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Dall'Impruneta ai Soliti Ignoti su Rai 1: la storia di Niccolò, titolare dell'Antica Macelleria Cioni

Il giovane beccaio ha portato in tv la storia di un'attività che va avanti da oltre 100 anni

Da tagliare la ciccia per i clienti a finire davanti alle telecamere di tutta Italia. E' la storia di Niccolò Cioni, che lunedì 14 novembre ha portato al programma I Soliti Ignoti la sua Antica Macelleria Cioni, gestita insieme al fratello Matteo. L'aggettivo antico non è casuale, in quanto i due fratelli rappresentano la quinta generazione della loro famiglia, dedita da sempre a questo lavoro: "La nostra attività nasce nel 1880 dal nonno di mio nonno, che si chiamava Giuseppe Cioni. Inizialmente la prima bottega venne aperta in via Vecchia di Pozzolatico, vicino al Galluzzo. Successivamente l'attività venne spostata definitivamente in Via delle Cinque Vie, quando nel fascismo venne costruita la via nuova di Pozzolatico. La nostra particolarità è che abbiamo la macellazione in proprio. Abbiamo rapporti con i piccoli allevatori, che seguono costantemente il bestiame per poi affidarlo a noi, dove svolgiamo tanta lavorazione, come insaccati di nostra produzione. Siamo una delle poche botteghe di questo genere in tutta Firenze".

Una storia che ha suscitato l'interesse di "mamma" Rai, che ha ritenuto perfetto il profilo di Niccolò e della sua attività per il noto programma di Amadeus, dove il concorrente deve indovinare l'attività quotidiana dell'ignoto attraverso vari indizi: "Conoscevo un'amica del territorio che aveva partecipato con la sua attività storica qualche tempo fa, ed era rimasta in buoni rapporti col selezionatore Rai. Mi disse che il mio profilo poteva essere interessante per il programma, quindi accettai la sua proposta. Dopo qualche giorno venni chiamato e feci un provino al telefono. A due mesi da quella chiamata ne ho ricevuta un'altra, dove mi confermarono che il 14 novembre sarei dovuto andare a Roma per registrare la puntata. Si fa tutto in un giorno. La Rai ti rimborsa ogni spesa e in più ti da un piccolo compenso. E' stata un'emozione fantastica, perché solo quando entri nello studio ti accorgi della magia della televisione e dell'immenso lavoro che c'è dietro lo schermo. Nel mio caso sono stato in piedi tutta la puntata, perché il concorrente ha avuto bisogno anche del "fotone", un grande indizio che non lo ha aiutato però nell'indovinare la mia identità, in quanto era presente un altro ignoto che aveva una produzione simile alla mia ma di tortellini artigianali".

Portare la testimonianza della propria attività non è stato solo divertente, ma anche motivo d'orgoglio per Niccolò: "Fare i macellai a Firenze è come fare la guida alpina in Alto Adige. I beccai hanno fatto la storia della nostra città. Il nostro lavoro è ovviamente cambiato in tutti questi anni. Fino a 30/40 anni fa il cliente chiedeva il singolo pezzo di carne. Oggi le persone vengono in macelleria e vogliono trovare dei piatti già pronti. Non solo. Il cliente, oltre alla qualità, vuole la raffinatezza, la creatività e la velocità nel preparare il pasto. Tutte queste caratteristiche vengono apprezzate dal cliente, che anche in questo periodo di forte difficoltà economica non rinuncia alla qualità della macelleria. Magari spende un po' meno, ma per fortuna abbiamo notato che le persone rinunciano ad altro, ma non alla qualità sul cibo".

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