, tra cui si ricordano: "Mai devi domandarmi", "Vita immaginaria", "Caro Michele", "Famiglia", "La città e la casa" e "La famiglia Manzoni". L'autrice si dedica anche alla realizzazione di due commedie: "Ti ho sposato con allegria" e "Paese di mare". Oltre all'attività letteraria, continua a militare in ambito politico e nel 1983 viene eletta come esponente del Partito Comunista all'interno del Parlamento italiano. Dopo aver finito di tradurre "Una vita", romanzo scritto dall'autore francese Guy de Maupassant, Natalia Ginzburg muore nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 1991, all'età di 75 anni.
 

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