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Cronaca Figline Valdarno

La multinazionale non proroga la cassa e la Bekaert muore. Licenziati 113 lavoratori, rabbia Fiom: "Inaccettabile"

Colpo durissimo per il territorio, i metalmeccanici della Cgil: "Licenziano mentre è in atto il blocco dei licenziamenti". La sindaca di Figline Incisa, Mugnai: "Ennesimo schiaffo"

Nulla da fare. La dirigenza della multinazionale proprietaria della Bekaert di Figline Valdarno è stata inamovibile, nonostante le ultime trattative andate in scena ieri sera fino a tardi al ministero per chiedere la proroga della cassa integrazione.

I 113 lavoratori rimasti saranno tutti licenziati, le lettere potrebbero iniziare ad arrivare già in queste ore. E così di fatto la Bekaert muore.

La multinazionale belga aveva rilevato la Pirelli nel 2014, per poi produrre 'steel cord', fili in acciaio per pneumatici. Tre anni fa, nell'estate del 2018, il fulmine a ciel sereno e la decisione di disfarsi dello stabilimento. Allora la fabbrica contava ancora oltre 300 operai.

Operai che non si sono mai arresi, con presìdi, manifestazioni e provando anche a mettere su una cooperativa che rilevasse la proprietà, tentativo fallito probabilmente anche per il mancato sufficiente appoggio delle istituzioni. Una sessantina di lavoratori furono poi assorbiti dalla Laika di San Casciano.

A ieri, dopo alterne vicende, erano rimaste in fabbrica, anche se in cassa integrazione, 113 persone.

“Dall'azienda un atteggiamento inaccettabile. E' un paradosso licenziare mentre è in atto il blocco dei licenziamenti, per questo patrocineremo come sindacato eventuali cause che i lavoratori vorranno intentare", attacca il segretario fiorentino della Fiom Cgil Daniele Calosi.

Che non risparmia dure critiche anche ai metalmeccanici della Fim Cisl e della Uilm, oltre che alla Regione Toscana.

"Siamo in questa situazione perché il 24 febbraio scorso Fim, Uilm e Regione Toscana hanno firmato i licenziamenti: se l’azienda ha avuto un atteggiamento inaccettabile, la Regione purtroppo non ha saputo svolgere un ruolo politico in questa vertenza", dice Calosi, che insieme ad una delegazione questa mattina ha incontrato la sindaca di Figline Incisa Valdarno Giulia Mugnai, a margine del presidio organizzato dalla Cgil.

"Al sindaco - spiega -, abbiamo chiesto di aprire un coordinamento tra le istituzioni del territorio per costituire un bacino di lavoratori da cui possano attingere imprese in cerca di personale, tramite gli incentivi previsti”.

“Ad oggi - prosegue Calosi -, c'erano le condizioni affinché questa storica azienda potesse avere un futuro nella filiera dell’acciaio e dentro un progetto più ampio legato al rilancio di Piombino. Attraverso l'utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione, avremmo potuto garantire il passaggio dei lavoratori ad un'altra società in costanza del rapporto di lavoro, senza consentire ad un eventuale soggetto subentrante di scegliere se e quali lavoratori Bekaert assumere. Pandemia e crisi di Governo hanno rallentato il progetto di reindustrializzazione del sito di Figline e Bekaert in quasi tre anni di vertenza non ha mai portato al tavolo ministeriale un soggetto con un piano industriale. L'unico piano industriale arrivato al Ministero è stato quello della Cooperativa di lavoratori che non è mai stato preso in considerazione dal tavolo. Ci siamo resi comunque disponibili a siglare nei prossimi giorni un protocollo che, in caso di futura reindustrializzazione dello stabilimento di Figline o di avvio di un'attività industriale anche in un sito limitrofo, preveda che chi subentrerà, se beneficerà di finanziamenti pubblici, costruisca con istituzioni e organizzazioni sindacali, le condizioni affinché vi siano le garanzie occupazionali per tutti i lavoratori licenziati da Bekaert”.

“La multinazionale ha tenuto un atteggiamento inaccettabile e arrogante. Questa vertenza, come altre aperte al Mise (Ministero per lo sviluppo economico, ndr), ha dimostrato l’urgenza e la necessità di prorogare il blocco dei licenziamenti, come richiesto unitariamente da Cgil Cisl e Uil al Governo Italiano in questa fase drammatica per i lavoratori”, aggiunge Silvia Spera, responsabile dell'area politiche industriali per la Cgil nazionale.

Dure parole anche dalla stessa sindaca Mugnai. "La Bekaert non ha accettato di prorogare la cassa Covid, che avrebbe permesso di far slittare il termine dei licenziamenti. L'ennesimo e estremo schiaffo al nostro territorio da parte della multinazionale, sprezzante verso le Istituzioni italiane, i sindacati, i lavoratori. Un 'no' secco, nonostante la cassa Covid non avrebbe avuto alcun costo per l'azienda, come rappresentato dal Ministero del lavoro", ha scritto la sindaca su Facebook. Territorio che ora non solo perde una storica fabbrica, ma che vede a rischio anche l'indotto, che di fatto dava lavoro a centinaia di persone.

FOTO - 113 licenziamenti e la Bekaert non esiste più, la protesta degli operai

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