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Cronaca

Toscana a un passo dalla zona arancione. I ristoratori: "Non fateci chiudere per San Valentino"

Cosa si potrà fare e cosa no con le nuove restrizioni

La Toscana è a un passo dalla zona arancione. Ad ammetterlo ieri è stato lo stesso Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. Ad allarmare e a far prevedere il restringimento delle misure per la nostra regione sono l'aumento dei contagi e dei ricoveri in ospedale, anche in terapia intensiva, oltre ai focolai per le varianti del virus scoppiati in alcune zone (come a Chiusi).

La decisione arriverà venerdì 12 febbraio dalla cabina di regia del governo che aggiornerà la situazione in tutte le regioni d'Italia. E il Ministero della Salute firmerà l'ordinanza. 

Sicuramente il giallo resta per adesso sul giorno in cui scatteranno le nuove misure. Nel mezzo balla una data non certo banale: San Valentino. Per domenica 14 febbraio i ristoranti hanno fatto il pieno delle prenotazioni, organizzando il menu "romantico" per l'ora di pranzo (a causa dell'imposizione della chiusura alle ore 18). Se il governo farà scattare l'arancione perderanno gli incassi: l'ennesima "mazzata" su una stagione già molto nera. Se il provvedimento partirà da domenica o da lunedì dipenderà da quando sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Centro: pienone per il weekend dei saldi

Gli imprenditori della ristorazione lamentano gestori da pagare, dispense e frigoriferi pieni, personale che solo da pochi giorni è rientrato a lavoro e che ora rischia di tornare di nuovo a casa. E dopo cinque settimane di zona gialla, spiegano, si rischiano danni da milioni di euro e la chiusura definitiva di migliaia di attività.

“Il nuovo governo deve superare ed eliminare il sistema a semaforo. Da cinque settimane siamo in zona gialla e il numero di contagi è rimasto comunque sotto controllo. Tutte le indagini dimostrano che i ristoranti sono luoghi sicuri: non ci sono prove scientifiche che non lo siano”, sottolinea Pasquale Naccari, portavoce Tni-Tutela Nazionale Imprese e presidente di Ristoratori Toscana, che ribadiscono la richiesta di riaprire i locali anche a cena.

“E' assurdo che in tutto questo tempo non siano ancora state trovate le misure che possano permettere ai locali di rimanere aperti. La chiusura delle nostre attività non è la soluzione ma solo una scorciatoia. Un'indagine pubblicata da un pool di scienziati in Lombardia evidenzia lo scarso impatto dei pubblici esercizi nella creazione di focolai: 3/4 avvengono in casa, il resto a lavoro o in altri luoghi. Solo lo 0,8% nei locali – prosegue Naccari -. Quindi non ha senso tenerci chiusi". 

Cosa cambia con la zona arancione

Il principale cambiamento quest'area riguarda il divieto di consumazione cibi e bevande all’interno dei ristoranti e delle altre attività di ristorazione (compresi bar, pasticcerie, gelaterie etc.) e nelle loro adiacenze. I ristoranti, dunque, rimarrebbero aperti solo per l'asporto e il domicilio.

Inoltre:

  • si può continuare ad uscire liberamente senza dover giustificare il motivo dalle 5 alle 22, ma solo nello stesso comune. Altrimenti serve l'autocertificazione per motivi di lavoro, salute o necessità o per servizi non presenti nel proprio. E' consentita una sola visita al giorno a casa di parenti o amici, nello stesso comune, in massimo 2 persone più figli minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi. Dai comuni fino a 5.000 abitanti spostamenti consentiti anche entro i 30 km dai confini con divieto di andare nei capoluoghi di Provincia. Vietato circolare dalle 22 alle 5, salvo comprovati motivi di lavoro, necessità o salute. Rientro alla residenza, domicilio o abitazione sempre consentito;

  • i negozi sono aperti, restano chiusi i centri commerciali nel fine settimana (eccetto farmacie, presidi sanitari, alimentari, tabacchi, edicole e parafarmacie); va autocertificata l'uscita dal comune per spese di prima necessità o per convenienza;

  • scuole: attività in presenza al 100% per scuole dell'infanzia, elementari e medie. Alle superiori didattica in presenza alternata per minimo il 50% e fino al 75% degli alunni. Università aperte/chiuse su autonoma decisione, in base all'andamento dell'epidemia;

  • trasporti: riempimento massimo al 50% dei mezzi, ad eccezione del trasporto scolastico dedicato;

  • chiusi musei, mostre teatri, cinema, palestre e piscine. Aperti i centri sportivi.

  • restano sospese le attività di sale scommesse, bingo, sale giochi e slot machine anche in bar e tabaccherie.

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