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Cronaca

Sinodo, Don Santoro shock: "Liberiamo l'amore gay"

Il parroco della Comunità delle Piagge interviene sul tema dopo il "coming out" di Monsignor Charamsa

"L'amore si può vivere ed esprimere in diversi modi. L'amore omosessuale deve essere liberato". Lo afferma don Alessandro Santoro, che interviene così a gamba tesa nel dibattito in corso dopo il “coming out” di Monsignor Krzysztof Charamsa, che sta facendo molto discutere alla vigilia del Sinodo sulla famiglia. Don Santoro è già stato protagonista, in passato, di alcuni gesti forti, fra cui quello di aver sposato un uomo diventata donna. Decisione che gli è costata un esilio dalla sua comunità delle Piagge.

Santoro è intervenuto in merito dopo la pubblicazione del libro "Le strade dell'amore", ultima uscita di Edizioni Piagge. "Essere omosessuali è una vocazione. Essere omosessuali è uno dei tanti doni che una persona può ricevere da Dio", afferma Gianni Geraci, una delle tante voci che intervengono nel dibattito su omosessualità e Chiesa. Una copia del volume è stata inviata in dono a tutti i padri sinodali italiani, impegnati proprio in questi giorni nel Sinodo sulla famiglia.

"Se guardiamo bene la Scrittura - diceva ieri su Repubblica don Alessandro Santoro della Comunità delle Piagge, non troviamo mai una condanna dell'omosessualità”. Tra i contributi più interessanti del volume ci sono le riflessioni di monsignor Geoffrey Robinson, che si interroga su come "la Chiesa cattolica può incamminarsi verso una nuova comprensione delle vite e degli amori delle persone LGBT"; il teologo e sacerdote cattolico inglese James Alison che si chiede come "omosessuali e transessuali possono diventare i protagonisti di una nuova evangelizzazione più inclusiva e capace di accogliere tutte le diversità"; la teologa e suora domenicana Antonietta Potente che propone una serie di suggestivi spunti per arrivare ad un approccio più inclusivo, nei confronti delle persone omo e transessuali, e altri ancora. "Le strade dell’amore" raccoglie tante voci cattoliche che vogliono offrire delle proposte concrete a quanti, nella chiesa cattolica, vogliono accogliere le persone omosessuali e transessuali con “rispetto, compassione, delicatezza” evitando “ogni marchio di ingiusta discriminazione”.

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