Basilica di Santa Croce: il cenotafio di Dante
A cura di Rosanna Bari
Sulle tracce del Sommo Poeta, nel settecentenario della sua morte, entriamo nella basilica di Santa Croce, il "tempio dell'itale glorie", così come la definì Ugo Foscolo, in quanto custode delle tombe di importanti artisti, letterati, politici, scienziati che hanno dato lustro all'Italia e che sono stati qui sepolti.
All'interno del luogo sacro, al centro della navata di destra, troviamo il cenotafio di Dante, cioè la tomba vuota. Il suo corpo, infatti, riposa nel mausoleo, un tempietto in stile neoclassico, presso la basilica di S. Francesco a Ravenna, per sempre lontano dalla sua Firenze che lo aveva esiliato per questioni politiche.
Sull'onda dell'emozione che aveva portato a pensare al rientro del corpo di Dante a Firenze, il granduca Ferdinando III commissionò un monumento funebre per custodirne degnamente i resti. I lavori furono finanziati tramite una sottoscrizione pubblica, supportata dalla "Gazzetta di Firenze" e dalla poesia di Giacomo Leopardi "Sopra il monumento a Dante da farsi in Santa Croce".
L'imponente opera fu realizzata nel 1829 dallo scultore Stefano Ricci, esponente della corrente neoclassica. Egli si era formato all'Accademia di Belle Arti di Firenze, divenendone successivamente insegnante di scultura.
L'artista raffigurò il poeta seduto e pensieroso, sotto di lui le parole tratte dalla Divina Commedia: "Onorate l'altissimo poeta". A sinistra, la personificazione dell'Italia, a destra la Poesia, che appoggiata alla tomba regge una corona d'alloro, simbolo di sapienza e di gloria, ed affranta piange per la perdita del Sommo Poeta.
Il sepolcro, destinato a contenere le spoglie del "divin poeta", fu inaugurato il 24 Marzo 1830. Qualche giorno prima, Gino Capponi aveva scritto a Giacomo Trivulzio: "Il monumento a Dante sarà scoperto in questi giorni, ed è riuscito grandioso e di bella esecuzione".
Il prossimo 25 Marzo, invece, nell'ambito delle celebrazioni dantesche organizzate dalla città di Firenze, sarà inaugurato il restauro del monumento, per rendere doveroso omaggio ad uno dei suoi più grandi figli, destinato a restare per sempre nella memoria degli uomini.