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Cronaca Novoli / Via Valdorcia

Prostitute a Novoli: si vendevano anche minorenni e donne incinte

Smantellate due organizzazioni che sfruttavano la prostituzione a Novoli: romeni sottoposti ad albanesi pagando per le strade dove far vendere le ragazze. Quest'ultime comprate in patria per meno di 800euro

prostituzione_4Due squadre, parti di una struttura che gestiva il mercato della prostituzione in via Valdorcia a Novoli.  Un'organizzazione sorretta da due albanesi l’altra da quattro romeni ora accusati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, anche minorile, riduzione in schiavitù e tratta e commercio di persone. Il gip ha emesso sei ordini di custodia cautelare, per il momento i carabinieri  ne hanno eseguiti tre. Misure cautelari anche per le mogli di due componenti delle organizzazioni, dovranno presentarsi quotidianamente in caserma.

Le donne assoggettate erano diventate merci. Venivano comprate ad un prezzo tra i 500 e gli 800 euro, poi sulla strada si dovevano vendere tra 30 e 100 euro; un tariffario cinico e preciso. L’indagine partì un’anno fa, i primi giorni del 2010, dopo la segnalazione di ragazze dai  vestiti succinti che portavano uomini all'interno di un appartamento.

BOSS - A “comandare” era la coppia di albanesi.  Z.A, 32enne detto Alex, ed un suo connazionale 27enne erano i "proprietari della strada”. A loro spettava decidere dove posizionare le ragazze, la somma da esigere per la postazione assegnata e la protezione in loco. Il duo sfruttava anche attivamente le proprie lucciole facendole prostituire nei marciapiedi migliori.

Al secondo gradino della piramide c’erano i romeni, pagavano ai boss albanesi la concessione per piazzare le ragazze in una strada piuttosto che in un’altra.  N.F., 51enne detto Fane, era l'uomo di punta della sua organizzazione.  Dirigeva le attività  di meretricio  in casa e in strada, pur seguendo le direttive degli albanesi. Faceva prostituire anche la moglie,  pur di avere un ritorno economico.
Si faceva aiutare dal fratello 40enne, al momento sfuggito all'arresto, oltre che dalle loro coniugi. Il terzo elemento era S.P 32enne. A lui era stata assegnata una porzione di territorio con almeno cinque ragazze, di cui era proprietario. Infine I.M., 43enne, uomo di fiducia di Fane in pratica il suo vice. Quando il boss si assentava, era incaricato della gestione e del controllo della moglie e delle ragazze, oltre al reclutamento di nuove schiave del sesso.  L’uomo è da marzo detenuto in Germania per  clonazione di bancomat.

MINORENNI - Il boss ha sfruttato per parecchi mesi anche una connazionale minorenne: la ragazza era stata indotta a prostituirsi a dodici anni e venduta a vari aguzzini dalla madre.  
“Tanto per altri 3/4 mesi può lavorare" riportano tra le intercettazione i carabinieri, riferendosi ad un ragazza da ri-gettare in strada incinta di tre mesi.


 CODICI- Le ragazze erano considerate come dei pacchi da trasportare. Tant’ è che le chiamavano “bagagli” quando concludevano gli acquisti in Romania ed Ungheria. Per capire l’età parlavano invece di chili. "Ti sto per spedire un bagaglio di 25 kg", significava che stava arrivando una ragazza di 25 anni.
DONNE – Le mogli dei due fratelli avevano ruoli fondamentali per il funzionamento dell’oliata catena del sesso. La prima doveva insegnare alle ragazze quali movenze assumere e il listino in italiano per le prestazioni da offrire; la seconda era addetta all’acquisto di stivali, mini-mini gonne e qualsiasi abito succinto potesse servire. Fondamentale anche l’azione di sorveglianza, riportando ai mariti informazioni sull’operato delle forze dell’ordine,  senza farli esporre scendendo in strada.   
 

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