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In coda per la domanda di asilo: c'è chi dorme davanti all’Ufficio immigrazione per non perdere il posto

“Giorno e notte qui per fare la richiesta, non ho il coraggio di dirlo ai miei familiari”

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Per una settimana M., 48 anni georgiana, ha vissuto davanti all’Ufficio immigrazione di via della Fortezza. Giorno e notte. “Ho paura quando fa buio e non c’è più nessuno, ma ho più paura di perdere il posto”, le sue parole in un discreto italiano. Racconta di essere in attesa per depositare la richiesta di asilo e che ancora non è riuscita ad entrare. “Ne prendono poche al giorno, cinque”, ci dice. E mostra un cartone con dei nomi sopra scritti a penna: una lista con i “candidati” per la settimana successiva, dal lunedì al mercoledì, 15 persone.  Seduta su una sedia pieghevole, ha con sé due borsoni con dentro il cibo  e dell’acqua. “La notte mi sposto sull’altro marciapiede, almeno sono riparata dalla pioggia”. Per il freddo, invece, c’è poco da fare.

Dopo l’aggressione russa alla vicina Ucraina le richieste di asilo dei cittadini georgiani verso la Ue sono decisamente aumentate: nel 2022, secondo il rapporto della Fondazione Migrantes erano all’ottavo posto, ma l’esito non è così scontato, poiché la Georgia è considerata un Paese sicuro (la lista è stata aggiornata con il decreto 17 marzo dello scorso anno).

“Oggi ‘festeggio’ una settimana dal mio arrivo qua. A Tbilisi ho lasciato tutta la mia famiglia, marito e figli”. In mano muove un po’ nervosamente il telefonino: “Non lo sanno che sono in questa condizione. Come faccio a dirglielo?”, chiede con gli occhi lucidi. “Non sapevo fosse così difficile…”.  

Da una delle borse ritira fuori il cartone con i nomi, mostra ancora la lista e fa vedere che finalmente è la seconda: “Speriamo la volta buona…Speriamo”, ripete.   Sabato all’ora di pranzo le persone accampate erano sempre una decina. M. si era momentaneamente allontanata: a tenerle il posto G., pure lei georgiana, che fa la spola con la sorella e non parla italiano, ma riesce a farsi capire in inglese. La loro attesa dura da due giorni in meno, ma sono state più fortunate perché sono la 3 e la 4 della lista. Poco distante un gruppetto di cinesi con cartoni di ordinanza per sedersi, le buste con il cibo e una buona dose di pazienza perché essendo arrivati nel weekend non hanno alcun numero.

Ma le lunghe code fin dall’alba, e le inevitabili proteste, riguardano anche i permessi di soggiorno. Code che si attenuano nella tarda mattinata.

“Sono arrivato qua dalle 6.30 ed avevo davanti più di 150 persone. Ho finito dopo quasi sei ore, il tutto per ritirare un permesso di soggiorno, che ci sono voluti quattro minuti. Perché non lasciare uno sportello solo per questo? È inaccettabile perdere intere giornate così, io lavoro e come me tanta altra povera gente - lo sfogo di F., imprenditore albanese in Italia da oltre 10 anni - Poi però quando lo Stato chiede i soldi per pagare le tasse bisogna correre. Su 18 sportelli stamani ne funzionavano otto, è normale? Ci sono persone costrette a mangiare e dormire là fuori, trattate come animali. È un Paese civile?”.

Le file si formano soprattutto il lunedì e il venerdì, quando è possibile presentarsi all’Ufficio immigrazione anche senza appuntamento. Lo scorso anno quelli rilasciati dalla Questura di Firenze sono stati poco più di 41mila (per accelerare le pratiche vengono periodicamente organizzati degli Open day straordinari) con un tempo medio di attesa per la consegna materiale attorno ai 45 giorni.

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Questura, 500 permessi di soggiorno in una giornata

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