Immigrazione, popolazione straniera +0,6%. La Cgil: "Nessuna invasione, mancano i diritti"
Uscito l'ultimo rapporto con tutti i dati regionali, Brotini: "Garantire pieni diritti di cittadinanza e di voto"
"Invasione proprio no. Da quasi un quinquennio l'immigrazione in Toscana non cresce quasi più". Lo sottolinea, numeri alla mano, la Cgil Toscana.
Nel 2019 la popolazione straniera è aumentata di appena lo 0,6%, passando da 419.371 a 422.098 persone, su un totale della popolazione toscana di circa 3 milioni e 730mila persone.
I dati sono raccolti e analizzati nel dossier statistico immigrazione 2020 (curato dai centri studi Idos e Confronti), rapporto arrivato alla 30esima edizione, basato su dati di fine 2019, presentato ieri durante un'iniziativa in streaming.
Anche negli anni precedenti gli incrementi erano stati minimi (+2,2% nel 2018 e +2,0% nel 2017). Diminuiscono poi di oltre il 10% (-10,5% per la precisione) i regolarmente soggiornanti non comunitari e i nuovi nati da coppie straniere si fermano al 4.723, il dato più basso dal 2012.
Quanto alle strutture di accoglienza, i migranti accolti scendono nettamente (-34,8%) in meno rispetto al 2018 e si fermano a 6.141.
Gli studenti stranieri iscritti nelle scuole della Toscana risultano essere 71.657, il 14,1% dell'intera popolazione scolastica, e di loro il 67,6% è nato in Italia. Una percentuale che sale all'86% se consideriamo i bimbi che frequentano le scuole dell'infanzia.
Nel 2019 sono poi tornate a crescere le acquisizioni di cittadinanza, prevalentemente per naturalizzazione, ossia dopo almeno dieci anni di residenza ininterrotta: sono state 11.139, un quinto in più rispetto alle 9.349 del 2018.
"Anche nel mercato del lavoro i pochi e timidi segnali di vivacità registrati nel 2019 sono collegati in larga misura alla manodopera straniera: in un anno in cui, complessivamente, il Pil regionale è cresciuto dello 0,1% e gli occupati dello 0,5, i lavori stranieri sono stati 206mila, 6.200 in più rispetto al 2018 per un incremento del 3,1%", commenta la Cgil.
"Questo dato - si legge nel dossier -, ci dice che tre quarti del pur modesto aumento dell'occupazione toscana è attribuibile alla crescita dell'occupazione immigrata".
Resta marcata anche la propensione all'autoimprenditorialità dei migranti 'toscani': le aziende toscane gestite da cittadini nati all'estero, infatti, sono 57.843, in aumento del 2,5% rispetto al 2018 (mentre quelle condotte da italiani sono diminuite del 2,1%) e registano un +15,8% negli ultimi cinque anni.
"Alcuni dei segnali più preoccupanti continuano ad arrivare invece dal mondo del lavoro: il tasso di disoccupazione, infatti, fra gli stranieri è del 14%, più del doppio rispetto a quello dei cittadini italiani (5,6%) e gli occupati continuano a trovare lavoro soprattutto nei settori caratterizzati da condizioni di lavoro meno appetibili. Emblematico, al riguardo, il caso del lavoro domestico in cui risultano impiegati circa 48mila lavoratori immigrati e 16mila italiani. Le conseguenze si vedono anche nelle retribuzioni: lo stipendio mensile dei lavoratori stranieri, infatti, è in media di 1.078 euro, trecento in meno rispetto a quello degli italiani", sottolinea sempre la Cgil.
"Tre dati mi preme segnalare della sezione dedicata alla Toscana dal Dossier: la significativa presenza di cittadini stranieri per valore assoluto e percentuale sulla popolazione toscana, 422.088 residenti per una percentuale pari all’11,3; il consolidamento della tendenza storica al radicamento territoriale; gli studenti stranieri iscritti nelle scuole della Toscana, pari a 71.657 in valore assoluto, il 14,1% dell’intera popolazione, di cui ben il 67,6% è nato in Italia. Nella società toscana l’integrazione è già un dato sostanziale nelle scuole, non ancora nel lavoro, molto meno nella società e per niente nella sfera della politica e delle istituzioni. Ai nuovi cittadini - chiede Maurizio Brotini, della segreteria Cgil Toscana -, va data la pienezza di diritti di cittadinanza e di voto. E nel lavoro ricordiamoci sempre che il sangue ha lo stesso colore ed il sudore lo stesso sapore, come spesso ricordava Giuseppe Di Vittorio”. Sotto il rapporto completo.