rotate-mobile

Loris Pinzani, nato nel 1963 a Firenze, dove vive. Laureato in psicologia presso l'Ateneo fiorentino, specialista in psicologia clinica. Svolge attività di psicoterapia a Firenze e Roma. Coordina intensa attività di ricerca in ambito clinico, ha individuato e teorizzato le componenti del "Processo Anevrotico Terapeutico" PAT; autore di saggi di psicologia clinica, in cui ha teorizzato la metodica riabilitativa, isolandone le componenti. Autore di pubblicazioni specialistiche, è redattore rubriche di psicologia presso reti televisive, direttore scientifico de ilgiornaledipsicologia.it , componente del comitato di redazione della testata neuroscienze.net , consulente di psicologia su reti televisive e radiofoniche. Su Firenzetoday tratterà argomenti di psicologia e psicoterapia legati ai fatti di cronaca e risponderà alle domande dei lettori in "Attualità" e "Psicologia". info@loris-pinzani.it www.loris-pinzani.it Recapito telefonico 3341116316

Psicologia: nel cuore della mente

Social: a Palermo una nuova tragedia

L'analisi del dottor Loris Pinzani

Siamo a contare un’altra piccola vittima di qualcosa che a tutt’oggi appare sconosciuto. Non possiamo tacerla. La vittima é una bambina di 10 anni di Palermo, con ogni probabilità travolta da una circostanza oscura e non completamente valutabile, di cui non si individua la logica. Un accappatoio intorno al collo l’ha condotta all’asfissia, probabilmente dovuta ad un gioco morboso che ha preso inizio sui social. Un gioco in cui il giovane protagonista azzarda impavido, avvicinandosi alla stretta della morte per poi provare a sfuggirle. Il senso psicologico di questo incredibile atto é drammatico, dal momento che questi fanciulli mettono a repentaglio la propria esistenza perché non hanno percezione di quanto rischiano: giocano senza rendersi conto del pericolo che sfiorano. Avere coscienza di questa dinamica é lancinante. È lo stesso disastro che si tocca quando non sia ha consapevolezza del bene della vita che viene spesa in cambio di un pugno di like in rete; in realtà si chiede una approvazione che non si percepirebbe altrimenti. In quell’età non si è ancora appreso che la vita lotta in ogni istante lotta per continuare a prevalere. Spesso la nostra società, complessa ed astratta, non è attenta. Non può esserlo sempre, per il semplice motivo che l’attenzione richiesta è costante e per molti é eccessiva. Certo è che essere genitore oggi è molto diverso da esserlo stati in passato. Proibire l’uso di Internet dopo la prima adolescenza è a dir poco improbabile, ma la società deve dare attenzione a questi rischi. L’aspetto raccapricciante riguarda il fatto che dopo aver compiuto l’atto (e dopo aver scampato il pericolo ) i ragazzi diffondono sui social le immagini dell’emozione vissuta, come a riprova di un trofeo che hanno conquistato, a prezzo di un brivido che hanno ormai imparato, simile ad altri visti altrove.

Loro ne hanno preso parte, hanno avuto la forza e la costanza di spingersi più avanti nel desiderio di vivere un’emozione vietata a chi non abbia avuta la loro potenza. Purtroppo non è la prima volta che accade e l’Italia non è al primo posto nella frequenza di questi fatti ma, come sempre, di fronte a uno “nuovo” dramma sociale, il singolo (genitore o no) è impreparato.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Social: a Palermo una nuova tragedia

FirenzeToday è in caricamento