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Accadde oggi: nasce lo scrittore Vasco Pratolini

Il 19 ottobre 1913, in via de' Magazzini, nasceva lo scrittore che, come nessun altro, seppe raccontare la Firenze e l'Italia popolare del dopoguerra

Vasco Pratolini nasceva il 19 ottobre 1913, nella centralissima via de' Magazzini, al tempo cuore autentico della Firenze popolare. Rimasto orfano di madre, trascorse l'infanzia nella casa dei nonni materni, per poi trsferirsi in via del Corno, in una piccola casa alle spalle di Palazzo Vecchio.

Prima di diventare uno scrittore geniale, Partolini fu uno studente indisciplinato, tanto da essere cacciato dagli Scolopi, preferendo all'istruzione paludata dell'istituto fiorentino una formazione da autodidatta.

Guadagnandosi da vivere con i mestieri più disparati, dal garzone al viceportiere d'albergo, stringerà amicizie fondamentali per la sua formazione: su tutte, quella con il pittore Ottone Rosai, suo vicino di casa in via Toscanella, e lo scrittore Elio Vittorini.

Gli scarsi guadagni, la conseguente malnutrizione e il freddo patito lo condurranno sull'orlo del deperimento fisico, culminato con una malattia polmonare che lo costrinse quasi due anni in sanatorio. 

Negli anni '40 riesce finalmente ad affermarsi come scrittore e giornalista, pubblicando alcuni dei suoi romanzi più famosi, come Cronache di povere amanti e Cronaca familiare, entrambi usciti nel 1947. Agli anni '50 risalgono, invece, gli altrettanto celebri Le ragazze di San Frediano (1952) e Metello (1955).

A Roma il suo nome compare accanto a quello dei maggiori cineasti italiani dell'epoca, tra cui Rossellini, Visconti, Nanni Loy e Mauro Bolognini, con i quali stringe significative collaborazioni nella stesura di soggetti e sceneggiature. Sempre a Roma trascorrerà l'ultimo periodo della sua vita fino al gennaio del 1991, anno della sua morte.

Nei suoi romanzi, spesso autobiografici e dallo sfondo storico-sociale, Pratolini ha saputo trasformare esprienze personali in storie dal carattere universale. Storie che mettono al centro gli ultimi, i poveri, i diseredati dall'opulenza sociale, raccontando la sopraffazione di una classe elitaria contro quella dei tempi nuovi, dove il popolo e spesso Firenze diventano protagonisti di un'opera a carettere nazionale.

Per Vasco Pratolini scrivere letteratura significava soprattutto fare "degli esercizi di calligrafia sulla pelle dell'uomo". E lui non smise mai di farli sulla sua.

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