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Cronaca Empoli

Infermiere spiate con una telecamera sotto la doccia: due indagati

Le donne potrebbero essere state spiate per mesi, le immagini potrebbero essere state registrate e diffuse sul web

Due tecnici sono indagati per il caso delle infermiere spiate sotto la doccia nello spogliatoio dell'ospedale San Giuseppe di Empoli, esploso poche settimane fa grazie alla scoperta di un'infermiera. La donna ha notato un puntino nero sul mero, che si è poi scoperto essere una microcamera collegata ad un filo e ad un monitor nella stanza dall'altra parte della parete, dove avevano accesso i due tecnici in questione oltre che altre categorie di dipendenti. La notizia dei primi due indagati è riportata oggi da Repubblica Firenze.

Ad indagare sono i carabinieri di Empoli, diretti dal pm Sandro Cutrignelli. I due tecnici, che sarebbero già stati allontanati dall'ospedale, sono stati perquisiti nei giorni scorsi. L'accusa è quella di interferenze illecite nella vita privata. Ancora non si sa, inoltre, se le immagini possano essere state in qualche modo registrate: la polizia postale sta verificando se possano essere state diffuse su internet. In questo caso si aggiungerebbe anche l'accusa più grave di 'revenge porn', per aver diffuso materiale sessualmente esplicito senza il consenso delle persone coinvolte.

Ieri sul caso è tornata con parole dure anche la commissione pari opportunità della Regione Toscana. Si tratta di un “gravissimo caso di sessismo”, denunciano la presidente Francesca Basanieri e le componenti attraverso un comunicato stampa.

“Episodi che qualcuno potrebbe giudicare insignificanti poggiano su stereotipi e pregiudizi di bassa lega, inaccettabili, che vogliono la donna relegata ancora ad oggetto sessuale a disposizione dell’uomo”, si legge, con la commissione che sul caso intende “tenere alta l’attenzione” e manda un messaggio di “grande sostegno alle donne che sono uscite dal silenzio e hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare ogni forma di violenza”.

“Siamo di fronte – scrivono le componenti la commissione – all’ennesimo esempio della tradizione maschilista e sessista che attribuisce alle donne, accanto ai ruoli santificati di madre e di moglie, quello, deumanizzato, di oggetto sessuale a disposizione dell’uomo ‘cacciatore’ per natura.  Questa tradizione maschilista fortemente radicata nella cultura del nostro Paese accoglie questo tipo di fatti con una indignazione solo apparente, ma che invece nasconde compiacimento: se guardare dal buco della serratura una donna svestita ha sempre rappresentato una bravata, non c’è da stupirsi se oggi ci si attrezza con la tecnologia per vederla sotto la doccia. E invece si tratta di un reato”, denunciano presidente e consigliere. “Quanto accaduto è preoccupante perché rivela una cultura che vede la donna come un possesso”.

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