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Arte: i tesori di Firenze

Arte: i tesori di Firenze

A cura di A cura di Rosanna Bari (Giornalista pubblicista e guida turistica qualificata di Firenze)

Chi sono Nata ad Augusta, in Sicilia, da quasi 20 anni vivo a Firenze, culla del Rinascimento. Ho sempre lavorato nel campo dei Beni Culturali, occupandomi di Catalogazione di Beni Archeologici presso la Soprintendenza di Siracusa e Palermo, e di Beni Storico-Artistici a Firenze. Infine, per curare un altro aspetto del mio lavoro, quello della divulgazione, mi sono qualificata come Guida turistica, per poter così trasmettere, a chi mi ascolta, la mia grande passione per l'Arte. Inoltre collaboro con riviste di settore. Contatti cell. 339-1667051 e-mail: rosannabariguida@gmail.com

Arte: i tesori di Firenze

La peste del 1630 a Firenze: la cosiddetta "peste manzoniana"

L'opera ci permette di conoscere l'assetto architettonico della Piazza in quegli anni, con la facciata della Cattedrale in pietra e il palazzo della Compagnia affrescato con le "Opere di Misericordia"

La peste, nel corso dei secoli, è stata una delle epidemie che ha causato il più alto numero di morti, in special modo quella del 1629-1633 che colpì gravemente parte dell'Europa, l'Italia settentrionale e la Toscana. Prima di allora, un'altra grande epidemia, ricordata anche da Giovanni Boccaccio nel suo Decameron, fu la "peste nera" del 1348. Durante la peste, fattori come promiscuità e scarsità delle norme igieniche favorirono il diffondersi della malattia, soprattutto attraverso topi e pulci che rappresentarono così il principale veicolo di infezione.

Anche la movimentazione delle merci, specialmente via mare, portò l'epidemia in nuovi porti e nelle città a cui essi appartenevano, favorendone ulteriormente la propagazione e facendo sì che l'epidemia stentasse a scomparire. Nel 1630-'31, durante il governo del Granduca Ferdinando II, anche Firenze fu colpita dalla terribile epidemia. Per contrastare la sua diffusione fu indetta una quarantena generale, inoltre, per entrare in città era necessario avere "la bolletta di sanità", cioè un lasciapassare che attestasse la provenienza da luoghi sicuri. Rispetto alle epidemie precedenti, però, l'approccio e la gestione della malattia furono portati avanti in modo diverso: questo fu possibile grazie al progresso scientifico di quegli anni, sostenuto dal Granduca e di cui Galileo Galilei fu il simbolo.

"La peste a Firenze nel 1630", è il titolo del dipinto realizzato verso la metà del '600 e appartenente alla Misericordia di Firenze, oggi esposto nel salone di ingresso della Compagnia.

La scena mostra piazza del Duomo e, in primo piano, il prezioso lavoro dei Fratelli della Misericordia che, in veste nera, sono impegnati nel soccorso degli appestati. L'importante opera, inoltre, ci permette di conoscere l'assetto architettonico della Piazza in quegli anni, con la facciata della Cattedrale in pietra e il palazzo della Compagnia affrescato con le "Opere di Misericordia". Nel 1630 Milano fu una delle città del Settentrione più colpite dall'epidemia, tant'è che Alessandro Manzoni ne parlò diffusamente nel suo celebre romanzo "I promessi sposi". Egli, per la stesura finale, nel 1827 si spostò a Firenze per "risciacquare i panni in Arno", intendendo così di voler dare al romanzo un'impronta di modernità linguistica, immergendosi nel quotidiano della lingua parlata fiorentina. Lo scrittore abitò in un palazzo sul Lungarno Corsini dove, ancora oggi, una targa posta al di sopra del portone d'ingresso ne ricorda il suo soggiorno fiorentino.

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