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Cronaca

"Contro il patriarcato e il genocidio palestinese", occupato il Michelangiolo / FOTO

Via alla protesta degli studenti

Occupato da questa mattina il liceo classico Michelangiolo di via della Colonna. Striscioni sono stati appesi dagli studenti fuori dalla scuola. Oltre al classico 'Miche Occupato', anche un 'Contro il patriarcato, occupazione transfemminista'. Tra i motivi dell'occupazione ci sarebbe la volontà di studentesse e studenti di protestare contro femminicidi e violenza contro le donne, oltre che contro una scuola orientata troppo alla competizione, anche in ottica lavoratica, e per tenere alta l'attenzione sulla drammatica situazione in Palestina.

In migliaia per ricordare Giulia e tutte le vittime / FOTO - VIDEO

Il comunicato degli studenti

"In quanto studentə occupantə del liceo Michelangiolo", si legge testualmente nel comunicato diffuso a firma degli 'Studentə occupanti del liceo Michelangiolo' "ci rivendichiamo la protesta dei prossimi giorni come lotta contro una società patriarcale che alimenta e giustifica atti di violenza di genere, contro questo sistema scolastico e la riforma Valditara, che ci proiettano soltanto verso il mondo del lavoro, che ci insegnano a competere gli uni con gli altri, ad essere sfruttatə e sfruttatorə di questa società classista".

Con questa occupazione "vogliamo condannare questa società patriarcale che ha permesso l'uccisione di 106 donne solo quest'anno, un sistema che affonda le sue radici in un sistema capitalista volto solamente al profitto delle potenze imperialiste che ci opprimono. Vogliamo ancora una volta opporci a questa società marcia, vogliamo gridare la nostra rabbia, smontare questo sistema che ci propina solo carovita e taglio dei fondi su sanità, trasporti e istruzione, che permette il genocidio palestinese e curdo".

"Alla luce di quanto accaduto negli ultimi giorni, a partire dal femminicidio di Giulia Cecchettin, abbiamo assistito all’ipocrisia di media e politici tra i quali lo stesso ministro dell'istruzione e del merito Valditara, che come sempre in queste occasioni, non hanno mancato di riempirsi la bocca di vuote parole al solo fine di zittirci e soffocare la nostra rabbia, invocando inutili minuti di silenzio. A noi questo finto dispiacere, questa finta indignazione, ma soprattutto questo insistente silenzio fanno schifo; non vogliamo tacere di fronte all'ennesimo femminicidio. Abbiamo intenzione di urlare e urleremo il nostro dissenso, grideremo che non è più accettabile la costruzione di un sistema che fomenta e incoraggia sessismo e violenza, che difende e giustifica chi lo compie e colpevolizza chi lo subisce".

"Contestiamo e ripudiamo - si legge ancora - un sistema scolastico che da anni rimane fedele a logiche sessiste e patriarcali. [...] Pretendiamo un’educazione consapevole e completa all’affettività e alla sessualità a partire dai primi anni di scuola. Riteniamo che questo percorso debba essere inclusivo e condotto da professionistə in grado di fornire una formazione integrale e oggettiva che non sia influenzata da dogmi patriarcali, conservatori e sessisti. Lotteremo e alzeremo le nostre voci fino a quando dalla scuola non verranno sradicate le radici di questo sistema ingiusto, vogliamo un’istruzione transfemminista, equa e che ci tuteli davvero".

"Riteniamo impensabile affidare la nostra sicurezza a quelle stesse forze dell'ordine - si legge ancora - che fingono di difendere donne e cittadini, ma che non fanno che proteggere un ordine pubblico basato su sfruttamento, precariato, morti sul lavoro e in alternanza. Non ci fidiamo delle stesse forze dell'ordine che violentano ragazze, come i due carabinieri stupratori di due studentesse americane proprio qua a Firenze, come la stessa polizia che sabato 25 novembre ha caricato e manganellato lə compagnə scesə in piazza contro la violenza patriarcale. Non abbiamo alcuna fiducia verso chi ci opprime, ci sfrutta, ci uccide e ci stupra e verso quelli che li difendono. Non abbiamo intenzione di relegare a loro il compito di difenderci e farci giustizia, perché sappiamo bene che loro non sono i nostri difensori, ma sono quelli che quando chiediamo aiuto ci ignorano, che quando denunciamo ci umiliano, che cercano i nostri corpi solo quando veniamo ammazzate. [...] Siamo stufə che ogni qual volta che una donna manifesta disagio per una situazione che la opprime e non la fa sentire al sicuro non venga mai e poi mai creduta, che le si dia della pazza, della bugiarda, della puttana, della colpevole. Non accettiamo più che una donna che denuncia episodi di violenza venga svalutata e smentita, fin quando non sarà la sua morte a darle ragione. Non accettiamo che istituzioni e politicanti di ogni sorta si facciano improvvisamente paladini del femminismo mentre per finanziare il genocidio in Palestina tagliano i fondi ai consultori e ai centri contro la violenza sulle donne, mentre sgomberano gli spazi autogestiti e sicuri delle case delle donne, mentre promuovono come emancipazione di genere la competizione tra oppressə e sfruttatə, spingendolə ad aspirare a ricoprire la stessa posizione di potere e dominio degli uomini".

Infine, si legge ancora "rivendichiamo la lotta del popolo palestinese che da 75 anni lo stato di Israele massacra e devasta. Crediamo nella lotta per la liberazione di un popolo oppresso dove l'oppressore commette da sempre crimini di guerra con l'aiuto dell'occidente e della Nato, con l'appoggio militare dell'Italia che apre caserme e comandi militari su ogni fronte tagliando i fondi del pubblico, riversando su tutti noi le conseguenze economiche e sociali delle sue politiche di guerra".

FOTO - "Contro il patriarcato", occupato il Michelangiolo

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