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"Femminile plurale": la mostra di Grazia Danti a Palazzo Portinari Salviati

A cura di Rosanna Bari

Prorogata al 20 gennaio 2023 la mostra di Grazia Danti "Femminile plurale", inaugurata il 27 novembre a Palazzo Portinari Salviati, in Via del Corso n. 6 a Firenze. Le dieci opere in mostra, realizzate con la tecnica dell'olio su tela e tela cruda, sono esposte nella Corte di Cosimo I e nella Sala Beatrice del palazzo recentemente restaurato, le cui antichissime origini risalgono a Folco Portinari padre di Beatrice, eterna musa del Sommo Poeta. L'artista, nata a Firenze, appartiene ad una famiglia che vanta una lunga tradizione artistica, in quanto discendente dell'architetto e scultore Vincenzo Danti (Perugia 1530- 1576) che fu chiamato a Firenze alla corte dei Medici. Grazia Danti, che tutt'oggi lavora nel campo della moda, pur avendo iniziato a dare corpo alla sua passione per l'arte in età adulta, ha già al suo attivo moltissime esposizioni sia in Italia che all'estero: Francia, Stati Uniti, Messico ed Emirati Arabi.

Nella mostra "Femminile plurale" l'artista, animata da una profonda sensibilità, si sofferma ad indagare l'animo delle donne ispirata da ricordi, vicende personali, luoghi, riflessioni, da cui scaturisce un universo femminile eterogeneo in cui si muovono, protagoniste assolute, figure di donne libere, forti, poetiche, seducenti e misteriose. Le donne, quindi, viste attraverso le loro molteplici realtà e in tutte le loro sfaccettature che, in un mutare di
volti e forme, accompagnano lo spettatore all'interno di mondi sconosciuti di donne senza confini, vivide testimonianze di luoghi lontani: Africa, Arabia, Asia.Nelle sue opere, dall'intensa carica emotiva, Grazia Danti esprime i suoi sentimenti con vigore, utilizzando colori forti, decisi, aggressivi, come per esempio in "Donna iraniana", dove è ritratta una "guerriera" dall'espressione determinata e quasi minacciosa, simbolo di tutte le donne che lottano per il proprio riscatto e per una nuova affermazione di sé. La mostra si connota, così, come un irreprimibile inno di speranza affinché "dal nero più cupo possa scaturire la rinascita". 

In "Femminile plurale", quindi, tramite un personale processo introspettivo, l'ispirazione artistica guidata dalle emozioni più profonde ha permesso all'artista, attraverso le sue opere dall'elevato valore sociale, di mostrare al pubblico il suo percorso di maturazione come donna, come madre e come artista.

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