"L'occhio di vetro", il documentario sulla storia di una famiglia così vicina al Fascismo
Il regista toscano indaga sulla storia della famiglia materna scoprendo l'adesione al Fascismo del suo bisnonno e della sua nonna
Le storie delle famiglie italiane sono segnate dal Ventennio fascista, dall'adesione al Nazismo, dalle leggi razziali, dalle persecuzioni e dai morti. Ancora oggi parlare del prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale non è facile, sono molti i sentimenti celati e le storie mai raccontate.
Il Fascismo in Italia si può definire ancora un tabù nonostante l'uso della parola sia molto comune. I protagonisti di quella parte di storia stanno pian piano lasciando le nuove generazioni prive della loro memoria storica, tra qualche anno non ci saranno più i nonni che potranno dire "io c'ero" e le narrazioni saranno più rarefatte, ma non meno importanti. Per questo motivo l'opera di Duccio Chiarini, L'occhio di vetro, si può descrivere con un aggettivo: urgente. Urge la necessità di ricostruire storie per capire la Storia e le sue ricerche hanno portato alla scoperta di connessioni e verità mai dette. "Il lavoro svolto dagli storici è stato ed è un lavoro enorme e difficile, ma il fatto che ci domandiamo 'come verrà preso questo film' ha forse in sè già la risposta: 'era necessario farlo'. Ancora oggi è molto difficile ammettere quanto fosse complicata la vita prima e durante il Fascismo e non è facile parlarne" ha spiegato Duccio Chiarini.
Il regista non ha voluto creare un film storico: nel suo documentario non sono analizzate le condizioni sociali, economiche e geopolitiche dell'Italia, ma sono raccontate le storie del bisnonno Giuseppe, reduce della Prima Guerra Mondiale, dei tre suoi figli nati dall'amore con Ida - Liliana, la nonna del regista, Ferruccio e Maria Grazia – due dei quali aderirono al Fascismo insieme a Giuseppe. Solo Maria Grazia, la "ribelle", si innamorò e sposò un attivista comunista che diventò, nel dopoguerra, scrittore di successo e senatore del Pci.
Nel film di Duccio Chiarini si intrecciano la storia personale e la storia nazionale. L'ideale mussoliniano conquistò il cuore e lo spirito del bisnonno - ma non solo - che perse un occhio nella Grande Guerra e fu costretto ad indossarne uno di vetro (che Duccio ritrova tra i ricordi conservati nella casa dei genitori a Firenze), che subì la cosiddetta "vittoria mutilata" al tavolo dei trattati di pace, che vide nel Fascismo il possibile riscatto morale, sociale e economico. Si unì alle fila dei fasci di combattimento e partecipò alla Marcia su Roma. "Non ho voluto giustificare i miei parenti, ho solo voluto raccontare la loro storia così profondamente legata a quella d'Italia e di cui non si è mai parlato. Mia nonna cambiava argomento quando c'era di mezzo il Fascismo, non ha mai risposto neanche alle domande di mia madre. Questo grande segreto, di cui però tutti erano a conoscenza, mi ha portato a volerlo capire. Ancora oggi non ho chiaro perché fosse così impossibile per lei ricordare, probabilmente voleva solo dimenticare. Era una reduce di Guerra, seguì mio nonno al fronte, e forse ha voluto sotterrare ciò che l'aveva fatta soffrire così tanto". "La famiglia di mia madre è rimasta molto unita, si sono fatti forza insieme, ma la rimozione storica ha portato ad una emotiva, personale e intima. Questo ti cambia", la mancanza di confronto "ha creato in me la necessità di trovare i pezzi di storia che mancavano" ha aggiunto Chiarini.
Non ricordo esattamente il giorno in cui, bambino, venni a sapere che i miei nonni materni erano stati fascisti; né tantomeno ricordo come venni a saperlo, ma ricordo perfettamente il giorno in cui, ormai adolescente, mi resi conto di quello che ciò significava. Quel giorno la parola fascismo uscì dai libri di scuola e si frappose come nebbia tra me e le persone più amate, rendendo improvvisamente torbido tutto ciò che per anni era stato cristallino.
Le foto e i filmati della famiglia Razzini sono spezzati da quelle dell'Istituto Luce'. La ricostruzione delle vite dei suoi familiari ha portato Duccio e i suoi genitori sulle tracce della nonna Liliana, detta Danda, di sua sorella e di suo fratello Ferruccio. Il diario scritto da Ferruccio, quando era giovanissimo, è la base su cui si svolge il film, purtroppo "La Danda" e i suoi fratelli sono venuti a mancare e quindi la memoria storica è affidata alle sole parole del giovane prozio e dai documenti trovati negli archivi e nelle soffitte.
"Ci sono stati momenti in cui ero sopraffatto dalla quantità di notizie, lettere strazianti e foto che mi hanno trafitto di dolore. Ho iniziato a sognare i miei parenti, ma non ho mai pensato di abbandonare tutto - ha spiegato Duccio -, mi sono sentito un po' in colpa per aver deciso di toccare le loro vite così da vicino, erano sempre stati così discreti. Ma credo di aver realizzato qualcosa di rispettoso e che si limita a raccontare".
Dove e come vedere il film L'occhio di vetro
Il documentario di Duccio Chiarini, L’occhio di vetro, è in programma al Festival dei Popoli, 61esima edizione. A causa dell'emergenza sanitaria il festival e i suoi film sono visibili online dal 15 al 22 novembre, sulla piattaforma Più Compagnia.